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Cultura - SocietàStefania Castella

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23 Febbraio 2015
Salvatore Calise per mestiere e per passione. Intervista allo Speaker di Radio Kiss Kiss Napoli
di Stefania Castella



Salvatore Calise per mestiere e per passione. Intervista allo Speaker di Radio Kiss Kiss Napoli
on air, voci alla radio

C’è un qualcosa di poetico in certi mestieri. Certe volte non sembrano neanche mestieri, sembrano ispirazioni. Immaginate di essere avvolti nel buio con le luci che rimbalzano sui finestrini, scrosci nella notte, una lunga striscia d’asfalto. Immaginate di accendere la radio, c’è sempre una radio in una notte di auto e la strada davanti. C’è una voce che fa compagnia. C’è una musica che accompagna ogni giro di ruota, scivoli su una melodia. La voce alla radio. Arriva da lontano, taglia il buio, raccoglie, alternata ad un suono. C’è qualcuno dietro la voce. Una volta almeno nella vita, tutti hanno chiamato col cuore infranto, fermando l’auto prendendosi tempo, chiedendo, come usava fare, di sentire “quel pezzo, quella canzone” sentire che una voce nella notte poteva ascoltare.

 

Oggi tanto è cambiato, ma le voci della radio a pensarle vivono ancora quell'atmosfera nell'immaginario. Buio, un microfono, un attimo e via, voce nella notte. Si accende una luce “On Air” succedeva nei film. E’ davvero così? Lo chiediamo ad un protagonista di questo affascinante mondo, che fa questo mestiere da sempre: Salvatore Calise, voce radiofonica, storica, locale e nazionale, riconoscibile e riconosciuta, Radio Kiss Kiss Italia, Kiss Kiss Napoli, e non solo, tanta gavetta alle spalle, tanto successo oggi. Chiediamo curiosi di conoscere l’emozione che si prova quando si accende quella che immaginiamo essere la lucina che dà il via, scatto di voce e inizio di tutto.

 

Senta, chi è Salvatore Calise?

 

Un ragazzone di 57 anni che non ha rimpianti. Ho davvero fatto, riuscendoci o no, tutto quello che desideravo.

 

Ma come si sceglie di fare un “mestiere” non proprio convenzionale?

 

Ho fatto radio da sempre. Iniziando con gli amici in una radio di palazzo, poi entrando in una delle prime radio di Napoli, e dopo a Radio Antenna Capri. Da qui direttamente nel primo network radiofonico italiano e, quasi contemporaneamente, "emigrando" a Roma per inaugurare, in Rai Stereo Due, conducendo programmi che sono stati all'avanguardia per quasi 15 anni. Sono rientrato a Napoli per vivere con mio padre l'ultimo periodo della sua vita. Ho quindi ripreso a frequentare le radio locali che ho sempre considerato vincenti rispetto a quelle nazionali. E anche qui sono stato fortunato ad incontrare editori che mi hanno dato la possibilità di mettere in onda tutto, intrigati da quello che ho proposto. Direi che è questo mestiere che ha scelto me.

 

Si ricorda la sua prima volta alla radio?

 

Mi ricordo tutte le mie prime volte! Quando riuscimmo a far funzionare il primo trasmettitore coprendo ben... 200 metri di raggio (prima che prendesse letteralmente fuoco), il mio primo programma in una radio vera ( dove si trasmetteva da soli, tra dischi, telefono, porta da aprire ecc.), il mio primo programma in RAI quando, tra lo sgomento generale, dichiarai di essere tifoso del Napoli (all'epoca era un segreto da non rivelare!) era un programma a metà tra l'informazione sportiva e quella dello spettacolo, che mi ha permesso di piangere in diretta quando il Napoli ha vinto il suo primo scudetto. Il mio primo programma notturno, dove per anni non ho trasmesso una sola canzone... li ricordo tutti certo, ma sono un po’ troppini per raccontarli tutti!

 

Cosa è cambiato tra ieri e oggi nel suo percorso? Ieri era soltanto voce, oggi, grazie ai canali dedicati, avete un volto, come le sembra?

 

Io sono stato spesso in tv, fino a quando non è diventata troppo strillata e priva di idee. Ma ho sempre amato fare radio, perché ti rende veramente amico delle persone. Uno può dire di averti visto in TV, ma poi dopo magari. ha fatto zapping e non sa niente di quello che hai fatto. Se ti sceglie alla radio e ti riconosce lo fa per quello che fai e per quello che dai.

 

Avete un legame diverso con gli ascoltatori probabilmente, i social permettono uno scambio immediato, questo ha aiutato in qualche modo, influenzato il modo di impostare un programma?

 

In questo mi sento veramente pioniere. Io ho sempre fatto la radio non solo per dire, ma soprattutto per ascoltare. Mi sono sempre definito un ascoltatore col microfono. Ho sempre amplificato quello che ricevo, sempre messo in contatto le persone. É il mio modo di essere, poi il "mestiere" mi permette di farlo riuscendo ad avere fortuna e quindi ascolti, il che mi tiene in onda, perché da sempre se non funzioni sei fuori.

 

Oggi, soprattutto con i vostri programmi non c’è solo ed esclusivamente musica ma un filo diretto con gli ascoltatori che chiedono voce, cercano di farsi “sentire” quando non sanno a chi rivolgersi. Una città con mille urgenze la nostra. Come ci si rapporta con le tante problematiche che incombono?

 

La musica è importante in un programma radiofonico. Se c'è deve essere giusta, proprio come le parole. Le due cose devono essere pensate per il pubblico che vuoi interessare, a quell'ora, in quella città. Poi ci sono programmi dove la musica non ci deve essere per niente e altri dove ogni parola è un di più. Oggi nel mio programma ho la possibilità di usare la musica o non metterla per niente a seconda dei temi che mi propongono gli ascoltatori e quindi i miei interlocutori. Poterlo fare non è cosa da poco. Io mi rapporto con i miei ascoltatori come farebbe lei incontrando i suoi amici. Ogni giorno è diverso, ma di base c'è affetto, e tutto viene spontaneo, naturale ogni volta.

 

Napoli secondo lei, e quello che ascolta ogni giorno. È ancora una città “possibile”?

 

Napoli ha bisogno di legalità, lo dico senza mezze misure. Altrimenti tutto il buono che c’è rischia di scomparire. Anche fisicamente.

 

Una curiosità, cosa ascolta una persona che vive immersa nella musica da tutta la vita?

 

Ascolto tutta la musica, ogni genere può darmi belle sensazioni. Ma sono appassionato di jazz e delle sue "contaminazioni"

 

Perché secondo lei il suo mestiere è così affascinante?

 

Per me il fascino del mio mestiere sta nel fatto che si rinnova ogni giorno, da quasi quaranta anni

 

Cosa vorrebbe suggerire ad un ragazzo che volesse intraprendere un percorso lavorativo come il suo? 

 

Io sono un gran rompiballe. Arrivo ore prima in radio per preparare il programma, ma anche solo per essere sereno e concentrato. Sento tutte le altre radio per evitare di fare quello che fanno gli altri, cerco da sempre un mio modo di esprimermi evitando espressioni e frasi fatte, non mi sono mai dato limiti di tempo, si finisce quando si finisce e ... Poi se c'è l'hai c'è l'hai.

 

I vincitori di Sanremo, la rivincita del “classico” solo una parentesi o un genere che può andare?

 

Ha vinto il nostro genere d'esportazione. Sui mercati che contano ci vedono così. Ma mi sono piaciute molte canzoni del festival. Alcune le sentiremo tra un po'.

 

I giovani hanno bisogno di messaggi li cercano nei loro miti, nella musica nello sport. Questo soprattutto aiuta ad aggregarsi, ad imparare a stare con gli altri. Ci dice del suo impegno con il basket? (Sfatando il mito che i napoletani vivano solo per il calcio!)

 

Nel basket ho fatto una cosa da tifoso che ha colto l'opportunità di dare una mano alla sua passione. Ho idee molto chiare e amici con i quali sto lavorando ogni giorno per realizzarle, non è detto che ci si riesca, né che siano quelle giuste. Ma ci proviamo. Non è solo una questione sportiva, ma anche e soprattutto di strutture dove praticare gli sport, e di una diversa idea di società sportiva.

 

Quanto c’è di “mestiere” e quanto di passione in quello che fa quotidianamente?

 

Credo di aver già risposto sopra, ma se vuole una percentuale direi che agli inizi era più passione che mestiere, oggi sono al 50% e credo sia giusto così.

 

Senta, l’ultima domande che faccio è sempre, c’è qualcosa che vorrebbe le chiedessero?

 

La domanda è “c’è qualcosa che cambierebbe di tutto questo?” La risposta sarebbe: rifarei tutto da capo! Certo, magari con qualche errore in meno!

 

Beh, una conclusione a tema vorrebbe una frase a tema, così direi che “Sarà la musica che gira intorno” (I. Fossati) oppure “un cuore che batte nel cuore di ognuno…” (A. Venditti) ma probabilmente ora, ascoltando una voce alla radio vi verrà in mente quanto mondo si muova dietro, e perché no, anche quanta fatica ci voglia per fare della propria passione mestiere, e del proprio mestiere, passione, che non si ferma mai.








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