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Cultura - SocietàFrancesco Taverna

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28 Maggio 2019
L'antico Principato di Seborga
di Francesco Taverna


L'antico Principato di SeborgaDomenica 20 maggio, malgrado il tempo inclemente, un nutrito gruppo di persone ha partecipato all’anniversario dell’elezione di S.A.S. Marcello I principe di Seborga (al secolo Marcello Menegatto). Con l’occasione è stato presentato al pubblico il nuovo ‘luigino’ , moneta ufficiale del Principato, raffigurante da un lato il simbolo araldico del principato e dall’altro il Principe. Marcello I, che era accompagnato dalla bella principessa Nina Dobler, ha inoltre distribuito ai presenti il primo numero della rivista trimestrale del Principato ‘Inside Seborga’. Sulla scia di quanto  questa rivista presenta, il principe ha parlato a lungo della costituzione del nuovo C.O.N.S.-Seborga , cioè del Comitato Olimpico Nazionale Sportivo di Seborga. Dal canto suo, Alberto Romano, Grande Priore dei Cavalieri del VEOSPSS (Venerabilis Equester Ordo Sacri Principatus Sancti Sepulchri), ha proceduto all’investitura di tre postulanti. Il priore ha approfittato del momento di solennità per evidenziare, nella lunga storia del Libero Principato di Seborga, come lo stesso Stato del Vaticano abbia riconosciuto il Principato di Seborga quale unico esempio al mondo di ‘Stato cistercense’ e come l’Ordine dei Cavalieri trovi origine negli antichi ordini monastici. Suggestivo il momento dell’investitura. Il postulante, dopo essersi messo in ginocchio, come ormai avviene dal 1365 (data di fondazione del Venerabile Ordine di Santo Sepolcro) a tutt’oggi, chiede per ben tre volte di voler essere cavaliere prima di essere accettato.

Vediamo come nasce questo simpatico Principato: territorio di pertinenza dei Conti di Ventimiglia, nel 954 il conte Guido, prima di partecipare ad una spedizione contro i saraceni, avrebbe donato il territorio di Seborga all’abbazia di Lerino. Subito dopo il mille, la Repubblica di Genova inizia a sottomettere il ponente ligure e mette gli occhi anche sul principato di Seborga, creando non pochi incidenti di confine, tanto da convincere i cistercensi a vendere il territorio. Anche il duca di Savoia era interessato all’acquisto, perché con i territori di Seborga avrebbe controllato il tragitto dal mare al Piemonte. Il contratto di vendita fu firmato nel gennaio 1697 tra Vittorio Amedeo e l’abate di Lerino ma venne reso nullo quasi subito per le pretese dei monaci del convento di Montmajour. Questi ultimi chiedevano fosse rispettata una clausola inserita nell’atto di donazione che prevedeva, in caso di vendita di Seborga, che l’introito venisse devoluto a questa abbazia. I Savoia non pagarono mai e i genovesi fecero di tutto perché il contratto di vendita non fosse rispettato. Con il passare del tempo, essendo i Savoia impegnati in altre mire espansionistiche, non se ne fece più nulla fino al 1727, quando i Savoia fecero una nuova concreta proposta di acquisto, subito accettata dai monaci. Genova si fece nuovamente avanti, contestando alcuni confini con l’intenzione di non permettere il perfezionamento del contratto. È così che si giunge alla rivoluzione francese, alle campagne Napoleoniche ed infine, nel 1815, alla Restaurazione con la soppressione della Repubblica di Genova e l’assegnazione del suo territorio ai Savoia. Nel documento di passaggio vengono nominati tutti i territori genovesi del Ponente che passano ai Savoia ma non si fa cenno alcuno a Seborga. Per questa ragione, i seborghini si ritengono ancora Libero Principato.







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