La scorsa settimana ho avuto il piacere di assistere allo spettacolo di Paolo Rossi. Devo ammettere che non ne avevo mai visto uno e, in questa occasione, ho capito essere stato un grande errore già quando, dopo essermi messo in coda ad aspettare pazientemente che ci permettessero di entrare, ho visto dopo pochi minuti metter fuori il cartello "tutto esaurito".
Location dell'evento erano le Officine Grandi Riparazioni di Torino, area utilizzata per i festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia e riconvertita in teatro postindustriale. Sono un luogo che non ti aspetti, perché quando varchi la soglia immagini tutto fuorché una gradinata, un palco e file di sedie che lo attanagliano. Paolo Rossi è lì, come sempre accade per i suoi spettacoli, ad accogliere il pubblico scambiando fin da subito qualche battuta. L’ambientazione è scarna, essenziale, come così deve essere.
Giusto il tempo di sedersi e subito Rossi inizia a raccontarci la trama di ciò che vedremo, ossia l’arte del rubare in teatro, perché secondo lui nessuno ha inventato nulla e se qualcuno ti dice: "Ho un idea che mai nessuno ha avuto prima", ci si può sentir rispondere: "un motivo ci sarà", ed è subito la prima risata. Affiancato da due musicisti che in alcuni casi fungono anche da spalle, Emanuele Dell’Aquila e Alex Orciani, lo spettacolo scorre veloce tra gag e, come le chiama lui, storiellette, tanto che non ci si accorge dello scorrere veloce del tempo e, dopo qualche scambio di battute con una signora che in prima fila indossa un abito viola, la fine dello spettacolo arriva inesorabile. Divertente e assolutamente da rivedere.
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