 | Argillà 2016 |
Faenza è conosciuta come la città della ceramica. Variazioni del suo nome si trovano in molte lingue per descrivere le ceramiche colorate e in alcuni casi persino per qualsiasi forma di ceramica, piastrelle, ecc. Non è un caso che il Liceo artistico della città abbia avuto studenti da tutto il mondo per perfezionare i loro talenti.
Perciò la città romagnola è il luogo perfetto per Argillà che si è tenuto lo scorso weekend . Erano presenti ceramisti da tutta Europa e anche dalla Cina e dalla Corea. Gli stand sparsi per tutto il centro storico hanno dato al pubblico l’opportunità di vedere che la fantasia dell’artista non ha limiti nell'utilizzare argilla, acqua e colori per creare oggetti che escono poi dal forno e vengono esportarti in tutto il mondo. Quest’anno il paese "ospite" era la Francia e i suoi espositori hanno portato i loro colori e tradizioni artistiche, ma gli stand a loro vicini non erano da meno.
Inoltre il pubblico poteva vedere le tecniche dei ceramisti durante le dimostrazioni e il campionato mondiale dei tornianti che davano prova di come ogni persona svolge il lavoro nel proprio stile personale. Chi non conosceva già il lavoro del ceramista sarebbe uscito con la consapevolezza del tempo e del talento necessario per creare i prodotti che poi compriamo come regali, o per decorare le nostre case.
Uno dei punti interessanti delle tre giornate era di vedere a quali stand andava il pubblico. Naturalmente gli stand degli espositori stranieri attiravano maggiore attenzione per via degli stili, i disegni e i colori totalmente diversi dalla ceramica italiana. Nel corso del giro abbiamo notato come il pubblico dava un’attenzione particolare agli stili nuovi e al senso di avventura che alcuni artisti davano alle loro opere. C’erano creature fantasiose, cani, gatti e animali di ogni genere presentati in modi originali che fornivano un divertimento al pubblico per la loro originalità.
Poi, girando gli stand abbiamo notato l’attenzione del pubblico per i ceramisti che utilizzavano la ceramica per gioielli e altri tipi di ornamenti personali come i bottoni. Certamente non mancavano le tradizionali statue, oliere, lampade e gli altri oggetti che ci aspettiamo di vedere e gli artisti hanno dimostrato la loro capacità di inventare usi nuovi per questo mestiere antico.
Infine l’aspetto più importante e affascinante della manifestazione era di vedere le ispirazioni artistiche dei ceramisti . Era bello vedere lo stand francese con ovvi motivi giapponesi riflesso persino nel nome dello studio artistico e il ceramista inglese con motivi scandinavi e i molti altri pezzi ispirati da fiabe e racconti.
Alla fine del giro siamo usciti convinti più che mai dell’importanza di manifestazioni del genere e non per il semplice motivo di aumentare la vendita dei prodotti. Infatti, il fatto che il tema centrale di Argillà fosse la ceramica non faceva altro che confermare il ruolo degli scambi nello sviluppo della Cultura.
In fondo, l’industria europea della ceramica era nata dal fatto che per secoli il continente importava quantità enormi di ceramica dalla Cina per le case dei potenti. I piatti e altri oggetti con gli stemmi e i simboli delle casate e signorie più importanti venivano prodotti dai cinesi perché mancavano le tecniche e gli artisti per poterlo fare in Europa.
Non fu un caso che i primi prodotti importanti europei furono copie di disegni cinesi e ancora oggi molti produttori europei producono pezzi ispirati da queste origini. Ora ci troviamo nel paradosso che non solo ci lamentiamo quando i cinesi copiano i nostri prodotti, ma nel mercato dell’antiquariato serio una copia europea del 500 di un’opera cinese vale di più dell’opera che l’aveva ispirata.
La storia Europea è piena di casi di ispirazioni di opere, per non dire addirittura di casi di quel che ora si chiama furto intellettuale e un caso particolare coinvolse un’opera italiana. Nel 300 l’ambasciatore inglese alla corte dei Visconti a Milano scoprì il Decameron di Boccaccio, di conseguenza l’ambasciatore Geoffrey Chaucer scrisse il suo Racconti di Canterbury e sarebbe interessante sapere quanti oggigiorno sappiano le origini di quell’opera fondamentale per la letteratura inglese.
Qualcuno potrebbe scandalizzarsi del copiare opere altrui, ma ci vuole poco per vedere questa pratica nel corso dei secoli. Basta vedere come l’arte della Roma antica sia iniziata con il copiare le opere della Grecia classica.
Manifestazioni come Argillà dimostrano che copiare di per sé non è un male. Le ispirazioni diventano opere nuove con interpretazioni originali e a volte meglio dell’originale. Senza scordare poi che questi scambi culturali, occulti e non, succedono in tutti i campi delle imprese umane e non è limitato solo all’Arte o alla letteratura.
Noi italiani siamo i primi a litigare sulle origini degli spaghetti, per poi scordare che il babà così identificato con Napoli era in effetti un’importazione polacca dovuta ai soldati di Napoleone in quella città. Nel mondo culinario poi ci sono molti litigi su piatti e ricette. Ci sono variazioni di piatti in molti paesi, ciascuno dei quali si vanta d’esserne stato l’inventore. Potremmo andare dal cous cous, al dolcissimo baclavà mediorientale/greco e a quel che ora chiamiamo i kebab qui in Europa. E questi sarebbero solo i primi di un lunghissimo elenco di piatti condivisi da vari paesi.
Molti americani sarebbero sorpresi ad apprendere quanti dei loro film popolari sono copie di film stranieri e non pochi erano di origine italiana come Sweet Charity del regista Bob Fosse con Shirley MacLaine che non è altro che una versione musical de Le Notti di Cabiria di Federico Fellini con Giulietta Masina.
Infatti, grande parte delle origini del nostro Rinascimento fu dovuto alla riscoperta delle opere dell’epoca classica durante le crociate. Opere che erano state bandite e distrutte dalla chiesa come blasfeme e pagane e il colmo per noi nell'Europa moderna è che sono poi state salvate grazie ai musulmani che le avevano conservate per secoli. Disgraziatamente in fatti come questo il nostro continente ha la memoria corta.
Argillà ha dimostrato chiaramente questo aspetto fondamentale di qualsiasi Cultura, che lo sviluppo non viene dall'isolamento ma dagli scambi tra culture e popoli. Senza questi scambi tutta l’evoluzione dell’essere umano sarebbe stata molto più lenta perché ogni civiltà avrebbe dovuto fare ogni scoperta da sola e oggi avremmo avuto un mondo molto più povero in ogni senso.
Manifestazioni come il weekend faentino appena passato ci fanno capire che ogni cultura ha qualcosa da dare al mondo. Gli artisti lo sanno, purtroppo non sono loro che limitano gli scambi, ma i politici che spesso decidono che la loro cultura sia superiore alle altre. Un atteggiamento che è costato caro al mondo.
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