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02 Settembre 2016
Le campagne elettorali che insegnano
di Gianni Pezzano



Le campagne elettorali che insegnano
Bob Hope interpreta Jimmy Walker

C’è un aspetto di questa stagione ella politica americana che dovrebbe dare molto da pensare al pubblico italiano e in modo particolare alla classe politica che dovrebbe provvedere per un futuro che in molti sensi è già arrivato

.

In questi giorni abbiamo visto la campagna presidenziale del magnate e candidato repubblicano Donald Trump affrontare un tema delicato e molto d’attualità anche per noi in Europa. Nel corso della stagione politica Trump ha costantemente affrontato il tema degli immigrati, soprattutto di origine messicana, ma anche quelli musulmani in un modo particolarmente aggressivo.

 

Il tema dell’immigrazione è particolarmente delicato per il pubblico americano. In fondo, gli Stati Uniti è un paese fondato originariamente da profughi da persecuzioni religiose in Europa e la crescita enorme della popolazione è dovuta soprattutto all'influsso costante e centenario di nuovi residenti che poi sono diventati cittadini del paese.

 

Sin dall'inizio gli immigrati hanno dovuto affrontare non solo le difficoltà della lingua nuova e ambientamento nella loro nuova realtà, ma in certe zone del paese hanno dovuto confrontare atteggiamenti aggressivi che non erano  limitati al linguaggio violento. In molti casi, tra questi i gruppi degli italiani erano i più bersagliati, la violenza verso gli immigrati  non si limitava alle offese, minacce e pestaggi, ma in alcuni casi hanno pagato il prezzo più alto. Secondo le statistiche almeno 50 italiani furono linciati, 11 di loro in un solo giorno a Tallulah nel 1899 quando furono uccisi da una folla inferocita.

 

Di solito quando sentiamo delle esperienze degli italiani in quel paese non ci rendiamo conto che l’atteggiamento verso i nostri connazionali non era benevolo come pensiamo quando sentiamo i luoghi comuni degli emigrati italiani grandi lavoratori. Allo stesso modo molti emigrati italiani e i loro figli nei decenni dopo l’ultima guerra hanno dovuto far fronte ai sospetti dei loro vicini di casa che spesso avevano combattuto contro le forze italiane durante la guerra.

 

Scrivo queste parole con tristezza perché non vengono da un libro, oppure dal sentito dire, ma da esperienze dirette durante la  mia gioventù in Australia.

 

Nel corso del tempo negli Stati Uniti gli immigrati hanno assunto un ruolo sempre più importante come elettori e i partiti politici hanno cominciato a includerli nelle campagne elettorali. In un film biografico il grande comico americano Bob Hope ha interpretato Jimmy Walker l’ex sindaco di New York degli anni 20 e 30. In una scena memorabile Walker doveva fare un giro delle feste organizzate da immigrati per fare discorsi politici mirati ai vari gruppi. Dopo numerosi incontri e quando sta per iniziare il discorso si rende conto di non sapere più chi fosse il suo pubblico. Allora si improvvisa un discorso nominando celebri eroi nazionali e al primo applauso capisce quale discorso utilizzare.

 

Questa scena dimostra da quanto tempo la politica americana ha cominciato a considerare seriamente gli immigrati nel loro paese. Pochi sanno che in alcuni stati americani e in alcune metropoli come Los Angeles, l’inglese non è la prima lingua della zona. Infatti, una parte del successo elettorale di George W. Bush era dovuto al fatto che parlava lo spagnolo e faceva comizi in quella lingua.

 

Bisogna precisare che i maggiori partiti americani sono molto attenti a ogni gruppo del loro elettorato e non solo alle minoranze immigrate. I candidati spesso hanno comitati speciali per indirizzare i temi particolari e i candidati cercano il più possibile di farsi conoscere personalmente. Perciò i maggiori gruppi italo-americani hanno un ruolo importante e attivo nelle campagne elettorali sia dei Democratici che dei Repubblicani.

 

Questa attenzione al ruolo degli elettori dei “minority groups” fa capire l’importanza del comportamento di Trump in queste settimane verso i cittadini di origine “latina”, cioè di lingua spagnola. Qualsiasi tentativo di limitare loro attività, o di minacciare deportazioni di massa, come fa Trump, è una minaccia per tutti, siano messicani, cubani, o da qualsiasi paese dell’America Latina essi provengano.

 

Poi bisogna dire che non sono solo i politici americani a comportarsi in questo modo. I grandi partiti di tutti i paesi di immigrazione capiscono benissimo il potenziale delle comunità immigrate per fare vincere, o perdere le elezioni. Dunque vedi politici importanti in paesi come l’Australia, il Canada, l’Argentina, ecc., svolgere incontri e comizi in sedi e luoghi di vari gruppi di immigrati e in tutti questi paesi le comunità italiane hanno un ruolo fondamentale perché sono, inevitabilmente, tra le più numerose.

 

I problemi di integrazioni non si limitano soltanto ai primi anni degli immigrati. Ci sono problemi che durano una vita e anche generazioni. In alcuni casi i problemi sono legati al culto e magari a coloro che non vogliono vedere nuovi tipi di luoghi di culto. Altri problemi sono legati all'insegnamento delle lingue di origine, come vediamo con l’insegnamento dell’italiano all'estero e anche dei servizi di interpreti per quelle persone che hanno poca padronanza della nuova lingua in ospedali, tribunali e uffici amministrativi. Infine ci sono i problemi legati alla vecchiaia dove spesso l’anziano perde la padronanza della nuova lingua e dove i servizi di cura devono tenere conto delle esigenze personali dell’anziano.

 

Queste sono situazioni che le comunità italiane in molti paesi hanno affrontato e superato, sempre insieme alle forze politiche e amministrative dei paesi di residenza. Per questi motivi il ruolo politico attivo degli immigrati è essenziale per assicurare la migliore e più efficace integrazione degli immigrati nel nostro paese.

 

Uno sguardo ai paesi avanzati con maggiore esperienza degli immigrati dimostra chiaramente che è una strada a due sensi. Gli immigrati devono svolgere il loro ruolo di imparare le lingue e il sistema della loro nuova realtà, come anche i politici e le burocrazie devono capire che le esigenze dei nuovi residenti possono cambiare da gruppo a gruppo. Non per dare privilegi speciali e straordinari ai nuovi arrivati, ma per garantire parità di diritti e opportunità per il futuro.

 

Il fatto che conosciamo tutti amici e parenti all'estero che ancora parlano l’italiano deve già far capire l’impossibilità e l'ingiustizia sociale di dire agli immigrati di scordare le vecchie lingue e tradizioni: con il tempo si modificano in base al nuovo ambiente e diventeranno parte del loro futuro.

 

Queste esperienze non sono nuove e rivoluzionarie perché sono già accadute all'estero e come paese abbiamo l’obbligo di studiare le esperienze positive e applicarle alla nostra situazione.

 

Per questo motivo l’elezione presidenziale americana ci dimostra i comportamenti da adottare e i casi da evitare. Tutti abbiamo qualcosa da imparare e le lezioni americane possono aiutare  a migliorare il futuro del nostro paese e ad evitare sbagli tragici.








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