MILANO - Parlare di tempo non è mai semplice: come misurarlo, come mostrarne lo scorrere, come rendere il passare del tempo percepibile dagli altri sensi? La mostra che si tiene presso la Triennale di Milano, curata da Silvana Annicchiarico e Jan van Rossem e intitolata "O'clock. Time design, design time", si occupa proprio - o comunque tenta - di rispondere a questi quesiti. Si tratta di uno speciale progetto di allestimento a cura della designer spagnola Patricia Urquiola, creato in collaborazione con Officine Panerai, marchio di alta orologeria, che cerca di riflettere su questo tema attraverso il design. Se è infatti vero che altre arti come cinema, fotografia, letteratura e arte figurativa, hanno tutte sviluppato una propria riflessione sul tema del tempo, talvolta creando una propria sottocultura espressamente dedicata a questa tematica, il design si è rivelato spesso fuggitivo, rilegando e limitando l'argomento alle categorie di precisione, misurabilità e funzionalità.
Non stavolta: sfruttando la tendenza odierna di appiattimento del tempo o, meglio, di "presentificazione", la mostra si prefigge di descrivere e di essere specchio della mutiprospetticità del tempo, del suo scorrere incessante. Video, installazioni, oggetti e opere si prefiggono tutte di indagare il tempo e indagarlo in ogni sua dimensione - il tempo passato, che passa e che diviene - e in modo divertente, poetico o, talvolta, provocatorio e critico.
Tra le opere si segnalano "Chrono shredder" di Susanna Hertrich, un calendario che distrugge i fogli dei giorni appena trascorsi in tanti minuscoli pezzettini, "Beautiful sunflower panerai painting" di Damien Hirst, "Eternity" di Alicia Eggert & Mike Fleming. La varietà è tanta e la qualità del complesso espositivo quasi disarmante. Dateci un pensiero e, se decidete di andarci, non rimandate a domani, che fa troppo presto a diventare ieri.
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