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Cultura - SocietàStefania Castella

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05 Marzo 2024
Quella libertà che non passa dalla parte delle donne
di Stefania Castella


Quella libertà che non passa dalla parte delle donne

Libertà di essere donne, formule matematiche, filosofia

 

La battutaccia in stile film da quart’ordine in certi ambiti risuona ancora. È la fatidica frase “avete voluto la parità…” che sottace che hai preteso la bicicletta, tu che potevi benissimo proseguire arrangiandoti a piedi, e la pretesa del mezzo di locomozione che doveva pareggiarti ad altro essere già munito di attrezzatura per cavarsela nel suo burbero e intoccabile mondo antico, non si è riprodotta in modo vano. Le donne fanno tutto ciò che possono senza limiti, al pari di chiunque, peccato che questa fatidica bicicletta pretesa, se la siano ritrovata su un conto perpetuo da scontare vita natural durante. Oggi fuori dal Feudalesimo e dall’oscurità di qualche millennio fa, le donne hanno lasciato la baracca per raggiungere una meta al pari dei loro compagni maschi, peccato per alcuni piccoli particolari che però ancora non fanno tornare i conti.

Perché si può uscire in due e dividersi una pizza e una bibita, condividere legittimamente fatture, scontrini, bollette, eppure, ciò che non si condivide al cento per cento è quello spazio che solo alla donna spetta. Diciamolo subito così da passare oltre, hai voglia a parlare di parità, la pizza puoi pagarla a metà ma se c’è da scegliere tra restare a casa e uscire a lavorare la conta di chi resta e di chi può avere altra libertà di scelta è sempre unilaterale. E chissà perché.

Cosa si può fare per colmare certi spazi che restano inevasi, irraggiungibili? Raccontarlo forse, solo uno dei piccoli passi che si può tentare di fare. Se sei donna avrai da vestire abiti che sono stati scelti per te da millenaria convinzione, oggi come ieri. Dovrai “scegliere” di essere generatrice di nuova linfa vitale altrimenti il tuo ruolo risulta ammaccato, mancante, non al pari, e quando sarai convinta di questa scelta generatrice, capirai che il peso dell’universo non ha per tutti la stessa distribuzione. Perché sì, donna, hai voluto la bicicletta e ti tocca lo stesso andamento del tuo compagno, spesso troppo veloce per il tuo percorso. Lui che può andare senza mutare nessuna particella della sua vita, tu che devi rallentare perché nel frattempo il tuo ruolo di madre si dovrà incastrare con quello della donna e il suo lavoro, della donna il suo lavoro e le incombenze domestiche, e in più tutto ciò che significa aver voluto la bicicletta; hai di fatto imparato a pagare bollettini, discutere con amministratori, a gestire pagamenti e file in banca, posta, agenzie. Del resto hai voluto la parità. E se tutto questo parlare e raccontare rassomiglia a un volo pindaricamente filosofico, è forse la matematica a farci tornare a riprendere il filo di un discorso in cui i conti non tornano mai.

 

Concretamente secondo lo studio più recente, sotto il tappeto della cui polvere si occupa la donna, si nascondono numeri che inchiodano ad una realtà che cambia ma non cambia mai. Perdonate ancora la poesia. In Italia su un campione di 100 donne, 33 dipendono economicamente da qualcuno, 37 donne non hanno un conto corrente, 30 non hanno reddito personale. Sembrano numeri che indicano una unica sola categoria, in realtà non è così. Dentro vi è compreso chi non ha un impiego e vive dedicandosi alla famiglia, per scelta propria, più spesso per nessuna altra scelta alternativa. Pensate alle donne che in modalità pratica domani hanno da coprire un turno di lavoro, non hanno la fortuna di avere sostegni familiari e non sanno come gestire un piccolo con l’influenza o uno che non va ancora all’asilo (che merita un capitolo a parte per le quote non dappertutto e per tutti accessibili). Vi è compresa chi ha un impiego ma guadagna poco, troppo poco, e conferma che il gender gap non è un claime pubblicitario degli anni ’80 pur parendo. Vi è compresa chi non sa come affrontare una spesa imprevista senza avere il terrore di doverlo comunicare al compagno-fidanzato-marito, che gestisce in modo diretto o meno entrate e uscite, come raccontano i centri anti violenza da tempo. Tutto questo ci porta a conclusioni filosofiche, ancora, perché potremmo semplicemente chiudere dicendo “stringiamoci e combattiamo per i nostri diritti” eppure ci pare di averlo urlato dalla notte dei tempi tanto che l’eco si è persa via via. Oggi le donne giovani sembrano aver imparato lezioni impartite da madri e nonne che hanno vissuto quella rivoluzione che voleva dire libertà sessuale, di pensiero, eppure ancora non esiste la consapevolezza di una libertà legata all’indipendenza e alla consapevolezza economica, indipendenza da raggiungere imparando a gestire, che passa dalla fine della questua per elemosinare lavoro, paga adeguata e dignità, indipendenza che è sempre meno legata alla poesia e sempre più alla matematica, i cui problemi hanno bisogno di formule esattissime per essere risolti, e noi paese di santi, poeti e navigatori, spesso ce ne dimentichiamo.








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