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Cultura - SocietàGianni Pezzano

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27 Settembre 2016
La lingua e il messaggio
di Gianni Pezzano



La lingua e il messaggio
Lorenzo il Magnifico

L’altra sera siamo andati a Rovereto vicino a Modena per una serata di beneficenza a favore dei terremotati del Lazio e delle Marche. Come sempre quando passiamo per queste zone veniamo colpiti dalla bellezza e dall'ordine del paesaggio, anche se ci sono ancora i  segni del  terremoto di tre anni fa con le case ancora in fase di ricostruzione.

 

A un certo punto ho notato la segnaletica del centro commerciale locale e il nome, Estense, mi ha colpito perché mi ha fatto ricordare un “litigio” ricorrente con un giornalista faentino quando devo tradurre alcuni suoi pezzi per la 100km del Passatore. Inevitabilmente lui descrive Faenza come la “città Manfreda” e, per quanto possa essere bella e “pittoresca” nella descrizione storica della turista inglese dello sketch celebre di Enrico Montesano, è una frase, come altre del genere, che sconsiglio quando cerchiamo di promuovere l’Italia all'estero.

 

Di tutte le Signorie importanti in Italia, l’unica davvero conosciuta fuori dai confini del Bel Paese è, senza dubbio, quella dei Medici di Firenze e per un motivo molto semplice, la famiglia de Medici, e soprattutto Lorenzo il Magnifico, è riconosciuta per il suo ruolo nella promozione dei grandi artisti del nostro Rinascimento.

 

Paradossalmente il caso della famiglia D’Este è una eccezione a questa regola, ma per un motivo particolare. L’unica componente di quella famiglia conosciutissima all'estero è la moglie di origine spagnola di Alfonso I D’Este, Duca di Ferrara. Lucrezia Borgia, la figlia naturale di Rodrigo Borgia, cioè di Papa Alessandro VI, per secoli  considerata un’avvelenatrice al soldo del padre, ma  il cui ruolo nella storia rinascimentale è stato rivalutato ed infatti è ancora ricordata con affetto dai suoi concittadini ferraresi. Quindi, malgrado tutta la sua storia, la signoria ferrarese è sconosciuta all'estero, compreso il nome del marito di Lucrezia Borgia.

 

Allo stesso modo un turista straniero in Italia che vede riferimenti a rocche “sforzesche”, a città “gonzaghiane”, a terre “malatestiane” e “montefeltrine”, per nominare solo alcune delle signorie principali, non capirebbe in fondo il punto di riferimento storico delle parole. Quello stesso turista vede le rocche e i palazzi e rimane colpito dallo splendore lasciatoci da quell'epoca d’oro della nostra Storia, ma avrebbe poco senso di quel che avevano fatto queste famiglie non solo come mecenati, ma sui campi di battaglia, veri e diplomatici.

 

Disgraziatamente, per quanto sia bello utilizzare questi aggettivi in documenti per il mercato interno italiano, diventano un blocco all'efficacia di questi stessi documenti per il mercato internazionale, soprattutto per la promozione del nostro prodotto più importante, la Cultura.

A peggiorare questa situazione è la convinzione che quasi tutti sappiano quel che si trova nella nostra città. Allora un turista, italiano o straniero che sia, si reca in una città nuova di solito per vedere un palazzo particolare, o un’opera d’Arte specifica per poi scoprire che questa città ha molto di più di quel che si pensava e che il giorno o due programmati per quella visita non danno il tempo di apprezzare veramente quella città.

Per fare un esempio personale, una visita fatta a Mantova per vedere la Sala degli Sposi al Palazzo ducale ci ha lasciati stupiti e non solo dalla bellezza del lavoro del Mantegna che si trova in tutti i libri d’arte del mondo. ma la scoperta di Palazzo Te e della Basilica di Sant'Andrea è stata oggetto di sorprese enormi e quel giorno siamo tornati a casa chiedendoci cosa altro abbiamo perso quel giorno. Poco dopo in uno scambio con un’amica insegnante in Australia ho saputo che lei voleva includere Mantova nell'itinerario della gita scolastica in programma per l’anno successivo, ma era stata bocciata con la domanda “perché dobbiamo visitare una città che non conosciamo?”.

 

Perciò dobbiamo considerare bene come presentiamo le nostre città d’Arte e i grandi centri che finora non sono ancora meta del grande turismo ai livelli che meriterebbero.

 

Il primo passo deve essere di non presumere una conoscenza profonda di queste città da parte del turista internazionale. Peggio ancora abbiamo il vizio di concentrare l’attenzione della pubblicità turistica in tre città, Roma, Firenze e Venezia e di lasciare che il turista faccia le proprie ricerche per altre mete. Il risultato di questo si vede nelle lunghissime file in queste tre città, come agli Uffizi a Firenze ed altri centri che sono quasi vuoti.

 

Come paese dobbiamo cominciare a spiegare di più il perché certe città sono state nominate come Patrimonio mondiale dall’UNESCO. Dobbiamo far capire che luoghi come San Vitale a Ravenna, la Casa di Giorgio Vasari ad Arezzo e il Palazzo dei Diamanti a Ferrara sono tutte espressioni delle migliaia di volti del nostro patrimonio culturale.

 

Sarebbe utile che i programmi per l’insegnamento della nostra lingua, sia nelle scuole che nelle classi per gli adulti, avessero materiale capace di stuzzicare l’interesse di questi studenti nel voler visitare il luoghi che hanno studiato. Infatti, sarebbe anche utile paragonare le quantità di visite a certi luoghi e vedere se corrispondono all'uscita di film e teleserie girati nei pressi di questi stessi luoghi.

 

Il numero dei turisti internazionali nei luoghi importanti in altri paesi riflettono gli impegni di questi paesi nel promuovere in modo più mirato i loro luoghi importanti. Il governo francese ne è un esempio con l’aiuto all'Alliance Française che ha livelli di fondi governativi molto più alti dei fondi italiani alla Società Dante Alighieri perché il governo parigino capisce che quei fondi saranno ripagati con gli interessi dai turisti internazionali. Allo stesso modo, il ruolo del governo cinese nel finanziare i loro film storici è stato ripagato con l’aumento enorme del turismo nel corso degli ultimi due decenni.

 

Ma per fare questo primo passo, dobbiamo iniziare con il linguaggio che utilizziamo per pubblicizzare e promuovere i nostri centri turistici, soprattutto quelli legati alla Cultura. È inutile produrre opuscoli e presentazioni dove il linguaggio è specializzato e specifico e spesso difficilmente comprensibile per chi non ha una conoscenza della nostra Storia.

 

Il messaggio che vogliamo trasmettere deve essere semplice e mirato. Lingue come l’inglese e il tedesco non sono adatte alle espressioni fiorite che spesso vengono utilizzate. Se il linguaggio non è chiaro il messaggio è perso e dunque perderemo turisti.

 

Siamo tutti fieri della nostra Cultura e di tutto quel che ci circonda, culturale e non. Allora facciamo conoscere al mondo nel modo più efficace e chiaro tutto quello che abbiamo e che il mondo ancora non conosce. Solo così potremo davvero vedere i livelli di turismo che il nostro paese merita.








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