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Cultura - ArteStefania Castella

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02 Luglio 2021
Van Gogh Involontario. Al via la nuova mostra del Museo della città di Livorno
di Stefania Castella



Van Gogh Involontario. Al via la nuova mostra del Museo della città di Livorno
Guardianella con porci. M. Puccini

Livorno Museo della città 

2 luglio - 19 settembre 2021

a cura di Nadia Marchioni

 

 

La nuova mostra del Museo della Cittàdi Livorno nasce dalla riscoperta di una importante collezione di dipinti di Mario Puccini (Livorno 1869 - Firenze 1920), grande pittore nel solco dei Macchiaioli definito da Emilio Cecchi nel 1913 un Van Gogh involontario, di cui si vuole celebrare il valore storico artistico, ponendo al contempo una riflessione su opere mai presentate prima o raramente esposte in passato. Curata da Nadia Marchioni affiancata da un Comitato scientifico formato da Vincenzo Farinella, Gianni Schiavon e Carlo Sisi, lesposizione celebra il centenario della morte del pittore del 2020 e amplia le ricerche avviate in occasione dellesposizione del 2015 al Palazzo Mediceo di Seravezza.

 

La collezione riscopertapermette infatti di seguire lo sviluppo della carriera artistica di Puccini dal suo esordio, a partire dai rari ritratti della fine degli anni Ottanta dellOttocento, in cui si evidenzia il legame con lambiente artistico fiorentino di fine secolo e con i maestri Fattori e Lega, alla maturitàdellistintivo colorista, cosìcome si manifestòdopo i cinque anni trascorsi negli ospedali di Livorno e Siena, dove, ricoverato per demenza primitiva, fu dimesso dagli psichiatri nel 1898 e affidato, non guarito, alla custodia del padre, permettendogli di riacquistare la libertà. La malattia mentale, oltre allappassionato utilizzo del colore, ha contribuito a suggerire giàai contemporanei  lipotesi storico-critica di un legame fra la pittura di Puccini e quella di Van Gogh, la cui opera il livornese aveva effettivamente ammirato, assieme a quella di Cézanne, nella celebre collezione fiorentina di Gustavo Sforni, con il quale entròin contatto grazie allamico Oscar Ghiglia.

 

Il suo aggiornamento in senso europeo afferma la curatrice Nadia Marchioni- era probabilmente giàavviato nel 1910, grazie al confronto diretto con i dipinti di Van Gogh, Cézanne, Gauguin osservati, fra gli altri, alla celebre Prima Mostra fiorentina dellImpressionismo e stimolato dagli esempi di Alfredo Müller e Plinio Nomellini, come lui  cresciuti nellorbita di Fattori. Da questo momento la carriera artistica di Puccini fiorìgrazie allo stesso Sforni, a Mario Galli ed altri raffinati collezionisti che commissionarono e acquistarono le sue opere. Lesposizione dellopera di Puccini, assecondando la cronologia, segue anche un criterio tematico, con i dipinti piùrappresentativi fra tutti i generi prediletti dallartista: ritratti, nature morte, vedute del porto di Livorno e, soprattutto, paesaggi, nei quali il lirismo cromatico raggiunge vertici di altissima sensibilità”.

 

Con oltre centoquaranta opere divise in otto sezioni, la mostra èloccasione prosegue la curatrice - per far dialogare i capolavori della citata collezione con una serie di altri selezionatissimi dipinti provenienti da diverse raccolte e da prestigiose istituzioni museali come la Galleria Nazionale dArte Moderna di Roma e le Gallerie degli Uffizi, per illustrare il percorso dellartista nella sua completezza e attraverso i lavori di piùalta qualitàformale, permettendo al pubblico e agli studiosi di confrontarsi con opere rare o mai viste precedentemente e aggiungendo preziosi tasselli allaconoscenza dellenigmatica figura diun artista senza storiae del vivacissimo panorama artistico toscano fra la fine dellOttocento e i primi venti anni del Novecento.

 

La prima sezione èdedicata agli esordi di Puccini in un contesto tardo ottocentesco dove in Toscana, e non solo, giganteggiavano le figure di Fattori e Lega; il giovane artista, a Firenze per studiare allAccademia accanto allillustre maestro, esordisce come ritrattista, in un percorso che lo vede vicino al piùesuberante amico Nomellini, suo concittadino. I dipinti presenti in questa sezione illuminano gli albori dellarte di Puccini e il contesto in cui nasce la sua attivitàpittorica precocemente unica, in una serie di serrati confronti per far comprendere la genesi e la peculiaritàdellopera dellartista, offrendo alcune fra le piùrare testimonianze di questo suo poco documentato periodo.

 

La seconda sezione documenta linterruzione forzata della ricerca artistica del giovane pittore dovuta alla crisi psichica che portòal suo ricovero, ventiquattrenne,  allospedale di Livorno ed in seguito al  Manicomio di San Niccolòdi Siena, dove fu recluso dal 1894 al 1898; le foto depoca, i documenti e i disegni tuttoggi conservati nellArchivio storico della Asl 7 di Siena testimoniano la sua drammatica vicenda esistenziale, fornendo preziose indicazioni, grazie allo studio delle cartelle cliniche e ad una rara lettera dellartista al direttore dellIstituto senese, sugli anni della sua reclusione. Questa sezione documentariaèarricchita dal prezioso e inedito confronto di tre autoritratti dellartista eseguiti fra il 1912 e il 1914, proiezioni di unanima sensibilissima, desiderosa di affermare unimmagine pubblica serena e rispettabile, che cela al suo interno una prorompente e anticonvenzionale urgenza espressiva.

 

La terza sezione èdedicata allideale legame profondissimo che unìper tutta la vita Puccini al maestro Fattori e al superamento del suo insegnamento, favorito dallaggiornamento in senso europeo della pittura in Toscana fra Ottocento e Novecento, quando artisti come Nomellini e Müller urtarono la sensibilitàdellanziano artista cercando Oltralpe nuove suggestioni fra impressionismo, divisionismo e simbolismo.  Puccini prosegue la curatrice -  rimanendo in qualche modo fedele allinsegnamento di Fattori e al saldo impianto grafico e compositivo dei suoi lavori, fu capace di rinnovarne il messaggio e la forza espressiva esasperandone la sintesi formale e caricando la visione con la potenza del colore, talvolta completamente astratto dalla realtà, come nel caso dei buoi azzurri, evidentemente debitori delle acutezze disegnative del maestro. Accompagnano la sezione una serie di confronti fra opere di Puccini e di artisti come lui cresciuti sotto il modello fattoriano e particolarmente vicini allartista per vicende personali ed artistiche, fra cui Bartolena, Benvenuti, Ghiglia, Ulvi Liegi, Micheli.

 

Dopo il silenzio che regna nellarte di Puccini nella seconda metàdegli anni Novanta, la quarta sezione mostra il suo ritorno alla pittura, in una veste completamente mutata; lattenzione dellartista non èpiùconcentrata sullo studio della figura umana, ma si allarga al paesaggio che lo circonda: attraverso alcuni magistrali dipinti lo seguiamo nelle peregrinazioni nella sua Livorno, alla ricerca di scorci solitari e silenziose marine, messi in relazione, nel Museo della Città, con le fotografie depoca, sottolineando linterpretazione al contempo realistica e visionaria dellartista.

 

Proprio nei primi anni del Novecento il linguaggio formale del pittore appare infatti radicalmente mutato rispetto al passato e informato dagli aggiornamenti che amici, coetanei e allievi ossequiosi o ribellirispetto allinsegnamento di Fattori, come Micheli, Nomellini, Müller, introducevano nella loro pittura, seguendo lispirazione di un vago Impressionismo, che giàincludeva le istanze divisioniste e sintetiste maturate Oltralpe alla fine dellOttocento. Leccezionalitàdelle prime testimonianze pittoriche novecentesche di Puccini risiede in una matura e personale interpretazione del clima post-impressionista francese, condensata nella cifra personalissima di uno smagliante cromatismo, che accende la realtàdi una luce speciale, inconcepibile senza lispirazione costante di Livorno e una netta influenza dellopera di Van Gogh.

 

La quinta sezione prosegue lindagine sul dinamico panorama culturale cittadino, presentando due importanti e vasti dipinti eseguiti da Puccini raffiguranti Il Lazzaretto di Livorno, uno dei quali eseguito, assieme ad un grande disegno a carboncino, per la decorazione di una sala del CafféBardi, una sorta di CaffèMichelangelo dei postmacchiaioli, ritrovo di intellettuali ed artisti dal 1909. A Puccini ed altri pittori cittadini furono commissionate le decorazioni del Caffèdi piazza Cavour, di cui si espongono quelle maggiori e ad oggi note di Renato Natali, Corrado Michelozzi e Gino Romiti, con un delizioso bozzetto per una perduta decorazione di GastoneRazzaguta ed un disegno di Benvenuto Benvenuti che ricorda laspetto della sala del locale; un disegno di Puccini eseguito sul cartone intestato del Caffè, in suggestivo confronto con il celebre Ritratto di Aristide Sommati, realizzato da Modigliani su carta intestata del locale durante il suo soggiorno livornese del 1909, completano la sala in cui due grandi artisti livornesi del primo Novecento sono cosìriuniti.

 

Una sala della mostra viene poi dedicata allattivitàgrafica dellartista, mostrando lintensitàespressiva che il pittore riusciva a raggiungere anche nellessenzialitàacuta e vigorosa del tratto di matita e carboncino; disegni su grandi formati, che ritraggono scorci cittadini, porti, paesaggi, animali, contadini, modelle confermano Puccini fra i grandi disegnatori del Novecento, nel segno del maestro Fattori.

 

La sesta sezione mostra lartista a confronto con diversi paesaggi: le rare opere eseguite a Digne, nelle Alpi Marittime, dove Puccini si reca nel 1910 e nel 1912, caratterizzate da cromatismi di inedita freschezza, quelle eseguite in Versilia e a Seravezza, dove lo studio del trasporto dei marmi riconduce agli esempi dei candidi buoi fattoriani, che acquistano nel piùgiovane artista una smagliante colorazione azzurra, e i dipinti della campagna fra Livorno e Pisa, i dintorni di Castiglioncello, la Maremma.

 

La settima sezione analizza lumanitàprediletta di Puccini: il mondo quotidiano del popolo e dei lavoratori; bambini seduti in ozio davanti alla porta di umili abitazioni, contadini intenti al lavoro nei campi. Con questi lavori si entra nelluniverso umano che lartista maggiormente amava, quello del silenzio e della semplicitàdel lavoro operoso e dellinfanzia, in una celebrazione, sempre sulle orme del maestro Fattori, della dimensione antieroica dellesistenza.

 

Lottava sezione presenta una scelta di ritratti e nature morte, queste ultime eseguite in gran numero da Puccini, che dal 1911, grazie anche ad una societàper la commercializzazione delle sue opere costituita dagli amici Benvenuti e Pierotti della Sanguigna, comincia ad ottenere un certo successo nelle vendite. Lartista, bisognoso costantemente del confronto col vero, si dedica verosimilmente a questi generi pittorici nei giorni di cattivo tempo, lontano dalla luce naturale, ma la potenza emotiva della sua pittura appare quasi esaltata dal tema intimo e denso di significati della natura morta, affrontata con una intensitàcromatica inarrivabile, cosìcome avviene in uno dei suoi piùstraordinari ritratti, quello dellingegnere e collezionista Emanuele Rosselli.

 

Una speciale sezione della mostra evoca, come antefatto allopera matura di Puccini, Il giardiniere di Van Gogh oggi alla Galleria Nazionale dArte Moderna di Roma, prima opera dellartista olandese esposta in Italia, a Firenze, alla Prima Mostra italiana dellImpressionismo nel 1910, dopo essere stata acquistata a Parigi da Gustavo Sforni, nella cui collezione fiorentina Puccini potéammirarla durante una documentata visita. Questimmagine conclude la curatrice - rappresenta il piùsignificativo commento alle parole dei molti critici che hanno evocato il nome dellartista olandese a proposito dellopera di Puccini, definito un van Gogh involontarioda Emilio Cecchi, mentre Mario Tinti espresse la nota equazione: Puccini sta a Fattori, come Van Gogh sta a Cézanne…”, parallelo da cui metteva in guardia Llewelyn Lloyd nel suo volume Tempi andati, rivendicando lorgoglio cittadino di un van Gogh livornese.

 

 

Una mostra dunque affascinante per scoprire, o ri-scoprire, un pittore di grande caratura, presenza importante nella storia dellarte italiana.








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