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13 Ottobre 2017
Quanto può essere costosa la morte del diesel in Europa.
di Francesco Pisani



Quanto può essere costosa la morte del diesel in Europa.
parigi

Solo ieri scrivevamo del difficile futuro dei motori diesel. E proprio nella serata di ieri abbiamo letto tutti che la Francia ha dato una bella accelerata sulla morte dei motori diesel. Infatti la notizia diffusa ieri dal governo francese e dalla città di Parigi recita che entro 20 anni saranno banditi i motori diesel e poco dopo anche quelli a benzina dalla città. Insomma solo mezzi pubblici o auto elettriche. Questo per motivi vari che vanno dal traffico alla vivibilità etc.

Più in generale il governo francese sembra voler spingere molto sulla scomparsa dei diesel. Non è ancora chiaro se si tratta di campagne elettorali anticipate o se davvero ci sia un progetto più ampio dato che si legge nel comunicato come la riduzione delle centrali nucleari sia un altro punto di questo programma. Certo è che la Francia si sta proponendo come avanguardista nella lotta all’inquinamento e al traffico senza forse valutare i costi di un’operazione simile e gli impatti sulla economia europea, sull’industria dell’auto e infine su tutti i consumatori.

L’economia europea, lo sappiamo, stenta a riprendersi. Siamo in una fase di stagnazione da anni e di fatto, chi più e chi meno, tutti i paesi fanno fatica a fare manovre strutturali che permettano un rientro dal debito. I paesi del mediterraneo, poi, sono quelli alle prese con la maggiore crisi e con tassi di disoccupazione, in particolare quella giovanile, davvero imbarazzanti da molti anni.

Insomma noi siamo gli USA la cui economia entra ed esce dalle crisi con molta facilità e la cui economia si basa su ben altre fondamenta.

Forse per dirla facile, non è esattamente il momento migliore per dichiarare guerra ai diesel. E sicuramente non lo è per l’industria automobilistica europea che non gode certo di una salute di ferro. I tedeschi sono appena fuori da uno scandalo enorme e costoso. E gli altri costruttori hanno gamme pesantemente basate sui motori diesel per ovvi motivi di vendite. Infatti, non dimentichiamoci che il motore diesel è molto meno inquinante del benzina per la co2. E proprio per questo i governi lo hanno spinto. Adesso che oltre la metà delle produzioni e delle gamme è ben organizzata intorno a questo motore si cambiano le carte e si mette al bando il diesel perché il parametro degli inquinanti diventa una altro. Non sembra molto serio e soprattetto saremmo curiosi di capire cosa ne pensa la lobby dell’auto.

Come sempre alla fine di tutto ci sono i consumatori. In primis perché si comincia a parlare di un piano di incentivi per favorire il cambio delle auto diesel verso le ibride. E questo chi lo paga? Noi contribuenti ovviamente. E subito dopo arriva il vero snodo della questione per le tasche di molti di noi: che valore avranno le nostre auto diesel al momento di cambiarle dato che saremo forse obbligati a farlo in anticipo? Alcune stime parlano di 3.000 euro medi a vetture di svalutazione. E proprio questa svalutazione dovrebbe venire coperta dagli incentivi. Ma rimane il fatto che sarà difficile e costoso assorbire oltre 14 milioni di veicoli diesel che non avranno un vero mercato.

Insomma si tratta di una svolta enorme e speriamo che i governi si muovano con calma e senza balzi in avanti. Anche perché si potrebbe ottenere esattamente il risultato opposto: cioè tutti coloro che oggi hanno un diesel, soprattutto se recente, invece di perdere molto denaro vendendolo anticipatamente, potrebbero decidere di tenerlo per molti più anni proprio per ridurre la propria perdita. Vero che questo significherebbe qualche sacrificio soprattutto nei periodi invernali, ma tra qualche sacrificio e varie migliaia di euro persi voi cosa scegliereste?

 








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