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Cultura - SocietàStefania Castella

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08 Marzo 2017
L'otto marzo la marcia delle donne per la libertà
di Stefania Castella



L'otto marzo la marcia delle donne per la libertà
La marcia americana

Lenta, quasi inesistente in certi ambiti. La strada verso la parità è ancora lunga a vedersi. Non serve certo che arrivi l’8 marzo a ricordarlo, eppure lo fa. Giunge e spacca l’Italia e insieme ad essa, cinquanta e più paesi nel mondo, che oggi si aggregano allo slogan #lottomarzo. Una protesta globale che raccoglie l’eco delle donne argentine, rilanciando quello delle statunitensi che continuano la lotta anti Trump dopo il successo della Women’s March.

 

Protesta che smuove profondamente anche l’Italia dove ad incrociare le braccia, saranno dipendenti e precarie, casalinghe, studentesse, autonome seguendo un’iniziativa che ha già raccolto numerose adesioni a livello nazionale dall'associazione Arci, la Casa delle donne contro la violenza Onlus, i sindacati Usi, Slai, Cobas, la Confederazione dei comitati di base, Usb e la Flc Cgil. Come era prevedibile, non sono mancate le polemiche dirette in primis verso sindacati come Cgil e Fiom–Cgil che, a livello nazionale, invece di partecipare allo sciopero generale e unirsi alla rete, hanno scelto la via delle iniziative sui luoghi di lavoro e porteranno avanti un proprio programma di incontri e dibattiti: “La Cgil invita le proprie strutture – è scritto sul sito del sindacato guidato da Susanna Camusso – a partecipare alle iniziative di mobilitazione organizzate a livello territoriale, a farsi promotrici di assemblee nei luoghi di lavoro” astenendosi, sottinteso dal costituire in qualche modo intralcio alla svolgimento delle pubbliche attività.

 

Intanto la piattaforma Non Una di Meno sempre impegnata sul fronte della difesa dei diritti delle donne, associa alla giornata di sciopero otto punti fondamentali che sottolineano l’importanza di raccontare l’universo femminile in tutte le sue sfaccettate discriminazioni che compongono l’oppressione, lo sfruttamento, il sessismo, il razzismo, l’omofobia, la transfobia. I loro colori, quelli della matrioska che le rappresenta in nero e fucsia, saranno un fiume che inonda le strade per urlare che “La violenza maschile contro le donne è una questione strutturale alla società che attraversa ogni luogo e che in ogni luogo va contrastata”.

 

Lo sciopero generale, che si svolgerà lungo tutta la giornata dell’8 marzo, causerà certamente disagi, ad esempio a scuola, per la mancanza degli insegnanti, o nei trasporti, e anche tra le donne c’è chi ritiene che “l’astensione femminile dal lavoro non è la maniera giusta di celebrare una simile giornata”. Ma probabilmente l’unico modo per rendere evidente il ruolo della donna nella società era forse proprio sottrarla alle comuni incombenze, un modo forte di dire: per un giorno vedete come funziona senza di noi. Perché in Europa come nel resto del mondo, dedizione, determinazione e impegno non sono ripagati allo stesso modo e da qui la necessità di accendere una luce sul Gender Gap, fermando tutti anche in Italia, luogo in cui la maternità è frenata dalla necessità di lavorare per vivere e in alcuni casi sopravvivere, e dove per tenersi stretto un posto di lavoro bisogna obbligatoriamente rimandare.

 

Scegliere la carriera o la famiglia. Dove i più ottimisti prevedono per le mamme astenutesi causa maternità, un ritorno a prole cresciuta, ma solo nella più rosea delle ipotesi. Dove il lavoro di accudimento familiare non è incoraggiato né riconosciuto: "Ognuna di noi ha una lista specifica di rivendicazioni per lo sciopero basate sul contesto specifico in cui vive- si legge sulla pagina dell’associazione Non Una Di Meno- Ma ognuna di noi si trova d’accordo su quanto segue: vogliamo che ogni donna, a qualsiasi latitudine, possa realizzare i propri diritti e avere la libertà di decidere della propria vita, chi ci opprime deve essere perseguito e punito secondo la legge invece di vittimizzarci e godere della protezione di un sistema legale corrotto, vogliamo la separazione della Chiesa, uno dei nostri oppressori, dalle strutture dello stato, leggi giuste e adeguate sulla nostra vita riproduttiva, vogliamo uguale salario, indennità di maternità e stipendi dignitosi. Noi donne non tollereremo più le restrizioni imposte su di noi dai potenti.

 

Siamo unite come non mai nella storia, rappresentiamo più di metà della popolazione su questo pianeta e lotteremo per il bene comune senza fermarci” #lottomarzo #NonUnaDiMeno








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