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30 Giugno 2010 Dette d'amour di Gessica Franco Carlevero
Dette d'amour, Eugene Durif, Beppe Navello 15 - 16 luglio 2010 Cavalerizza Reale Torino Dopo un primo studio del 2007 presentato alla Biennale Teatro di Venezia, Beppe Navello presenta al Festival Teatro a Corte di Torino Dette d'amour, un impromptu à Venise. Per lo spettacolo Navello ha coinvolto Eugène Durif, uno fra i più apprezzati drammaturghi contemporanei francesi. Lo spunto della pièce è Le bourru beinfaisant, opera di Goldoni che funge da pretesto per una più generale considerazione sullo stato del teatro e degli artisti. L'idea dello spettacolo non è delle più originali: un drammaturgo si trova alle prese con la riscrittura di Le bourrou beinfaisant per tentare di riattualizzare l'opera. Lo scrittore viene però investito da una serie di dubbi e questioni private che minano il procedere del lavoro. I fantasmi di Goldoni e di Molière gli appaiono in sogno ponendo questioni che non fanno che aumentare i suoi dubbi. "Ma cosa fai con il mio testo?" domanda l'anima del maestro veneziano. Il giovane drammaturgo vacilla, "Perché il teatro? Ci vorrebbe il silenzio sul palco. Ciò che c'è di bello e di vero nel teatro lo si raggiunge solo accidentalmente. È il linguaggio ad essere antiquato e sdolcinato". La difficoltà a rimaneggiare un testo già perfettamente compiuto, l'assillo del confronto con un grande maestro e l'angoscia di dover presentare un testo commissionato da molto tempo mettono in difficoltà lo scrittore. L'autore si chiude nel silenzio. D'altro canto il regista e gli attori della compagnia non hanno un testo su cui lavorare, si trovano alle prese con passi frammentari, costretti a ripetere continuamente la medesima situazione. La messa in scena di Navello è brillante, alle riflessioni del drammaturgo si alternano i siparietti delle due attrici rivali che non perdono occasione per attaccarsi a vicenda creando situazioni divertenti. Tuttavia il messaggio dello spettacolo è amaro. "Il teatro è un'arte obsoleta, quasi morta", dice il protagonista con lo sguardo perso nel vuoto.
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