Rss di IlGiornaleWebScrivi a IlGiornaleWebFai di IlGiornaleWeb la tua home page
Venerdì 26 aprile 2024    redazione   newsletter   login
CERCA   In IlGiornaleWeb    In Google
IlGiornaleWeb

Cultura - SocietàGianni Pezzano

CONDIVIDImyspacegooglediggtwitterdelicious invia ad un amicoversione per la stampa

19 Agosto 2016
La strategia mai sparita del tutto
di Gianni Pezzano


La strategia mai sparita del tutto

Alla fine degli anni 70 la Polizia Federale australiana arrestò sei croati con l’accusa di preparare attentati contro bersagli jugoslavi a Sydney. I cosiddetti “Croatian Six” furono condannati a sette anni di galera che fecero in pieno. Gli arresti seguirono alla soffiata di un certo Virco Verkez. Purtroppo, un’indagine giornalistica del 1992 della ABC, l’emittente di stato, ha svelato che Verkez in realtà si chiamava Vitomir Misimovic ed era un agente dei servizi segreti jugoslavi che aveva ingannato tutti.

 

Naturalmente, il caso suscita ancora oggi rabbia nella comunità croata di Sydney. Però, con il senno di poi questo episodio era un assaggio degli scontri nei Balcani, soprattutto tra i serbi e croati che seguirono la morte del dittatore jugoslavo Tito. Infatti, sia le comunità croate che quelle serbe in giro per il mondo fornirono soldi, armi e soldati nelle lotte che molti di noi ancora ricordano con orrore.

 

Questo episodio sarebbe d’interesse per chi conosce la Storia d’Italia durante gli Anni di piombo. All'epoca il pubblico e anche la polizia aveva difficoltà a seguire la lunga serie di attentati, assassinii e scontri armati e non, per capire chi fosse responsabile per ciascuno di essi. Dopo diversi inganni e soprattutto dopo gli episodi legati alla morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, durante il suo arresto dopo l’attentato di Piazza Fontana nel 1969, e l’assassinio del capitano di Polizia Luigi Calabresi, ritenuto responsabile per la morte di Pinelli, il pubblico cominciò a capire che non sempre i responsabili di determinati episodi erano quelli accusati immediatamente dopo il fatto.

 

Con questa consapevolezza capimmo che esistevano vari gruppi, occulti e non, coinvolti in quegli anni tragici e che le motivazioni per il terrorismo erano rivolte a screditare gruppi, oppure per depistare indagini in corso, come anche politici e i loro partiti, in parole povere di destabilizzare il paese. Questa “tattica” fu classificata come la “strategia della tensione”  ma, come abbiamo visto con l’esempio australiano, questo genere di strategia non si limitava solo all'Italia e lo vediamo ancora in azione in molti dei luoghi caldi della politica internazionale attuale.

 

Questa tattica rende più difficile, se non impossibile, identificare i veri colpevoli di azioni belliche e terroristiche e dunque di poter trovare soluzioni efficaci e a lungo termine ai problemi che affliggono il mondo.

 

Dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica nei primi anni 90 abbiamo visto l’assassinio di vari oppositori russi all'estero, il più famoso dei quali era l’ex agente segreto del KGB Alexander Litvinenko che morì a Londra nel 2006 dopo essere stato avvelenato con sostanze radioattive. Litvinenko era legato a Boris Berevosky, antagonista di Vladimir Putin e dunque sospettato d’essere stato il mandante dell’assassinio.

 

Questo caso, come quasi tutti i casi delle varie strategie della tensione, dimostra che non dobbiamo mai arrivare a conclusioni affrettate ai motivi e ai responsabili delle tragedie politiche internazionali che vediamo nei giornali e  nei notiziari televisivi.

 

Infatti, esiste un gruppo che utilizza in modo particolare la strategia della tensione e questo gruppo è l’ISIL che molti indicano come il mandante di tutti gli attentati internazionali. La sua tattica è di rivendicare ogni attentato perpetrato in qualsiasi paese per dimostrare che sia responsabile per i morti e per il terrore degli episodi che abbiamo visto fin troppo spesso negli ultimi due anni.

In alcuni casi, particolarmente in alcuni degli attacchi francesi e belgi e nei filmati che loro stessi hanno rilasciato di esecuzioni orrende non c’è dubbio sulla loro responsabilità. Però, ed è un però molto importante, degli attacchi fatti da individui negli Stati Uniti, Australia ed Europa, non sappiamo ancora con certezza se erano stati ordinati dall'ISIL, oppure se i responsabili, molti dei quali chiaramente con problemi psicologici, hanno preso “ispirazione” dal gruppo che dichiara di voler stabilire un califfato moderno.

 

Non è un problema nuovo per chi indaga su attentati e delitti. Il motivo che la polizia del mondo limita le informazioni su stragi e anche di delitti non legati al terrorismo è che spesso nel passato c’è stato chi ha imitato atti particolarmente spettacolari. Perciò ISIL utilizza questi casi per promuovere azioni per le quali loro non avevano alcuna responsabilità.

 

Allo stesso modo, non dobbiamo nemmeno leggere le azioni delle potenze mondiali nei vari campi di battaglia, soprattutto nel Medio oriente, con l’idea del bianco e del nero. Non sempre sappiamo i motivi per cui certi bersagli sono soggetti di attacchi e altri invece rimangono illesi, almeno a breve termine.

 

Il fatto che vediamo collaborazioni di comodo tra nemici storici come gli Stati Uniti, Russia e Iran non deve trarre in inganno a far credere che tutte le differenze ideologiche siano state superate in pochi giorni. Infatti, queste collaborazioni nascondono azioni diplomatiche e belliche che non possiamo sempre immaginare o capire.

Il gioco non si fa tanto e solo tra culture o religioni, come alcuni politici cercano di promuovere, ma si fanno all'interno di ogni gruppo. Qualche settimana fa ISIL ha compiuto due attentati a Medina, la seconda città più importante dell’Islam dopo La Mecca e luogo della tomba di Maometto. Questo attentato è un chiaro segnale che ISIL non vuole cambiare tanto il mondo quanto eliminare gli oppositori alla loro versione dell’Islam, a partire dai sauditi che sono i custodi dei luoghi del Haj, il pellegrinaggio che è una delle basi più importanti della loro fede.

 

Nel frattempo le superpotenze fanno i loro giochi di egemonia  per garantire i mezzi di produzione e di energia, per mantenere i loro posti nella classifica dei paesi più potenti. La lotta dell'ISIL contro i sauditi per la Russia, gli Stati Uniti e le altre potenze quindi diventa una minaccia più economica che militare per le loro ambizioni. Di conseguenza le azioni di ciascun paese sono tanto contro il nemico antico quanto contro l’avversario che tutti indicano come il “male assoluto”.

 

Per noi che seguiamo la scia di orrori in Siria, come vediamo particolarmente ad Aleppo in questi giorni e nei vari attentati in paesi terzi che non si limitano solo all'Europa come troppi ignorano, dobbiamo tenere presente che i posti in gioco sono molti e non sempre dichiarati dai partecipanti.

 

Disgraziatamente, la Storia dimostra che non sempre sapremo la verità perché esistono segreti scomodi che nessuno vuole svelare. In questi casi non esistono “buoni puri e cattivi brutti”, ogni partecipante ha compiuto il proprio delitto in qualche modo. Possiamo solo esprimere tutto il nostro orrore e sdegno per gli orrori commessi e  protestare per gli abusi.

 

Sarà il futuro a decidere chi ha ragione e chi ha torto.








  Altre in "Società"