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Cultura - TeatroStefania Castella

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03 Marzo 2020
Non domandarmi di me Marta mia. Al Torlonia il carteggio tra Pirandello e Marta Abba
di Stefania Castella



Non domandarmi di me Marta mia. Al Torlonia il carteggio tra Pirandello e Marta Abba
Marta Abba ph Manuela Giusto

Sul palco del Teatro Torlonia Elena Arvigo darà corpo e voce al carteggio tra Luigi Pirandello e Marta Abba con Non domandarmi di me, Marta mia, testo di Katia Ippaso, per la regia di Arturo Armone Caruso, in scena dal 6 all’8 marzo. Uno spettacolo che rievoca il rapporto elettivo dell’attrice con il suo maestro proprio nelle ore che seguono la morte di Luigi Pirandello. In quella notte non solo si fa vivo il fantasma dello scrittore siciliano, ma vengono chiamate a raccolta le eroine pirandelliane. Non domandarmi di me, Marta mia si situa in un preciso punto del tempo, il 10 dicembre del 1936, data della morte di Luigi Pirandello, e in un preciso punto dello spazio, New York, dove Marta Abba stava recitando al Plymouth Theatre di Broadway. Quella sera, dopo aver fatto al pubblico l’annuncio dell’improvvisa scomparsa di Pirandello, alla fine dello spettacolo Marta Abba si trova da sola nella sua camera di Manhattan. Legge l’ultima lettera che Pirandello le aveva scritto, solo sei giorni prima della sua morte. In quella lettera, lo scrittore non accennava alla sua malattia. «Nella calma allucinata di quella notte, dopo la rappresentazione, Marta si trova a dover fare i conti con il suo passato – racconta Katia Ippaso, autrice della pièce – L’attrice ha portato con sé le lettere che negli anni le ha scritto Pirandello dal 1926 al 1936 ma anche quelle che lei aveva indirizzato al suo Maestro. Le sparge sul letto e sul pavimento, vi si immerge, e rievoca così la loro storia, la storia di un rapporto elettivo, segreto per gli altri, e in una qualche forma incomprensibile, “un fatto d’esistenza”, annotava Pirandello in una lettera del ’29. È una notte di veglia, in cui si fa vivo non solo il fantasma di Pirandello, ma vengono chiamate a raccolta anche le immagini fantasmate di tutte le eroine pirandelliane (dalla Tuda di Diana e la Tuda alla Donata Genzi di Trovarsi, fino alla contessa Ilse de I Giganti della montagna) che il grande scrittore aveva inventato per lei, per la sua Marta». La camera di Marta Abba è un caleidoscopico comporsi e scomporsi di inquadrature che inseguono il fluire del testo e della tessitura musicale, dove si va a delineare una storia umana, un amore palpitante, appassionato, intellettuale e non solo, con una scrittura poetica che racconta dieci anni attraverso uno scambio di lettere animate da sentimenti, teatro e distanza. Un viaggio notturno in una corrispondenza dalla quale affiora pulsante l’emozione e il lungo, intenso e per tanti versi doloroso rapporto tra Luigi Pirandello e Marta Abba. Si intrecciano e irrompono sulla scena «i temi dell’impossibile fusione amorosa, del senso dell’arte, della vecchiaia inesorabile, della morte e della forma, anche quella dell’arte, che soffoca la vita, a suggerire il sentimento di una irrimediabile perdita, di una minaccia incombente, di un’epoca buia. Luigi Pirandello e Marta Abba si allontanano, dunque, all’infinito nella glaciale notte newyorkese, alla frontiera tra la vita e la morte, all’alba dell’immane catastrofe – riflette il regista Arturo Armone Caruso – Un teatro d’ombre, con lettere, foto in bianco e nero, estratti filmati, nuvole che si addensano, in cui Pirandello si esprime tramite Marta Abba e viceversa. L’uno e l’altra, insieme. Incarnati». Non domandarmi di me Marta mia 6 - 8 marzo 2020 Teatro Torlonia Elena Arvigo dà corpo e voce al carteggio e all’amore impossibile tra il grande autore Luigi Pirandello e l’attrice Marta Abba, sua musa ispiratrice e desiderio amoroso, che il testo di Katia Ippaso restituisce alla scena come mistero artistico ma anche storia umana, per un viaggio intimo tra teatro, sentimenti, distanze e ricordi in una notte struggente. di Katia Ippaso con Elena Arvigo regia Arturo Armone Caruso musiche originali Mariafausta scene Francesco Ghisu disegno Luci Giuseppe Filipponio








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