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16 Settembre 2016
Il tormento del passato è in arrivo
di Gianni Pezzano


Il tormento del passato è in arrivo

In quell’istante abbiamo capito che papà non era più con noi. Già due volte aveva fatto la domanda a cena, ma quella volta la sua domanda era diversa e ci ha fatto capire il tormento che colpisce troppi di noi.

 

Per mesi la casa era stata piena con i parenti che erano venuti per condividere le ultime settimane della battaglia di mamma contro la sua malattia. Dopo il funerale la casa s’è svuotata e abbiamo cominciato il nuovo capitolo della nostra vita. Papà sembrava aver preso bene la batosta, ma c'era un motivo.

 

La prima sera papà è entrato in cucina e vedendo il tavolo apparecchiato per noi due e mio fratello mi ha chiesto “Dove sono gli altri?” Alla mia risposta che mamma non c’era più ha detto solo un triste “Si, è vero” e la scena si è ripetuta qualche sera dopo. Però, la terza volta la domanda era diversa.

 

“Dove sono gli altri, a Grazìa?” Così ho capito che nella sua mente papà era tornato alla sua famiglia in Calabria. Grazìa era il nome del terreno di famiglia e ovviamente non vedeva più i suoi figli al tavolo, ma l’assenza dei genitori e quella dei fratelli e delle sorelle. Nello stesso istante abbiamo ricordato molte altre domande e commenti nel corso dei mesi precedenti e ci siamo resi conto che quel che pensavamo fosse la sua angoscia e impotenza nel vedere il declino fisico di mamma erano invece i segni della condizione che l’aveva colpito, la demenza.

 

Soffriva di una forma particolare. La mattina era normale, ma degenerava nel corso del giorno ed entro sera non era più mentalmente con noi. Era doloroso per me che lo badavo, ma era peggio per mio fratello che lo vedeva solo la sera e quindi nel suo momento peggiore e perciò non capiva perché mi ostinavo a tenerlo in casa. Tristemente questo era fonte di litigi brutti tra noi fratelli, ma per fortuna col tempo ha capito che inferno sarebbe stato per papà metterlo in una casa di cura. Si sarebbe svegliato ogni mattino pensando d’essere a casa e quindi sarebbe stato un purgatorio per lui trovarsi circondato da stranieri e non dalla famiglia a cui  teneva così tanto.

 

Spesso non ero più suo figlio e nella sua mente ero il suo infermiere, oppure il medico e in quei momenti mi parlava in un inglese rudimentale. Anche questo era il segno del degrado della sua mente. In casa avevamo sempre parlato in italiano visto che mamma e papà non condividevano un dialetto, ma negli ultimi giorni mentre combatteva la polmonite che lo avrebbe portato via non parlava più in italiano, o in inglese, ma nel dialetto del suo paese che non aveva mai parlato con me.

 

Per fortuna questo è successo in Australia dove esistono reti di assistenza sociale e di appoggio per le famiglie che badano i loro malati. Meglio ancora, soprattutto per noi italiani, esistono gruppi di assistenza tra i vari gruppi di immigrati in grado di fornire appoggi in modo appropriato per le lingue e le tradizioni dei malati. Per dare solo un esempio, ogni giorno una suora veniva a casa per pregare con i miei genitori e dare a loro la comunione e so il conforto che questi gesti davano a loro.

 

I vari governi australiani hanno capito che il miglior modo di aiutare gli immigrati era di fornire  loro i mezzi per potersi aiutare. Con il tempo queste comunità hanno formato gruppi di assistenza e, cosi con i fondi di vari governi federali e statali senza scordare i contributi italiani, enti come Co.As.It a Sydney e Melbourne, il CIC ad Adelaide, di cui facevo parte dell’esecutivo, come gli altri gruppi nelle altre città hanno potuto fornire inizialmente servizi di assistenza sociale che poi si sono estesi per fornire i vari servizi necessari per garantire la qualità di vita dei loro connazionali, alla pari con i servizi forniti agli australiani stessi.

 

Ora che abito in Italia vedo la presenza di gruppi di immigrati e mi domando quale sarà il futuro per i loro malati e vecchi. Ora vediamo molti di questi nuovi residenti lavorare e sono nel massimo della loro forma, ma il tempo è crudele e sappiamo che prima o poi gli effetti si sentiranno sui loro corpi e sulle loro menti.

 

In Australia le comunità italiane sono state fortunate perché hanno avuto individui che avevano previsto il bisogno di servizi del genere e hanno provveduto a formare le strutture necessarie. Poi, questa astuzia è stata riconosciuta dalle autorità australiane che hanno capito che i migliori mezzi per aiutare i nuovi residenti e cittadini era di incoraggiarli a fare questo lavoro. In fondo, era il modo più efficace sia a livello di servizi che finanziariamente per garantire parità di servizi per tutti.

 

Ora l’Italia si trova nella stessa situazione dell’Australia e degli altri paesi di immigrazione di massa come gli Stati Uniti, il Canada, Il Belgio, la Germania, ecc.  degli anni 50 e 60. Ora come loro, il paese deve affrontare le necessità che colpiranno i nuovi residenti nel corso dei prossimi decenni.

 

Le sfide sono tante e non tutte tecniche. Abbiamo bisogno di fornire traduttori per ospedali, cliniche sanitarie e anche tribunali, ecc., per garantire comunicazione a tutti i livelli. Dobbiamo incoraggiare i vari gruppi a formare gruppi di assistenza che sarebbero in grado di collaborare con tutte le strutture statali per garantire l’efficienza dei servizi.

 

Non sono servizi in più per gli immigrati, sono gli stessi servizi garantiti a tutti, ma presentati in modo di ridurre incomprensioni e sbagli di cure che sono facilmente evitabili se le strutture statali e comunitarie funzionano a dovere.

 

In questo l’Italia è più fortunata dei paesi di residenza dei nostri parenti e amici che sono emigrati all'estero. Esistono già modelli che possiamo studiare e modificare per le nostre esigenze e leggi. Questi modelli sono proprio gli enti italiani all'estero che già svolgono questo lavoro e possono dare consigli e direzioni per come poter meglio fornire assistenza ed appoggi a chi ne ha e ne avrà bisogno nel nostro paese.

 

Non dobbiamo ingannarci a pensare che ci sia il tempo per farlo, non sappiamo quando qualcuno verrà colpito da malattia o da un incidente sul lavoro e dunque avrà bisogno di aiuto. Più aspettiamo per risolvere queste situazioni, più aumenteranno le spese per poterlo fare, perché, come sempre prevenire costa meno di agire in fretta e furia all'ultimo minuto.

 








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