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Cultura - MusicaStefania Castella

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05 Giugno 2020
Dodi Battaglia. La vita, i ricordi, la musica che non si ferma
di Stefania Castella



Dodi Battaglia. La vita, i ricordi, la musica che non si ferma
Dodi Battaglia ph Domenico Fuggiano

Scindere l’idea e la voce di Dodi battaglia da quella dei Pooh, la più grande band italiana che da oltre 50 anni continua ad avere lo stesso enorme seguito vissuto nei primi anni di musica è operazione alquanto difficile.

Una band legata da passione e amicizia, dalle molteplici andate e ritorni e nonostante tutto e dai primi successi, Battaglia voce e chitarra c’era e la sua impronta è sempre stata forte e indispensabile. Dall’ultimo incredibile live in cui la band ufficialmente salutava gli anni condivisi, le carriere soliste si sono susseguite, e quello in uscita nei giorni blindati dalle emergenze “Perle2” è la raccolta di brani live in edizione limitata e autografata seguito di “Perle” tra gli album più venduti del 2019. Battaglia ha ancora lo stesso timbro e la stessa energia come se il tempo avesse cristallizzato la sua capacità

Sono stati mesi assurdi e blindati. Come li ha vissuti? Quanto l'ha aiutata la musica a resistere a questo momento di claustrofobia?

-Non ho affatto trascorso questo periodo con un senso di claustrofobia: sono una persona che sa vivere con equilibrio i periodi di grande attività e quelli di riposo, anche quando sono imposti. Riposo che poi è stato relativo, perché ne ho approfittato per dedicarmi alla manutenzione e cura dei miei strumenti, alla catalogazione di tutti gli appunti musicali scritti di getto nei mesi passati. Ho realizzato l'album “Perle 2” e sviluppato due collaborazioni musicali a scopo benefico: una di esse è il brano "Il nostro tempo" legato al progetto “Nemico invisibile”, nato dall'idea di Mario Biondi, Annalisa Minetti, Marcello Sutera, i quali hanno saputo raccogliere attorno a loro un considerevole gruppo di artisti ed i cui proventi verranno devoluti ad AUSER, associazione di volontariato e di promozione sociale che nelle diverse regioni italiane sta portando avanti iniziative di sostegno per le persone più fragili, sole e anziane. Inoltre, in qualità di rappresentate di Nuovo IMAIE, una collecting fondata e gestita da artisti per la tutela dei diritti connessi dovuti allo sfruttamento di opere audiovisive e musicali, ho collaborato con gli altri appartenenti al consiglio direttivo perché venisse stanziato il “Fondo Speciale Artisti”: 7,5 milioni di Euro che in questi giorni sono stati erogati agli iscritti per aiutarli e sostenerli in questo difficile periodo in cui non possono lavorare e mantenere le loro famiglie. Attualmente stiamo lavorando per indire un nuovo bando con il medesimo importo.-

 Il suo nome è indelebilmente legato ai Pooh. Come è oggi il suo ricordo dei giorni vissuti nella band che ha fatto la storia della musica italiana?

-È un insieme di ricordi fatti di anni di gavetta, di studio, di grandi soddisfazioni ed intuizioni. Non abbiamo mai avuto paura di sperimentare in prima persona, sia che si trattasse di soluzioni tecnologiche o di rivedere completamente il nostro stile. Andando a contare gli anni, abbiamo trascorso più tempo in gruppo che con le nostre famiglie: io sono stato il più “precoce”, facendo il mio ingresso nei Pooh all'età di 17 anni.-

Nei brani raccolti in Perle 2 il ricordo vivo di Valerio Negrini. Le sue parole sono state poesia in cui la musica si abbracciava completamente. Voi avevate la percezione, l’idea, che sarebbero diventate indimenticabili?

-Nei primi anni forse non ne avevamo la percezione netta, ma qualcosa intuivamo perché eravamo noi i primi ad essere colpiti da ciò che Valerio esprimeva attraverso le sue strofe. Col trascorrere del tempo è stato il nostro pubblico a darcene la conferma: ai nostri concerti sono nate amicizie, si sono formate famiglie e sono cresciute intere generazioni di figli dei nostri fan. Il pubblico si è affezionato a noi ed alla nostra musica, creando un rapporto che è durato negli anni e che si rinnovava all'uscita di ogni nuovo album, all'avvio di ogni tournée. Quando ci siamo resi conto che il pubblico cantava con noi per tutta la durata del concerto, lì abbiamo avuto la conferma che con tutte quelle persone era nato un rapporto davvero speciale e che le nostre canzoni erano divenute indimenticabili.-

Lei era giovanissimo quando entrava nei Pooh. Sente di essere stato in qualche modo “schiacciato” inglobato o ha sempre al contrario, sentito la libertà di crescere, esprimersi...

-Valerio Negrini, Roby Facchinetti e Riccardo Fogli mi accolsero nel gruppo che ero un ragazzino, mentre loro erano già dei ventenni. La differenza d'età in realtà non si fece sentire, in quanto tutti eravamo concentrati sulla musica e sul progetto comune di far diventare i Pooh un importante gruppo pop. Ero stato scelto perché, da lungimirante qual era, Valerio aveva visto in me del potenziale come chitarrista e fin da subito mi fu lasciata la libertà di arricchire i brani con i miei fraseggi. Il mio desiderio, il motivo di tanto studio ed applicazione era far sì che la chitarra non fosse più un semplice strumento di accompagnamento, ma esprimesse una propria personalità e la sua presenza fosse tangibile all'interno dei brani. Penso di esserci riuscito.-

50 anni e più di musica. Obiettivi raggiunti o resta qualcosa ancora da conquistare?

-Di obiettivi raggiunti ce ne sono davvero molti: per mezzo secolo con i Pooh ho raccontato la società italiana attraverso più di 350 canzoni, abbiamo venduto oltre cento milioni di dischi, vinto il Festival di Sanremo, siamo diventati la colonna sonora dei ricordi più belli di tantissime persone. Ho al mio attivo varie collaborazioni con colleghi come Vasco Rossi, Zucchero, Mario Biondi, Enrico Ruggeri. Ho inciso l'album “Dov'è andata la musica” con Tommy Emmanuel, il chitarrista migliore al mondo noto per la sua incredibile tecnica del fingerpicking. Nel 1981 ho ricevuto il premio come "Miglior chitarrista europeo" dal giornale tedesco "Die Zeitung", nel 1986 dalla rivista "Der Spiegel" e successivamente dalla critica nazionale il premio come "Miglior chitarrista italiano". Nel 2017 ho conseguito il Diploma Accademico Honoris Causa di secondo livello in "Chitarra elettrica jazz" presso il Conservatorio di Matera, un onore pressoché unico in Italia che condivido con il Maestro Ennio Morricone. Ma c'è ancora margine per fare altro.-

 Più di cento milioni di dischi come si riesce a restare vivi nel cuore di chi ascolta?

-Non tradendo mai il proprio pubblico. Ciò è possibile unicamente mettendo sempre la musica al primo posto, amandola e rispettandola in quanto prodotto della nostra creatività e della voglia di comunicare con chi è disposto ad ascoltarci.-

La sua voce è assolutamente "intatta" ascoltarla oggi è come risentire un momento mai passato. Il segreto?

-L'allenamento. Le corde vocali, così come i muscoli delle mani e delle braccia, hanno bisogno di costante esercizio per mantenere la loro elasticità. È mia abitudine esercitarmi quotidianamente per mantenere il timbro della voce integro, ma stessa attenzione vanno alle dita per continuare ad eseguire gli accordi in scioltezza ed alle braccia per sostenere il peso degli strumenti.-

 L’inedito Sincerity ha un messaggio che è la sua impronta, come lo racconterebbe a parole?

-Il grande pubblico è abituato a vedermi nelle vesti di interprete pop, rock, fingerstyle. I miei interessi musicali si spingono oltre e quando Marcello Balena mi ha proposto di collaborare come compositore ed esecutore al brano “Sincerity”, ho colto l'occasione al volo per dare peso al fatto che nel 2017 ho conseguito il Diploma cui ho accennato prima. Da parte del pubblico ho avuto due tipi di reazioni: di sorpresa da parte di chi non si aspettava quel mio tipo di coinvolgimento; di soddisfazione da parte di chi da tempo attendeva che esprimessi la mia creatività anche in ambito jazz. Raccontare a parole un brano strumentale è difficile, perché nasce da una serie di sensazioni, di emozioni che vengono rese attraverso gli accordi. È proprio questo il grande potere della musica: riuscire a comunicare messaggi, concetti importanti andando oltre le lingue. Mi sono ioltre adoperato con Marcello affinché “Sincerity” sia anche un'occasione per fare del bene: i proventi derivanti dalla vendita e dall'ascolto in streaming verranno devoluti a SIIET, Società Italiana Infermieri di Emergenza Territoriale.-

Tornerà in tour quando finiranno questi giorni di blindatura?

-Assolutamente sì. La mia vita è fatta di palchi, di viaggi, di musica da portare nelle piazze e nei teatri. Insieme a tutto questo, c'è il contatto diretto con il mio pubblico, con le persone che negli anni ho imparato a riconoscere ai piedi del palco. Faccio musica per comunicare tramite essa ciò che sono: se non ci fosse chi mi ascolta, sarebbe un inutile monologo.-








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