 La neodirettrice Sarah Cosulich Canarutto non ha deluso le attese delle migliaia di appassionati e semplici curiosi che si sono recati all'Oval del Lingotto fiere ad assistere alla diciannovesima edizione di Artissima. 172 le gallerie presenti, selezionate tra i nomi più attuali e di maggior interesse del mercato internazionale dell'arte, proposte nelle ormai consolidate quattro sezioni: Main section, New entries, Back to the Future, Present Future.
Rispetto allo scorso anno il numero degli espositori cresce di undici unità, con un calo delle presenze italiane. Tema centrale di questa edizione: la fine del mondo ed il rosa come colore dominante. Azzeccato il logo e il richiamo, anche negli addobbi, dell’uovo come figura simbolica di vita, perfezione e rinascita. Da sempre fonte d'ispirazione per artisti e pensatori. Si gioca con la profezia Maya e ci si augura che questa coincida con l’inizio di una nuova era, di una nuova coscienza collettiva.
Artissima è una manifestazione (unica nel suo genere in Italia) trasversale sia per contenuti sia per visitatori. Bastava leggere i commenti sui vari social forum per accorgersene, o girare tra gli stand per notare la variegata tipologia di persone accorsa durante i quattro giorni di fiera. All’inaugurazione (a inviti) facilissimo trovare quarantenni legate alla Torino modaiola, di quella che non vuole perdersi nessun evento dalla serata in discoteca alla mostra passando per ristoranti o negozi "alla page". Il venerdì si conferma invece giornata di studenti e amanti dell’arte contemporanea oltre che collezionisti, professionisti e industriali di passaggio per saluti informali. Sabato e domenica giornata di grandi numeri e passaggio di persone curiose, ragazzi giovani e qualche adulto interessato a fare qualcosa di diverso in un weekend uggioso, anche questo un segnale di quanto Artissima stia diventando sempre più forte.
Ancora molto evidente il legame tra arte e soldi., Con una presenza importante di galleristi con la tripla A: Svizzera, Germania, Finlandia, USA (L.A., N.Y.C) a scapito di quelli messi peggio come Spagna e Portogallo. In diminuzione le gallerie con la doppia sede "cool e di tendenza": Torino-Bejing, Milano-New York-Singapore. La cosa probabilmente inizia a stufare e alla fine si perde anche in credibilità oltre che autenticità.
Tanti gli artisti presenti. Piacevoli conferme ed emergenti molto interessanti. Gli acquisti da parte dei collezionisti non sono mancati e sicuramente molte delle opere le vedremo presto esposte in qualche museo nazionale e no.
Proprio per questo mi sento di poter dire che Artissima si consolida sempre più come l’aeroporto dell’arte contemporanea, che a Novembre atterra e decolla da Torino.
COSA MI è PIACIUTO: Osservare la provenienza delle opere con uno stravolgimento dell’idea che una persona può farsi su cosa piace o non piace a Londra, piuttosto che a New York o Berlino passando per Mosca, Zurigo, Pechino, Marrakech e molte altre città. Ho cercato un filo conduttore, ma più mi sforzavo di capire il nesso più me ne allontanavo, per cui ho finito con il perdermi in tutte le proposte, apprezzandone alcune e restando perplesso su altre, ma felicemente soddisfatto nel vedere che la crisi economica può far scendere il PIL ma non può far morire l’arte che c’è dentro di ognuno di noi. Inoltre Artissima, forse più che Basilea (non crocifiggetemi) è un melting point. Un posto dove un gallerista svizzero può dar risalto a un artista iraniano o indiano. Un luogo dove la forza creativa di un’opera d’arte convive con un certo tipo di gallerista tutto Mac, vestiti minimal e orologi svizzeri. La finzione con l’autenticità. L’ego esasperato con il suo rifiuto, che poi è ego stesso e poi c’è l’accettazione e quando questa incontra l’arte, il mondo ti sembra un po’ più vero.
Pollice in su anche per il catering curato dallo chef de "La Credenza" di san Maurizio canavese. Un’eccellenza ed una vera chicca. Pollice in su per la "location" . L’Oval è perfetto. COSA NON MI è PIACIUTO: Il Wi-Fi, dobbiamo aspettare McDonalds per averlo gratuito e disponibile? Pollice in giù anche per istituzioni e sponsor. Ci sono perché ci devono essere, perché sono "istituzionali". Poco impegno a creare "attenzione" con eventi e situazioni divertenti. Artissima deve essere anche questo e l’Oval ha una forza che va sfruttata meglio. Nessun pretende di trasformare Artissima in un circo, ma un po’ più d’iniziativa ci deve essere.
|