Fare escursioni può essere un'attività estremamente solitaria: marciare con determinazione su e giù attraverso valli e colline incontrando occasionalmente un altro compagno viaggiatore con cui scambiare un veloce cenno del capo e un "buondì" prima di riprendere e continuare a camminare. Tuttavia gli escursionisti che per la loro attività scelgono le montagne dell'Austria occidentale intorno a Vorarlberg possono godere, grazie allo scultore inglese Antony Gormley, di una compagnia particolare. Là, a 2mila m di altezza, si ergono immobili, eterei e forse un po' inquietanti nelle ore notturne, cento esseri umani di dimensioni reali scolpiti dall'artista a sua somiglianza. Sono sparsi per una superficie di 150 km2 e coinvolgono i comuni di Mittelberg, Lech am Arlberg, Warth, Mellau, Schoppernau, Dalaas e Schröken. L'ambizioso progetto, intitolato "Horizon Field", si è sviluppato in un arco temporale di cinque anni ed è stato completato nel 2010. Le statue, realizzate in ferro, sono state trasportate sulle Alpi austriache e posizionate con estrema precisione da elicotteri, ma il vero problema organizzativo consisteva nell'accordarsi con i proprietari terrieri, i cacciatori, gli ambientalisti, i politici e i residenti della zona. Alcune delle statue sono semplici da trovare e toccare, mentre altre risultano irraggiungibili. Nessuna, ovviamente per ragioni di sicurezza, si trova su sentieri sciistici percorribili in inverno. Le installazioni dovrebbero essere smantellate nell'aprile 2012, ma alcuni parlano già di lasciarle lì, a futura memoria. Di cosa? Secondo l'idea dell'autore, potrebbero o dovrebbero far sì che gli osservatori giungano a porsi domande importanti di natura esistenziale: "Chi siamo? Cosa siamo? Da dove veniamo?". Sembra, tuttavia, che non siano stati pochi i visitatori impreparati che si sono semplicemente chiesti: "Che diavolo è?"
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