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29 Luglio 2016
La spada e il potere
di Gianni Pezzano


La spada e il potere

Il giovane principe ammirava molto il tiranno Dionigi e così di recava spesso al suo palazzo per vederlo in azione. Un giorno il principe disse al tiranno quanto lo ammirava e come amava il potere e quanto gli sarebbe piaciuto poter godere la vita quanto lui.

 

Alla sue parole Dionigi disse al principe che gli avrebbe fatto vedere come godeva della sua vita e lo invitò a cena. Al suo arrivo il principe fu portato a sedere al posto del tiranno, ma notò subito la spada appesa al soffitto retta  solo da un crine  di cavallo e dunque in pericolo costante di cadere sulla sua testa. Non dubito che il principe Damocle capì finalmente che il potere non era un lusso, ma aveva un costo enorme nella vita di chi lo gestisce.

 

Questa lezione è una delle tante contenute nella letteratura della Grecia Classica che studiamo a scuola e che da giovani non capiamo fino in fondo. I potenti non possono godere del loro potere, sono a costante rischio non solo di perdere il potere, ma anche della propria vita per mano di chi desidera quel potere, oppure da chi dà la colpa ai potenti per le proprie disgrazie.

 

Nel corso dei millenni da che utilizziamo la frase della spada di Damocle abbiamo riempito biblioteche di documentazione sulla vita di tiranni, monarchi, capi di stato, ecc., che sono stati rimossi dai propri sudditi, o cittadini. Stalin non fu l’unico dittatore a fare purghe dei suoi assistenti per eliminare coloro che potenzialmente erano i suoi rivali per il potere e la velocità con cui i sovietici distrussero la sua immagine dopo la sua morte dimostra quanto fosse odiato, quasi quanto il timore di lui lo aveva tenuto al potere fino alla fine.

 

Ho pensato a questo mentre seguivo le due convention americane che hanno dato l’inizio ufficiale alla campagna elettorale per il Presidente degli Stati Uniti che si terrà martedì 8 novembre prossimo. In quelle due convention abbiamo visto due visioni della politica e di come i candidati vedono il potere.

 

Nel caso del candidato repubblicano Donald Trump, il potere non è altro che l’estensione del suo impero economico nella sfera pubblica. Nel corso di questi ultimi mesi ha dimostrato in quasi ogni discorso e intervista che il suo concetto del potere è egocentrico e che non intende rispondere a qualsiasi altro potere istituzionale. È un candidato che ha costretto un grande partito politico ad accettare le sue esigenze e sicuramente cercherà di fare la stessa cosa dalla Casa Bianca nel caso vincesse l’elezione.

 

Nel caso del candidato democratico Hillary Clinton, la sua campagna elettorale è la conclusione del suo cammino politico personale tra i posti più prestigiosi verso una candidatura storica nella speranza di diventare la prima donna presidente nella Storia degli Stati Uniti. Lei conosce benissimo i limiti del potere amministrativo e le esigenze della separazione dei poteri, ma ha commesso delle indiscrezioni durante il suo periodo da Segretario di Stato che senza dubbio saranno fonti di critiche durante il corso della campagna presidenziale.

 

La spada che penderà sulla testa di ciascun candidato cambierà secondo come si comporterà, sia nella campagna elettorale, che nell'Ufficio Ovale dopo essere stato eletto. Ognuno farà promesse agli elettori per cercare di attirare il loro voto. Ciascuno farà promesse ai gruppi e alle lobby potenti, a volte in modo pubblico e a volte occulto, ma come verranno mantenute queste promesse e in che spazio di tempo saranno i primi indizi di come verranno giudicati e se o come cadrà la spada sulla testa.

 

Però, la spada sulla testa non dipende solo dalle promesse fatte dal candidato in campagna elettorale. Ci sono gruppi che non voteranno  entrambi i candidati e pretenderanno, giustamente, che il nuovo presidente guardi alle esigenze di tutti e non solo agli interessi di chi ha votato il presidente. Allo stesso modo, il presidente dovrà tenere conto di Senato e Congresso che potrebbero essere formati dalla maggioranza del partito di opposizione, dunque renderebbero più difficile per il presidente mantenere le promesse, come abbiamo visto spesso con il presidente Obama in questi anni. 

 

In questi mesi fino al voto americano vedremo spesso i candidati e il Presidente Obama e avremo l’opportunità di vedere i loro volti e come cambiano sotto la pressione del potere. Già in questi giorni abbiamo visto le immagini d’archivio di Obama dalla sua prima campagna elettorale di 8 anni fa e vediamo come sia invecchiato  più velocemente che nel  passato.

 

Vedremo i due candidati presidenziali sotto la lente d’ingrandimento dei dibattiti, le interviste televisive e i comizi e cominceremo ad avere un’idea di come saranno capaci di gestire il potere e dunque di evitare che la spada cada sulla testa.

 

E mentre guardiamo queste immagini dobbiamo cominciare a guardare come noi italiani ci comportiamo durante le nostre elezioni elettorali. L’esempio americano ci dà il meglio e il peggio del comportamento democratico e così potremo giudicare anche i nostri candidati e i nostri voti. Certamente qui non ci sono quelli che cercano di cancellare il diritto al voto come fanno con le minoranze in alcuni stati americani, ma, come ogni sistema democratico, abbiamo le nostre usanze non sempre in conformità con quel che si cerca di chiamare “democrazia”.

 

In fondo, questa è la lezione che ci viene impartita guardando le campagne elettorali altrui. Ogni paese ha interpretato il concetto di democrazia in modo diverso e non sempre con successo. Ci sono paesi che eleggono i capi di Stato e non i capi di governo, come il caso italiano, abbiamo paesi, come gli Stati Uniti dove il capo di Stato è anche il capo di governo e abbiamo paesi come l’esempio del sistema Westminster britannico dove il Capo di Stato non è eletto, ma si eleggono i capi di governo. Non esiste il sistema perfetto, ma esistono sistemi che funzionano bene in ciascun paese che li utilizza.

 

Infine dobbiamo anche riconoscere che una delle cose che farà cadere la spada non sono di responsabilità dei capi di governo. Disastri naturali e crisi finanziarie internazionali, gli atti di gruppi terroristici spesso non dipendono dai capi di governo, ma gli elettori si comporteranno come se lo fossero e li giudicheranno per come reagiranno.

 

La campagna elettorale ci darà l’opportunità di guardare in diretta un altro mondo politico, ma le lezioni di quel mondo daranno effetti anche sulla nostra vita. Impariamo dai loro sbagli e dai loro successi.








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