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04 Ottobre 2016
Il nuovo mestiere: Cacciatore di troll
di Gianni Pezzano


Il nuovo mestiere: Cacciatore di troll

Non mi ricordo il titolo del romanzo di fantascienza, solo che ero ancora a scuola e mi ricordo benissimo la pagina che descriveva il rito mattutino del protagonista che, dopo aver fatto colazione, controllava lo schermo televisivo per le ultime notizie e poi faceva stampare le notizie più importanti per poterle leggere con calma in ufficio.

 

Anni dopo, con l’introduzione dei siti dei maggiori giornali italiani e internazionali, naturalmente prima dell’introduzione dei tablet e degli smart phone, stampavo gli articoli che più mi interessavano per leggerli la sera al solito bar e spesso diventavano fonte di discussioni, soprattutto in tema di calcio dopo le solite partite controverse.

 

Poi, un giorno mi sono reso conto che quel che facevo era esattamente il comportamento del personaggio di quel romanzo. In effetti, la rivoluzione tecnologica prevista si era avverata proprio nel corso della mia vita. E ora, mentre scrivo queste parole, mi chiedo se quello scrittore sia riuscito a vedere realizzare il suo sogno del futuro.

 

Come in tutte le rivoluzioni, specialmente quelle tecnologiche, l’introduzione di Internet e poi dei social media ha creato mestieri nuovi. Partendo da chi disegna le attrezzature, a chi prepara i programmi per arrivare a  chi controlla e sorveglia gli scambi tra utenti in siti come Facebook e Twitter.

 

Nel corso di questi anni Internet è andato ben oltre i suoi confini militari per il quale fu inventato e ora fa sempre più parte non solo della nostra vita quotidiana, ma anche di quegli aspetti della vita che fino a poco tempo fa nessuno, tranne quell'autore, poteva immaginare. Ma con questi sviluppi è stato inventato un nuovo mestiere che non è altro che una nuova versione della disinformazione che già era presente e vediamo anche nei testi classici greci e romani. La disinformazione per togliere appoggio a politici o progetti.

 

In questi mesi ne abbiamo la prova nel corso della campagna elettorale più importante del pianeta, quella per l’elezione del Presidente degli Stati Uniti. Poi, come vedremo,  questo nuovo mestiere ha creato un quasi movimento per identificare i troll, come vengono  chiamati quelli che si intromettono in discussioni internet per cercare di indirizzare, o interrompere discussioni con disinformazione.

 

Come molti in giro per il mondo, e dai nomi che vedo ci sono molti altri che lo fanno anche qui in Italia, vado sui forum delle testate giornalistiche americane più importanti per leggere gli ultimi sviluppi per quella corsa presidenziale importante e che negli ultimi mesi ha preso direzioni inattese, soprattutto per il comportamento, a dir poco, eccentrico del candidato repubblicano Donald Trump.

 

Per noi italiani il comportamento di Trump ha riportato alla memoria il nostro ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e questa similitudine non è stata ignorata nemmeno dai giornali americani:  testate come The Guardian, il New York Times e il Washington Post hanno dedicato servizi in merito. Perciò leggere le reazioni del pubblico americano e internazionale alle “tattiche” di Trump sembra quasi un déja vu della vita politica italiana degli anni dell’ormai ex cavaliere.

 

Poi, a un certo punto, il lettore attento si rende conto che alcuni dei commenti sono ripetizioni di frasi e parole fatte da varie persone. La prima reazione è ovvia, che queste persone utilizzano taglia e incolla da testi preparati in anticipo di annunci, o in anticipazione di notizie cattive in arrivo per il candidato. Peggio ancora, questi personaggi non sono capaci di mantenere scambi logici con i loro interlocutori e spesso rispondono con frasi fatte, oppure offese che aiutano a identificare l’utente come un troll.

 

Già questo è da aspettarselo, visto il ruolo sempre più importante di Facebook e Twitter nella distribuzione di annunci dei candidati. Poi, se uno comincia a controllare le pagine personali di chi ripete le frasi e con atteggiamenti aggressivi verso chi è critico nei confronti del loro beniamino, si comincia a notare non solo che le pagine sono quasi sempre vuote, prive di dettagli personali e spesso create recentemente, oppure inattive da anni, dunque sono profili falsi. La conclusione poi comincia a formarsi presto, queste persone sono entrate appositamente per interrompere o cambiare rotta a scambi imbarazzanti.

 

Poi, c’è anche un dettaglio affascinante, che molti di questi troll vengono da paesi dove meno te lo aspetti, ma dove sappiamo che ci sono persone molto capaci nell'utilizzo  dei mezzi dei social media, come vediamo dalle truffe via email. Paesi come la Nigeria, l’India, il Messico e persino Australia e Inghilterra dove ci sono partiti politici alleati con i partiti dei candidati presidenziali americani. Queste origini straniere spesso aiutano a identificare i troll perché hanno una conoscenza limitata della situazione politica americana, come anche della lingua inglese e spiega l’incapacità di fare discorsi seri con gli altri utenti.

 

Naturalmente, c’è stata la reazione in risposta a queste intrusioni e di conseguenza il mestiere del troll è stato rimpiazzato da coloro che si divertono a riconoscere e denunciare i troll. Di solito questi personaggi scomodi spariscono quando i nomi vengono svelati.

 

Naturalmente queste interruzioni non si limitano solo alla campagna elettorale americana. Chi legge i giornali italiani online e segue i discorsi informatici nota questa tendenza anche sulle pagine italiane. Di solito ci vuole poco per capire il partito o il gruppo di preferenza di chi cerca di disinformare o sviare i discorsi. Sarebbe interessante e divertente formare un dizionario degli epiteti utilizzati da alcuni, come piddioti o grullini, che non fanno altro che svelare la mancanza d’argomento del troll di turno.

 

In un mondo perfetto queste tattiche non avrebbero successo, ma non viviamo in un mondo perfetto. Viviamo entro i limiti della fantasia di ogni individuo e spesso entro i limiti delle ambizioni di coloro che vorrebbero ottenere un certo ruolo all'interno del nostro sistema di vita, o di governo.

 

L’unica soluzione vera ai troll è di stare attenti a quel che si legge nei vari forum. Non sempre la direzione dello scambio è ovvio, particolarmente all'inizio. Ma, soprattutto, dobbiamo ricordare che il diritto di pensiero e di espressione non comprende il diritto di mentire e di diffondere notizie false. I troll non sono un nuovo volto della libertà di espressione, sono un nuovo mezzo per negare agli altri il loro diritto di espressione e il proprio pensiero.

 

La democrazia non si difende con troll anonimi, ma con dibattiti seri e fondati su fatti, non su bugie e disinformazione che non è altro che la manipolazione di notizie. La democrazia non è un giocattolo di pochi, ma la base sulla quale abbiamo costruito il nostro paese. Ricordiamocelo la prossima volta che partecipiamo a dibattiti di qualsiasi genere.

 

 








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