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Cultura - FotografiaFrancesco Taverna

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Focus su: Adolf de Meyer
di Francesco Taverna


Focus su: Adolf de MeyerSpesso mi capita di vagare per il web alla ricerca di ispirazione e anche di modelli da imitare per migliorare la mia tecnica, e mi capita di sorprendermi per alcune scoperte. Adolf de Meyer è stata una di queste, nel panorama di fotografi molto più noti e pubblicizzati. Vissuto tra il XIX e il XX secolo, ha innovato lo stile della foto da ritratto e di moda al punto da essere all'epoca definito come il creatore dell'American Fashion Photography.
Visse la sua gioventù tra la Francia e la Germania, e ben presto si fece notare nel panorama fotografico europeo, tanto da essere inserito nella redazione di Vanity Fair e Vogue.
 
La sua vita privata è stata brillante e non priva di pettegolezzi, causati dalla sua velata omosessualità e dall'aver sposato la disinvolta bisessuale Olga Caracciolo, figlia illegittima, si sussurrava, del Principe di Galles, Edoardo.
Questo legame gli aprì le porte dell'alta società di Londra e da lì il balzo verso l'America fu una naturale conseguenza, anche per sfuggire alla prima guerra mondiale. Negli Stati Uniti il suo stile e le sue idee ebbero un effetto dirompente sulla East Coast, in particolare a Boston e New York.
A fronte di immagini di taglio ancora amatoriale egli propose una visione delle persone come fossero statue greche, sfruttando la sua popolarità con attori e ballerini che affollavano il suo studio di ripresa. Naturalmente senza rinunciare alla fotografia pubblicitaria e di moda.
 

Dalle sue immagini traspare una sorta di spersonalizzazione dei soggetti, che spazza via i classici canoni estetici della fotografia. Assieme al successo arrivarono naturalmente anche le critiche, specie da alcuni famosi fotografi americani che non condividevano questo nuovo gusto estetico.
De Meyer dovette così fronteggiare difficoltà inattese, anche nella redazione di Vanity Fair, e decise quindi di tornare in Europa accettando, agli inizi degli anni ’20, la carica di direttore della prestigiosa rivista Harper's Bazar di Parigi. I successivi 15 anni lo vedono impegnato nello sviluppo dell'ideale modernista, interrotto però dai venti della seconda guerra mondiale. Le sue  origini ebree lo costringono quindi ad un nuovo ritorno negli Stati Uniti, dove però scopre di essere stato pressoché dimenticato. Visse gli ultimi anni in California e alla sua morte fu registrato come "scrittore (in pensione)" .
Purtroppo molte delle sue opere sono andate distrutte ma certamente non è smarrita la sua visione della fotografia. Adolf de Meyer è ricordato anche per alcune intuizioni tecniche, che sono ancora in uso oggi. Fu il primo, ad esempio, ad utilizzare la luce spot puntata dietro il soggetto, per valorizzare e contrastare meglio i dettagli. Un altro aspetto rilevante è la sua attenzione ai dettagli, agli oggetti presenti nelle sue fotografie. Essi a volte paiono essere di maggiore interesse rispetto al soggetto principale, quasi congelato nella posa.
Adolf de Meyer è stato certamente un personaggio unico, un innovatore, forse un visionario. Sicuramente ha contribuito alla crescita della fotografia di moda e di ritratto come pochi altri hanno saputo fare

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