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03 Giugno 2010 L'asinello che non vuol saperne di nascere di Gessica Franco Carlevero
26 giugno 2010 27 giugno 2010 03 luglio 2010 04 luglio 2010 09 luglio 2010 10 luglio 2010 11 luglio 2010 Rifugio degli Asinelli, Via per Zubiena n° 62 Sala Biellese (BI) testo di Antonio Tarantino con Antonio Tarantino (il dottore Silvia Ribero (l'asina zoppa), Rita Bruno (la serva), Stefano Saccotelli (la serva) L'incontro tra Claudio Zanotto Contino e Antonio Tarantino non poteva che sortire un esito interessante. Il primo dal 1997 è impegnato a girare le piazze di borghi e contrade insieme alla sua asina, Geraldina La Sommaire. Il secondo è uno tra i massimi drammaturghi italiani viventi. Lo spettacolo che segna la collaborazione tra due figure assolutamente originali è L'asina deve partorire ma l'asinello non ne vuol sapere di nascere. Innanzitutto bisogna inquadrare la cornice in cui si svolge lo spettacolo, Il rifugio degli Asinelli di Sala Biellese. Il pubblico siede su panche di legno, per terra vi è la paglia e il ragliare degli asini fa da sottofondo. Sulle prime parrebbe di assistere ad uno spettacolo per bambini. La protagonista fa la sua comparsa con una testa di asino sul capo affiancata da due valletti che portano grandi orecchie da topo. Gli oggetti di scena sono a cura di Paola Risoli, una scultrice che per i propri lavori si serve di materiali di recupero; vediamo una grande valigia rossa, una lampada, e altri pochi e semplici dettagli la cui forma rimanda immediatamente al mondo dei fumetti. Subito però ci si rende conto che nonostante il tono leggero della rappresentazione, l'intento dello spettacolo non è del tutto fiabesco. La protagonista è un'asina zoppa, una prostituta d'alto borgo che sta per partorire. Il dolore che precede il parto è forte, la mamma si domanda se in realtà non sia un castigo di Dio per i suoi atti impuri, se dentro di lei non si agitino piuttosto degli esseri diabolici. Ma l'asina si consola, "Dio sa perdonare le Maddalene, qualora si redimano, e a me non manca la grana per cambiar vita". Intanto il parto si avvicina e al nascituro è già assegnato un nome: Conan. Tuttavia l'asinello non ne vuol sapere di nascere, ed è costretto ad intervenire il medico per tentare di risolvere la situazione. Questo è il momento in cui si raggiunge la maggiore intensità, quando la voce di Antonio Tarantino comincia a leggere le battute del medico. La sua cadenza pacata, spontanea ma espressiva, risalta accanto alla recitazione un po' di maniera degli attori, riuscendo così a dare rilievo al testo, che ora assume una forza maggiore. Il dottore si avvicina all'asina, estrae un fonendoscopio e comincia a parlare con il piccolo che non vuol venire al mondo. " Talvolta la melanconia ingrandisce ai nostri occhi certi fenomeni. Perché non vuoi nascere?". "Non voglio per non rischiare di diventare un cialtrone come te. Noi asinelli non ancora nati ci siamo resi conto che non avete fatto altro che predicare bene e razzolare male". Replica il piccolo per voce di uno dei valletti che assiste alle doglie. "Abbia il coraggio di nascere, Conan", lo supplica il dottore. L'asinello allora si rivolge alla madre "Cara mamma, Conan come nome mi pare una vera schifezza, magari mi sarebbe piaciuto Tarzan. Ma comunque a me non va di nascere". Dopo il dialogo tra il medico e la stoica bestiola pare che non ci sia speranza, sembra infatti che l'asina sia destinata alla morte, e con lei il piccolo Conan, o Tarzan. Invece Antonio Tarantino si avvicina al sipario, scosta la tenda rossa e mostra un asinello che forse, alla fine, si è poi deciso a nascere. Il finale è un po' veloce, ma il significato della metafora è chiaro, "Veramente, il nascere è il contrario del trapassare che si dice del morire. Ma in realtà, nascita e morte hanno così tanto in comune, sono due trapassi".
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