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Cultura - SocietàStefania Castella

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03 Luglio 2015
Stefano Giovinazzo. Il mestiere dell'Editore, folle intercettatore di talenti
di Stefania Castella



Stefano Giovinazzo. Il mestiere dell'Editore, folle intercettatore di talenti
la casa editrice di
Stefano Giovinazzo il
giovane editore romano.

Come Lupi mannari che ululano alla luna, latrati che rimbombano, un’eco che dice non c’è da sperare. Quest’imbuto di crisi che ingoia, richiude tutto. Qualcuno si arrende. qualcuno rinuncia. Qualcuno si adatta, qualcuno combatte. Ad ascoltare le campane degli afflitti, nessuno si muove, vive, respira. In Italia non si compra, non si legge, c’è crisi, eppure non è così del tutto, non sempre così.

 

Leggiamo ancora, scriviamo ancora, sognando una possibilità. Universo di poetica che sembra stridere con la realtà, c’è ancora chi crede che ci si possa lanciare. Chi ha a che fare con le parole, vive di parole, le accoglie, le raccoglie, esiste. Immaginate la forza di quei rampicanti che si nutrono di poco sul grigio asfalto di città, credere nei sogni, alimentarli, è una grande responsabilità. Sintomo di forza che verrà ripagata. Oltre la poesia dello scrittore ispirato, cosa c’è dopo? cosa c’è dietro? Ce lo chiediamo spesso. Cosa succede quando dalle nostre mani passa una storia e al suo compiersi, dopo averla tenuta chiusa in un cassetto, sentiamo che è il momento di lasciarla andare.

 

Il coraggio di scrivere, di mostrare la propria anima e di affidarla ad altri occhi. Un folle che affida ad un altro folle il suo Io, il secondo folle incomincia laddove il primo, terminato un percorso, si affida. E tutto si compie e vi sembra magia, in realtà è frutto di impegno di fermezza, di coraggio e quel pizzico di lirica follia non può mancare. Chiediamo di raccontarci questo mondo proprio dal punto di vista dell’altra parte, la parte dell’Editore, il folle coraggioso che occhi affiancati ad altri occhi, terrà, osservando, cercando, scavando e limando, il sogno dell’autore, ad un protagonista come Stefano Giovinazzo, direttore di “Edizioni della Sera” casa editrice indipendente, forte, giovane, dinamica, attenta all’autore, attenta al lettore.

 

Ci lascia entrare per un attimo in un mondo che per tanti che scrivono e aspirano e sognano, è approdo. Molti i titoli, tanti gli autori lanciati, la fatica ricompensata nel tempo, da quel crederci indomito. Cavalcare l’onda senza farsi travolgere dalla marea (e le tempeste di questi tempi non mancano mai).

 

Ci racconta chi è Stefano Giovinazzo?

 

A dire la verità ogni giorno cerco di scoprirlo, a poco a poco. Fondare una casa editrice mi ha messo a nudo, ha portato a galla le mie paure e me le ha fatte combattere. L'editoria, per me, è una sana lotta quotidiana. In quest'ottica sono un lottatore. Professionalmente parlando, provengo dal giornalismo e dopo una laurea in Comunicazione e una direzione editoriale di una testata culturale sul web il passo all'impresa editrice è stato minimo nella scelta, ma folle nella realizzazione. Si diceva la lotta...

 

Come si sceglie di fare un "mestiere" quantomeno complicato di questi tempi…

 

Buttiamola sull'ironia: ai miei colleghi, che prima mi vedevano solo in veste di critico letterario sul web, ho risposto "per disperazione". Sono tempi duri questi, non esiste più il "posto fisso", spesso non esiste proprio il lavoro per quelli come me a cui la comunicazione ha dato e tolto tanto. Di conseguenza il lavoro te lo devi creare. L'ambizione ha giocato un ruolo fondamentale: serietà e voglia di arrivare ogni giorno mi danno una mano.

 

Come sceglie un titolo, uno scrittore.

 

Il titolo è una parte fondamentale che spesso stravolgo così come l'idea di copertina. Lo scelgo in base alla storia ma soprattutto a quello che può provocare nel lettore. Il titolo azzeccato aiuta. Per lo scrittore dire: istinto editoriale, abilità letterarie, rischio imprenditoriale. E infine, umiltà di entrambi.

 

Quanti "No" ha dovuto dire, e come invece riconosce un talento?

 

I "No" fanno parte del mestiere, più dei "Sì". Anzi, nel nostro campo si dice che più rifiuti si collezionano e meglio si sta lavorando. Si pubblica tanto, c'è bisogno di selezione altrimenti non ha senso il ruolo dell'editore. Un filtro che, a volte, può anche essere sbagliato e puntare su titoli che successivamente sul mercato hanno vita breve o non competono. Semplicemente, non vendono. Ma è essenziale scremare il più possibile. Un talento, a mio parere, si fiuta. Ti strega, ti ammalia. Ti rapisce. Insomma, il talento si legge.

 

C'è un titolo, un autore che avrebbe voluto seguire, avere tra le mani?

 

Un titolo? “Il giorno prima della felicità” di Erri De Luca. Un autore c'è, ci è sfuggito per poco, che ora pubblica con Longanesi. Lui lo sa, gli voglio bene lo stesso.

Come si è adattata, secondo lei, l'editoria alla nuova tecnologia, all'avvento dei social?

 

L'editoria ha cavalcato l'onda social in quanto strumento gratis di comunicazione che raggiunge tutti e in modo efficace. Alcuni, tuttavia, non hanno ancora capito come gestire le grandi potenzialità dei tanti social network a disposizione e non riescono ad intercettare il pubblico e a coinvolgerlo. Non è facile, con le poche risorse a disposizione delle piccole realtà, ma necessario. Altrimenti meglio stare nell'ombra.

 

Come scrivono gli italiani, e quanto leggono in realtà secondo lei?

 

Scrivono tanto, spesso non si rileggono, emozionano e cercano di lasciare un segno. Oggi sono sempre meno i romanzi "immortali" che la nostra letteratura ha sfornato: gli editori chiedono sempre più libri e più storie, tanti eventi, numeri importanti. Lo scrittore, quello che lo fa di mestiere, non ha spesso il tempo di elaborare un libro e lo deve sfornare al più presto. A scapito della qualità. Ma qualcosa resta, il futuro ce lo dirà.

 

Quanti leggono?

 

Voglio essere ottimista, devo esserlo: quanto basta. Si deve far di più.

 

Un titolo al quale è particolarmente legato?

 

“Roma per sempre” di Marco Proietti Mancini. Per il titolo scelto da me, per l'autore inserito in catalogo, per l'idea di Roma che mi appartiene. A parte ciò, sono particolarmente legato a tutto il catalogo. Nel bene o nel male, ha contribuito a formarmi.

 

Dite pure a certi Lupi affamati di depressioni che credere in un progetto aiuta, che certe realtà esistono e si fanno sempre più strada perché esistono buoni scrittori che hanno solo bisogno di essere riconosciuti dall'occhio esperto, professionale di tanti editori folli, testardi e temerari che fanno della passione “mestiere”, della poesia realtà. Cacciatori di talenti e sogni che qualche volta si possono realizzare.








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