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Cultura - TeatroStefania Castella

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27 Aprile 2019
Antonello Costa quattro chiacchiere sul mestiere dell'attoreâ?¦
di Stefania Castella



Antonello Costa quattro chiacchiere sul mestiere dell'attoreâ?¦
Antonello Costa

Uno dei pochi attori di varietà degli ultimi anni, che sa mettere insieme tradizione teatrale e modernità del linguaggio, verbale e scenico.

Antonello Costa attore, comico, cantante, regista; più di trent'anni di carriera nel suo bagaglio di artista, in questi giorni impegnato con "Tutti in crociera...un mare di risate" con Annalisa Costa, Gianpiero Perone e un massiccio corpo di ballo sarà in scena fino al 19 maggio al Teatro Manzoni per poi ripartire verso nuovi progetti. Gli abbiamo fatto qualche domanda su un mestiere, miscela di fatica e passione.

Antonello possiamo dire, buona la prima…

- C’è stata una grande affluenza. Sono assolutamente entusiasta.-

Ci racconta un po' di questa “Crociera”?

-Sono Antonello comico squattrinato, convocato da una comunità italoamericana per ricevere un premio a Boston. Non avendo soldi per l'aereo, il mio agente organizzerà il viaggio in nave, dove per sopperire alle spese, dovrò intrattenere i passeggeri. Così il comandante interpretato da Perone, mi chiederà di volta in volta un omaggio per ogni tappa della crociera. Oltre a ballare e cantare sarò in veste di diversi passeggeri, un uomo di centocinquanta chili, un cantautore romano… Insomma un grande varietà, come dice la parola stessa, con una grande varietà di scelta.-

Come nasce un personaggio, una caratterizzazione?

-Non c’è una vera teoria, ognuno ha il suo metodo. Io osservo, ascolto il modo di parlare delle persone, cerco di cogliere un’intonazione. Ad esempio ricordo Maurizio con un accento pugliese, ispirato da un mio fonico che aveva questa cadenza. Si colgono caratteristiche intorno alle quali si costruisce poi una battuta, un personaggio. Nascono così idee come quella dell’arabo che invece del Kebabbaro, gestisce un bar, e invita tutti al suo “KeBar”... Può colpire una parola, come un modo di gesticolare o camminare.-

Tutti questi personaggi restano addosso in qualche modo?

-Un tempo forse si, oggi che sono più “anziano” (faccio questo mestiere da quasi trentacinque anni) ho imparato a scindere. Mi levo di dosso i personaggi una volta a casa. Ci vuole tempo e tecnica, altrimenti si impazzisce!.-

Ma un po' di ansia?...

-La verità? Solo nel momento in cui devi rompere il ghiaccio, mostrare una novità, poi l’ansia lascia il posto alla consapevolezza che quella battuta piacerà, farà ridere.-

Difficile far ridere oggi…

-Si. E far ridere è una sensazione impagabile. Io dico che il mestiere di comico dovrebbe essere trattato dalle ASL come terapia. La gente ride poco. Ridere fa dimenticare tanti problemi.-

Se non avesse fatto l’attore?

-Credo di essere nato per questo mestiere, ma soprattutto per fare il comico. Se non l’avessi fatto per professione probabilmente avrei fatto non so, il postino che fa ridere. E’ una caratteristica che avrei avuto a prescindere.-

Più facile far piangere?

-Assolutamente. Dirò di più, un attore di prosa, che recita un copione, fatica. Un attore comico, che scrive le sue battute e deve farti ridere, fatica il doppio. Di uno spettacolo puoi dire: “E’ stato carino” di uno spettacolo comico se dici “E’ stato carino” come ti sembra? Un flop naturalmente. C’è tanto da lavorare, studiare ogni dettaglio. Io canto, ballo, per far ridere naturalmente. So di dover essere convincente e una cosa per convincere gli altri, deve convincere me per primo.-

Ha convinto tanti, anche Arturo Brachetti…

-Pare proprio di sì. Mi sono esibito al Teatro di Torino nel quale lui non fa prosa ma solo varietà, forse l’ha colpito il fatto che io sia uno dei pochi che lega la tradizione e la modernità cercando di essere sempre avanti. E’ stato lui a propormi di fare la regia del mio prossimo varietà. Così in calendario dal 20 dicembre al 6 gennaio, sarò a Torino per la regia proprio di Brachetti.-

Altri obiettivi futuri?

-L’anno prossimo sarò in cartellone a Roma all’Olimpico dal 30 aprile al 10 maggio 2020, in uno dei più importanti teatri al mondo. Ci sono stati tutti i grandi, ci sarà anch’io. Una tappa fondamentale. Ci ho messo tanti anni, ma l’ho raggiunta. E’ bellissimo, ci ho lavorato tanto.-

Ripensando alla sua carriera, un pensiero che le viene in mente?

-Mi viene in mente la voglia, un tempo, di essere famoso. Oggi, voglio essere bravo. Oggi che famosi magari lo sono un po' tutti grazie alla televisione, ai social, io credo che essere bravi, sia molto più importante che essere famosi. E che se riempi un teatro di persone entusiaste, persone che tornano per vederti, allora sì, sei stato bravo...-








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