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Cultura - TeatroStefania Castella

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03 Marzo 2016
Le parole di Oriana-Omaggio a Fallaci in concerto. Maria Rosario Omaggio emozionante Oriana
di Stefania Castella



Le parole di Oriana-Omaggio a Fallaci in concerto. Maria Rosario Omaggio emozionante Oriana
La locandina dello spettacolo

Eccola, è lì, è presente. È sguardo che vive, è parola che scava come goccia nella roccia. La voce di una donna può rendere quello che non possiamo dimenticare, un momento in cui l’anima può librarsi e ritornare a congiungersi con il mito del ricordo. Indelebile ricordo. C’è una potenza nella donna che va oltre la sessualità, vince il sessismo come vincerebbe ogni ruolo e distinzione, qualcosa che va oltre la donna, Oriana era così. Era una donna, oltre. La sua impronta nella voce dell’attrice, non un’attrice ma L’Attrice, che quando si parla di certi professionisti bisognerebbe protendere tutti gli onori, una profondità che descrivere a parole umane sarà difficile.
 
Maria Rosaria Omaggio non legge semplicemente, non interpreta semplicemente, E’ Oriana, lo è nelle pause tra una frase e l’altra, lo è negli sguardi ora dritti negli occhi dei suoi interlocutori, ora a guardare lontano, mai distratti, voce ferma, sguardo fiero, nessun volto sarebbe potuto essere più incisivo come scolpito apposta in una pietra preziosa per restare indelebile. Più di vent’anni in scena, romana di nascita, internazionale d’adozione, la Omaggio, inizia il suo percorso giovanissima, un percorso che si snoderà attraverso tutte le sfumature dell’arte, dalla musica, alla televisione, al teatro, ai libri. Orgoglio dell’Italia nel mondo, la sua Graciela in "Diatriba d’amore contro un uomo seduto" di Alessandro D’Alatri, nell'unico testo teatrale del maestro Gabriel Garcia Marquez, dal quale ha avuto i diritti di rappresentazione per l’Italia (Il testo è pubblicato negli Oscar Mondadori).
 
Il suo amore per il cinema l’ha portata a recitare per grandi registi e in più lingue, spagnolo francese inglese, in due film di Escriva in catalano, la bellezza del valore in più, il dialetto romano, siciliano, napoletano e quel fiorentino che restituisce quel qualcosa in più che supera la caratterizzazione. Una donna dalle mille sfaccettature, che ha prestato il volto a personaggi sempre intensi, come lei. Sconfinata cultura, attenta al sociale ideatrice de Il teatro per l’Unicef, che ha visto coinvolti il mondo del teatro e autori come Maraini, La Capria, Merini, Bevilacqua, Comencini, Tani, Erba, Cavosi e Franceschini, a scrivere per i bambini. "I bambini sono gli adulti di domani, se noi non ci occupiamo dei bambini in qualsiasi nazione, non ci rendiamo conto che sarà difficile trovare quella pace che anche Papa Francesco anela. Il mio modo di essere mamma come forse ha fatto la Fallaci". E durante una lunga intervista nel raccontare il film "Walesa l’uomo della speranza" (2013) del premio oscar polacco Andrzej Wajda, ruolo per il quale vinceva la menzione speciale del premio Pasinetti alla 70esima Mostra del cinema di Venezia, lei, premio Oriana Fallaci 2014 della regione toscana, rivelava l’intensità e l’orgoglio nel dare il volto alla donna che confessa aver ammirato da sempre.
 
"Un mio desiderio covato da tempo, sin da ragazzina dicevo Oriana Fallaci" alla domanda fatidica che si fa agli attori del tipo "quale personaggio ti piacerebbe interpretare?". Oggi Maria Rosaria Omaggio è ancora in scena con Oriana, le sue parole, la sua "evocazione" e la rievocazione dei testi dei suoi scritti, in "Le parole di Oriana-Omaggio a Fallaci in concerto" accompagnata dalla pianista Cristiana Pegoraro musicista di fama internazionale definita "Artista del più alto calibro" dal New York Times, l’emozione di note tra quelle preferite dalla scrittrice, che batteva ritmicamente, musicalmente, freneticamente sui tasti della sua macchina da scrivere, accompagnata dai suoi brani amatissimi come "Greensleave". Potremo ascoltare la voce della grande attrice che, a socchiudere gli occhi, sembra davvero di sentire il suono profondo, roco, intensamente toccante della scrittrice fiorentina, a Terni sabato 12 marzo al Teatro Secci. Godere dei filmati, le foto, immagini-impressioni visive, lavoro di Carlo Fatigoni e Vincenzo Oliva, uno spettacolo che muoverà ricordi e anima che gli estimatori di queste due grandi donne apprezzeranno come un dono, il dono che nasce dalla predisposizione e che la fatica affina fino a generare capolavori dell’anima, che uniscono gli animi, in un unico grande momento di musica, parole, emozioni, in una sola parola Arte, quella vera che in Italia dovremmo apprezzare di più.
 








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