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Cultura - FotografiaGian Maria Rosso

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25 Ottobre 2024
Sosta notturna in Madagascar: Uno sguardo alla vita lungo la strada
di Gian Maria Rosso



Sosta notturna in Madagascar: Uno sguardo alla vita lungo la strada
madagascar

Sosta notturna in Madagascar

 

Era una di quelle serate in cui il viaggio sembrava scorrere senza intoppi, il paesaggio che cambiava lentamente al ritmo dell’asfalto sotto le ruote. Ma all’improvviso, la macchina si fermò. Un guasto improvviso ci costrinse a fare una sosta non programmata lungo l'unica strada che attraversava la regione.

Nonostante l’inconveniente, colsi l’occasione per osservare l’ambiente circostante, un Madagascar diverso da quello delle guide turistiche. Una piccola comunità era riunita ai margini della strada, le loro figure illuminate debolmente dai fari della nostra auto. Un fascio di luce tagliava l'oscurità, rivelando una scena di vita quotidiana che sembrava sospesa nel tempo.

Uomini, donne e bambini si muovevano con calma attorno a semplici abitazioni fatte di canne e legno. Alcuni erano in piedi, altri seduti, vestiti con indumenti essenziali. Un bambino, con una felpa arancione, si avvicinava a uno degli adulti con curiosità, mentre una madre avvolgeva un piccolo in un telo, tenendolo stretto a sé. Non c'erano suoni di macchine o città, solo il mormorio delle voci e il fruscio delle foglie mosse dal vento caldo della sera.

Era chiaro che questa comunità viveva con il necessario, lontana dalle comodità della modernità. Ma nei loro gesti, nelle loro interazioni, si percepiva un profondo senso di appartenenza e comunità. Questo incontro fugace ci ha mostrato una parte del Madagascar che spesso rimane nascosta agli occhi di chi passa in fretta: la vita che pulsa lungo l’unica strada, dove ogni sosta è un’opportunità per conoscere l’anima autentica di un luogo.

Quella notte, il guasto alla macchina si rivelò una benedizione sotto mentite spoglie, un'opportunità per catturare, anche solo per un attimo, la vita semplice e genuina di chi vive lontano dai riflettori del mondo moderno.

Conclusione: Viaggiare e Raccontare con Etica e Inclusività

Quella sosta inaspettata non è stata solo un’opportunità per osservare, ma anche una lezione su come il viaggio e la fotografia possano diventare strumenti di connessione e inclusività. Immortalare momenti di vita quotidiana, soprattutto in contesti così diversi dal nostro, richiede un approccio etico che vada oltre la semplice estetica dell’immagine.

La fotografia di viaggio non dovrebbe essere un atto di esotizzazione o distacco, ma un ponte tra mondi, un mezzo per raccontare storie autentiche con rispetto e consapevolezza. Ogni scatto deve ricordarci che le persone ritratte non sono solo soggetti, ma individui con le loro storie, le loro lotte e i loro sogni.

Viaggiare in modo etico significa riconoscere la dignità di chi incontriamo lungo il cammino, senza cadere in stereotipi o superficialità. È uno scambio reciproco: noi impariamo e documentiamo, loro ci offrono uno sguardo sulla loro realtà. L'inclusività si realizza quando capiamo che le nostre differenze non ci separano, ma arricchiscono la nostra comprensione del mondo.

In questo senso, la fotografia di viaggio diventa un atto etico quando è guidata dall’empatia e dal rispetto per le culture che incontriamo. Raccontare con le immagini non è solo questione di tecnica, ma di dare voce a chi spesso non ha la possibilità di farsi ascoltare, celebrando le diversità senza pregiudizi.

 

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