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Cultura - ArteGianni Pezzano

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06 Febbraio 2015
Doppiare o non doppiare.
di Gianni Pezzano



Doppiare o non doppiare.
l'interprete

Non è facile studiare una lingua, particolarmente per chi ne conosce soltanto una. Devi imparare nuove regole grammaticali, devi stare attento quando ascolti perché la lingua nuova potrebbe avere suoni che non conosci, oppure differenze sottili che potrebbero cambiare il senso di parole o frasi. Non parliamo poi di quelle lingue che hanno alfabeti diversi e dove il tono di voce cambia il senso della parola.

 

Spesso quando andavo al locale dei miei amici in Australia sentivo clienti australiani ordinare “bruscette”. Inevitabilmente cercavo di correggere la pronuncia ma la risposta era, “ma è scritto così”. Io ribattevo chiedendo come si scrive school, architect e chemist. Tutte parole di origine italiana con la stessa pronuncia di bruschetta e ogni volta hanno capito il motivo della mia precisazione.

 

La lingua inglese in particolare contiene parole di origini diverse e queste parole si scrivono, oppure si pronunciano nel modo originale. Per questo motivo una parola spesso non si pronuncia come si scrive.

 

Infatti, è proprio questo aspetto dell’inglese che crea problemi anche per chi vuole studiarlo. Ricordo una mia insegnante in Australia, una signora italiana che parlava almeno tre altre lingue, che diceva sempre agli studenti che per lei l’inglese era la lingua più difficile da imparare come seconda lingua.

 

Bisogna precisare che non si tratta soltanto di una vicenda banale, per aiutare studenti ad ottenere un voto in più in pagella. La lingua nuova è una chiave per imparare di più. Le traduzioni non possono mai essere al 100% fedeli all'originale, per questa ragione è sempre meglio fare ricerche e mediazioni con i documenti nelle lingue originali. Però è inutile imparare una lingua solo per leggere, una lingua si impara soprattutto per parlare e comunicare, purtroppo in questo l’italiano medio è impreparato.

 

Per quanto leggere fornisca la base per conoscere le parole, nell’inglese si può ottenere una padronanza della lingua soltanto con la pratica. In effetti la mancanza di grammatica vuol dire che questa lingua si impara soltanto con la pratica regolare. Attenzione però, non solo nel parlare, ma anche nell’ascoltarlo.

 

In questo un pregio italiano per fare capire un film straniero diventa un difetto per imparare bene una lingua originale del film. L’uso dei doppiatori in tutti i film al cinema non aiuta gli studenti ad ascoltare la pronuncia corretta di parole, ma anche per prendere orecchio agli accenti che segnano le differenze geografiche del mondo anglofono. Se si pensa che la città di New York ha cinque accenti molto diversi tra di loro secondo il quartiere in cui si nasce, come Londra ha accenti specifici in alcuni quartieri ci vuol poco per rendersi conto del motivo per cui molti italiani abbiano difficoltà a capire l’inglese quando vanno all’estero, come anche gli sbagli di pronuncia degli italiani della lingua creano problemi nell’essere capiti.

 

Sarebbe banale puntare il dito solo sui famosi “falsi amici”, cioè quelle parole simili da una lingua all’altra, perchè sono soltanto una parte del problema. È facile ricordare che “library” in inglese non è la libreria, bensì la biblioteca. Ascoltando i film in lingua originale ti fa capire che in inglese esistono due modi di dire biscotto, nei paesi del Commonwealth britanico utilizzano la parola francese”biscuit”, ovviamente pronunciato in modo inglese, invece negli Stati Uniti e il Canada la parola diventa “cookie”. Questo è un problema che si risolve con la lettura di libri e riviste, ma non risolve il problema principale per lo studente italiano della lingua inglese, la pronuncia.

 

Negli anni 50 dell’ultimo secolo il grande politico Winston Churchill, che era anche un grande scrittore vincitore del Premio Nobel per la Letteratura, disse che tra duecento anni gli inglesi e americani non si sarebbero capiti. Ovviamente con l’arrivo della televisione e ora con internet e Skype le due lingue si sono avvicinate. Ma questo non nega il punto principale della frase,che le due versioni d’inglese sono diverse tra di loro e che ogni paese anglofono ha le sue particolarità.

 

La bravura dei doppiatori italiani nasconde queste differenze, come nasconde anche le pronunce vere delle parole. Inoltre il doppiaggio raramente riesce a tradurre bene giochi di parole che sono la base dei film comici, oppure che fan parte di trame complicate.

 

Un altro effetto dell’uso esteso del doppiaggio è ancora più sottile. Il pubblico italiano non sente la bellezza delle voci degli attori di lingua inglese, alcune delle quali fanno capire che anche la lingua inglese ha la sue qualità musicale e poetica. Pochi conoscono le voci vere di grandi attori come Laurence Olivier e Richard Burton (non a caso attori shakespeariani), o le voci inconfondibili di Tony Curtis o Cary Grant. Nel film “A qualcuno piace caldo”, il doppiaggio in italiano non fa capire che Tony Curtis, quando fa finta d’essere ricco per conquistare Marilyn Monroe, prende in giro l’accento di Cary Grant. Pochi italiani conoscono la gentilezza e il tono quasi musicale dell’accento di Dublino, oppure il vero accento di Crocodle Dundee che immediatamente fa capire all’anglofono che lui è senza dubbio australiano.

 

Nello stesso modo il pubblico italiano non si rende conto che parole apparentemente difficili in effetti si pronunciano in modo semplice. La famosa salsa Worcestershire si pronuncia “Woostershir”, oppure che la pronuncia della città di Leicester è “Lester”. Negli Stati Uniti lo stato di Kansas si pronuncia come si scrive, ma lo stato di Arkansas di pronuncia “Arkansor”. Infatti, i residenti dell’Arkansas sono cosi fieri della pronuncia del nome, che viene dal nome della tribù indiana locale, che esiste una legge per definire la pronuncia precisa della parola.

 

Per fortuna l’esistenza di dvd con la lingua originale aiuta lo studente d’inglese ad abituarsi alla pronuncia delle parole e ai vari accenti. Però non basta. Anche la RAI e i canali televisivi privati hanno un ruolo importante nel far capire la pronuncia giusta delle parole e nomi inglesi, come anche altre lingue. Per esempio, il cognome di Richard Burton NON è Barton, come spesso si sente alla televisione. Potrei citare centinaia di esempi, però non è necessario perché la pronuncia giusta spesso è l’eccezione e non la regola.

 

È interessante notare che il grande giornale americano “The New York Times” nelle sue cronache quasi sempre specifica la pronuncia corretta di nomi di personaggi importanti. Non ho mai visto un giornale italiano fare un gesto simile, ma sarebbe giusto farlo e non solo per dovere di cronaca.

 

Sappiamo tutti l’importanza della lingua inglese. Infatti è cosi importante che dobbiamo assicurare che sia insegnato bene prima di tutto a scuola, ma anche  da tutti i mezzi di informazione. Spesso vediamo comici prendere in giro la pronuncia della nostra lingua da parte di turisti stranieri.

Ci vuole poco per capire che la nostra pronuncia e comprensione dell’inglese non è meglio. Una debolezza facile da risolvere, basterebbe solo la voglia di farlo. Però. Non dobbiamo scordare che questo sforzo non si deve limitare al solo l’inglese, ma anche a tutte le altre lingue straniere.

 








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