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Cultura - TeatroFrancesco Taverna

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21 Ottobre 2013
Cicatrici e guarigioni
di Francesco Taverna


Cicatrici e guarigioniTORINO - Si è concluso il 18 ottobre scorso il progetto "Cicatrici e Guarigioni", allestito presso la Casa Circondariale "Lorusso e Cutugno" di Torino, ideato e coordinato dal regista Claudio Montagna con il gruppo teatrale TS, Teatro e Società e realizzato grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo e del Comune di Torino. La campagna di comunicazione dell’evento è stata curata dalla Kami Comunicazione tramite la dott.ssa Roberta Dho.

Per la prima volta si è voluta sperimentare la funzione del teatro nel mettere a confronto, attraverso la rievocazione di un evento traumatico, le ferite del corpo e dell’anima di chi è vittima di un reato. Vittime e carnefici non sono mai collegati, così ognuno racconta la propria storia senza avere davanti il diretto interessato. Una cicatrice di suo è già un inizio di guarigione, ma la necessaria "crosta" che si forma in questo processo deve essere in qualche modo rimossa. L’idea del registra sta proprio nell’individuare nella rappresentazione teatrale il possibile metodo di rimozione.

L’atmosfera che si respira nell’entrare in un carcere per chi, come noi, non lo sta facendo per scontare una condanna, è quasi surreale: non ci sono porte che vengono aperte e poi richiuse dopo il passaggio, forse quella è più una visione legata alla filmografia che tratta questi argomenti. Ci sono invece corridoi lunghi ma non tetri, varie aule dove i detenuti svolgono le attività e infine il teatro, arredato in modo essenziale.

Dopo una breve presentazione del progetto ci si immerge nelle storie che due attori iniziano a raccontare in prima persona. A loro si affiancano poco dopo i diretti interessati, grazie a una voce narrante che tiene le fila della narrazione. Si tratta per lo più di storie di piccole violenze sviluppatesi a fronte di banali furti, ma non per questo sono meno toccanti ed interessanti di più efferati delitti. Quello che più colpisce l’animo umano è tuttavia vedere queste persone mettersi in gioco, a nudo, mentre raccontano cosa è accaduto loro e le vicissitudini che li hanno condotti infine a scontare una pena detentiva.

Spesso non si tratta se non di mancati appuntamenti con la parte buona del nostro destino, quella parte che avrebbe permesso scelte sicuramente diverse. Perché, come ha detto Cristian, metà rumeno e metà di etnia rom, il 99% delle persone non ruba perché ne ha voglia, ma perché oramai fa parte di un sistema dal quale non può o riesce ad uscire se non con una grande forza e determinazione, che tuttavia è spesso annebbiata dall’uso di droghe. Ecco dunque che le scelte sfortunate e la casualità di trovarsi nel momento e nel posto sbagliato accomunano vittime e carnefici.

Ogni sera tutti i posti sono occupati e tutte le sere chi esce da quei cancelli è forse più consapevole che una scelta, alle volte fatta anche per necessità, può cambiare profondamente il destino di una persona.






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