 | Loro (2018), di Sorrentino, nell'inquadratura Toni Servillo ed Elena Sofia Ricci |
Si recita a soggetto in “Loro”, il nuovo film di Paolo Sorrentino.
Messa da parte la cronaca, il sistema narrativo nel quale articoliamo le nostre vite: che essa sia politica, sportiva o d’evoluzione dei nostri animali domestici, non restano che i caratteri, i personaggi. A canovaccio, le azioni scaturiscono come conseguenza necessaria di un'attitudine. L’esistenza del personaggio non dipende dalle azioni commesse, al contrario, sono quest’ultime a patire le abitudini del soggetto.
In questo sistema gli attori di Sorrentino enfatizzano i colori, reiterano le battute e stilizzano le reazioni, proprio come le maschere della commedia dell’arte. Non vi è intenzione di replicare le cartelle quotidiane recanti processi e gossip di condomini parlamentari, che sarebbe sprofondata nel diffusissimo e semplicissimo documentario d’inchiesta. Si presenta al pubblico una storia verosimile, resa tale dalla diffusa conoscenza del pubblico dell’ambiente in cui si muove.Non desta stupore l’idea che i rapporti più assidui ed edificanti degli inquilini del Parlamento abbiano come orizzonte i preziosissimi prodotti della televisione commerciale.
Scontato l’oggetto della narrazione, quindi la narrazione in sé, le trame del racconto si trasformano in argini dai quali l’immagine, il colore e il taglio possono felicemente erompere, ricordando alla cinematografia per poco più di un’ora e mezza l’unica finalità del cinema - ibridaccio partorito dal Novecento, specchio della sue aspettative in potenza e lapide in ricordo dei suoi limiti e della furba ripetizione e ripresa del classico o del romanzetto recuperato nell’ultimo banco d’un mercato di provincia - far reagire immagini in movimento.
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