 | La Colpa di Sara Bilotti. |
Ci sono scelte che non vorresti rincorrere, sono loro che arrivano a te. Quando razionalmente le vorresti respingere, ma la razionalità fa i conti con troppe cose. Perché la sofferenza e l’amore hanno così tanto in comune? Tutto vi chiederete quando avrete tra le mani il secondo capitolo regalato dalle mani di Sara Bilotti. L’autrice de “L’oltraggio” aggiunge un secondo tassello a quello che compone la sua trilogia. Eleonora, che abbiamo incontrato quando disfatta e in cerca di una ricostruzione attraversava la villa dell’amica di sempre Corinne. Quella Corinne centro dell’adolescenza, quella Corinne che rappresenta la figura che spesso ricorre nelle nostre vite, da una parte fragile, bisognosa di noi, di amore e carezze da migliore amica, dall’altra (talvolta inconsapevolmente) vampiro, finisce per portarci via l’affetto dalle braccia degli altri. Corinne offriva riparo e possibilità. Eleonora come a resettare il suo passato, accettava, ricominciando daccapo, cercando in quella villa, varcandone il cancello e le vite dei suoi ambigui abitanti, di ritagliarsi un posto tra di loro, e le loro vite. L’abbiamo amata Eleonora, l’abbiamo accolta, protetta, ci siamo lasciate andare con lei al fascino sottile dei fratelli Vannini. Abbiamo incrociato le vite di tutti prima che si contorcessero e sciogliessero nei loro misteri e osservato il castello di Corinne crollare.
Il secondo capitolo apre la porta ad una Eleonora che decide di scegliere, sceglie in un certo senso sé stessa, rinunciando all'amore per Alessandro. Questi, sposa Corinne. Nel dolore della decisione e nella decisione di liberarsi di tutto quel turbinio, Eleonora decide di trasferirsi, ma il legame con quella casa, arriva nella forma animalesca di Emanuele. Torna continuamente, quasi ogni notte, a prendersi quello che ritiene suo, quella donna che tra tutte lo intriga, lo strega. Lui, l’uomo che non ha preamboli, scatena l’istinto, stuzzica i sensi, alza la provocazione, ci spinge a chiederci perché una donna debba dirgli di sì. Ci spinge a chiederci perché il desiderio a volte si ostini a farci del male, e perché scegliamo di farci del male. Senso di liberazione, probabilmente è la risposta che vogliamo darci, restando intrappolate. Nella colpa. Forse cedendo proprio a questo senso, come corpo ondeggiante, svuotato e riempito dalla rassegnazione di credere di non poter avere l’uomo che pensa di amare, Eleonora pare arrendersi. Scivola dentro di lui. Trascinando noi con lei. Tutto quello in cui ci immergiamo però, lascia un margine di liberata dipendenza. Lascia un margine in cui avere le mani legate, vuol dire sentirsi meno intrappolate di quanto potevamo immaginare. Probabilmente. Lui, prende quello che vuole, e vuole lei, che non riesce ad essere talmente forte da negarglisi, o talmente forte da essere sua definitivamente, completamente. C’è qualcosa di più, c’è sempre qualcosa di più nel concedersi un passo in più, che Eleonora non riesce a compiere, che la scagioni, che la liberi fino in fondo. Si lascia andare Eleonora, ma non del tutto, perché l’irrisolto è ancora presente.
Incontreremo nuovi volti, che arrivano dal passato, e che si intrecceranno alle figure che abbiamo già conosciuto, misteri che tireranno ancora fili, confondendo le emozioni. Sapremo, ancora una volta, che l’amore, la ragione, il fremito del corpo, possono generare la stessa concentrica confusione di un sassolino lanciato in acqua. Sassolini incastrati sotto i bei tacchi di Eleonora, dai quali chissà se riuscirà a liberarsi, chiudendosi definitivamente dietro le spalle un mondo che la accoglierà ancora, in questo nuovo capitolo.
Sara Bilotti si riconferma prepotentemente, innestandosi con un ben delineato spazio, tra le scrittrici del nostro tempo. Con uno stile oscillante tra la crudezza della parola a tratti, e l’assoluta dolcezza in sfumature di sentimenti che non lasciano mai del tutto soli i sensi. Se avete accolto Eleonora e l’incedere iniziale del suo viaggio, l’accompagnerete ancora in questo nuovo cammino, affiancandola senza poterne fare a meno.
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