Rss di IlGiornaleWebScrivi a IlGiornaleWebFai di IlGiornaleWeb la tua home page
Giovedì 02 maggio 2024    redazione   newsletter   login
CERCA   In IlGiornaleWeb    In Google
IlGiornaleWeb

Cultura - LibriGianni Pezzano

CONDIVIDImyspacegooglediggtwitterdelicious invia ad un amicoversione per la stampa

16 Giugno 2015
Il libro negato
di Gianni Pezzano



Il libro negato
Il libro negato

Ogni libro non racconta solo una storia, ogni libro ha anche la propria storia. La vita degli autori è difficile e lo sapevo, prima di cominciare a scrivere un libro, ma nemmeno avere un contratto editoriale in tasca è stato un aiuto. Cinque mesi di lavoro duro, spesso fino a tarda notte, quasi 180.000 parole e un rapporto entusiasta dell’editore ed ora quel libro non c’è più, tranne che in un file del mio computer.

 

Anni fa sono venuto in Italia per scivere un libro in lingua inglese su un grande personaggio italiano. Come spesso accade, il soggetto era notissimo in Italia, la notizia della sua morte era su tutte le prime pagine, ma lui era quasi sconosciuto al grande pubblico anglosassone, tranne tra gli esperti nel suo campo, il giornalismo.

 

Il giorno prima di partire per fare le ricerche ho firmato un contratto con l’editore che  aveva ottenuto per me il permesso per fare le ricerche sul soggetto. Aveva impegnato quasi due anni per ottenerlo dopo che gli avevo presentato una sintesi della vita del personaggio e una piccola selezione di traduzioni di articoli importanti che aveva realizzato nelle sua carriera. La reazione dell’editore, un uomo con decenni di esperienze nell’editoria, era di grande sorpresa, “Come mai non sappiamo niente di questa persona?”. Alla mia risposta che proprio questo era il motivo che mi aveva spinto a scrivere il libro, lui annuì e il giorno stesso cominciò a fare i primi passi per permettermi di scrivere il libro.

 

Al mio arrivo in Italia il comportamento dell’editore italiano del soggetto era esemplare. Tutto il materiale necessario era a mia disposizione. La responsabile dell’editore mi ha detto soltanto che c’erano limiti a quel che potevo scrivere e che il manoscritto era soggetto alla sua approvazione. Condizioni prevedibili e più che accettabili. Infatti, le trattative per il costo dell’uso del materiale sarebbero iniziate solo dopo che il libro fosse giudicato al livello del soggetto.

 

Ho iniziato a lavorare dal giorno dopo il mio arrivo con le prime ricerche in biblioteca in attesa di poter accedere al materiale d’archivio e le prime difficoltà sono iniziate quasi immediatamente. Avevo previsto una sfida nel lavoro di traduzione degli articoli che sarebbero sempre stati il cuore del libro, ma era subdolo e dovevo affrontare i cambiamenti enormi nella lingua italiana nel corso di sette decenni.

 

L’intenzione del libro, sin dalla proposta originale, era di parlare della carriera del soggetto, con ogni fase della vita accompagnata dai migliori articoli di quegli anni. Sono laureato in Storia e mi sono divertito nel compito, le ricerche e le scoperte nei libri e nell’archivio erano affascinanti. Infatti, l’archivio era più ricco di materiale del previsto. Ma dopo poche settimane mi sono reso conto che dovevo cambiare due aspetti del libro.

 

Il primo aspetto era il titolo. Avevo capito presto che il titolo originale, “Witness to a Century”, non era adeguato al carattere del soggetto e durante uno scambio con la responsabile dell’editore italiano è uscita la frase che poi ne è diventato il titolo finale “The Troublesome Witness”, cioè “Il Testimone Scomodo” e il seguito dimostrerà che quelle parole erano profetiche.

 

Il secondo aspetto veniva dalla consapevolezza che il pubblico anglosassone sa poco o niente della Storia d’Italia e dei suoi personaggi più importanti. Allora, per mettere nel suo contesto storico la vita del soggetto, ho deciso di includere capitoli spiegando tre periodi vitali della nostra Storia. Gli anni immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli Anni di Piombo e il periodo di Tangentopoli e l’entrata in politica di Silvio Berlusconi senza i quali certi aspetti della vita del soggetto non sarebbero stati compresi dai lettori nuovi.

 

Alla fine di cinque mesi di lavoro intenso ho presentato il manoscritto, del quale 110.000 parole erano di traduzioni degli articoli, al mio editore australiano che a sua volta l’ha consegnato per gli accertamenti dell’editore italiano. Qualche mese dopo è arrivata l’approvazione e i due editori si sono accordati sul costo del materiale d’archivio. Purtroppo lui non ha capito l’istruzione di ottenere poi l’accordo anche degli eredi del soggetto. Per contratto non avevo alcun ruolo in queste trattative e ho saputo di questo dettaglio troppo tardi.

Quando l’editore australiano ha finalmente deciso di far uscire il libro e dopo i miei primi passi per informare la stampa italiana della prossima uscita ho ricevuto l’ordine dall’agente degli eredi di sospendere l’uscita per risolvere la vicenda dei diritti. Solo a quel punto ho saputo che i diritti delle opere erano in mano ai suoi eredi. Ho passato l’avviso all’editore, purtroppo era già troppo tardi e una settimana dopo è arrivato l’ordine categorico di non poter utilizzare il materiale d’archivio. In effetti il libro non esisteva più.

 

Dopo aver cancellato il contratto con l’editore per non aver adempito al suo dovere contrattuale, ho inviato la copia del documento all’agente degli eredi e all’editore italiano con la richiesta di farmi sapere cosa dovevo fare per poter far uscire il libro. Non ho avuto risposta a questa domanda. Da allora non ho mai smesso di lottare per sbloccare il libro. Infatti, uno dei motivi del mio trasferimento in Italia cinque anni fa era proprio questo.

 

Ripetuti tentativi di risolvere la situazione sono falliti senza mai sapere perché il libro non doveva uscire, come auspicato persino nel rapporto dal consulente dell’editore italiano. La cosa più strana di questa vicenda era la email del loro agente che aveva dato l’ordine di non utilizzare il materiale. È iniziata con una frase che ancora fa male a pensarci, “Malgrado gli eredi apprezzino il libro del Pezzano...”

 

Il libro su un uomo scomodo è diventato di per sé scomodo. Volevo far sapere al mondo la vita di un uomo che ha lasciato il suo segno nella vita del nostro paese e invece non sono in grado di completare il lavoro che ho cominciato anni prima.

 

Ora che sta per iniziare quel che, in un modo o altro, diventerà l’ultima fase di questa storia,  sento il bisogno di scrivere un breve racconto dell’accaduto. Non so come finirà e non so se finalmente potrò scrivere nel futuro i libri degli altri autori italiani che ho in mente dai giorni dell’archivio del giornale. So solo che è una battaglia che devo combattere fino in fondo.

 

Quelli che conoscono questa mia vicenda personale rimangono sorpresi, soprattutto nel sapere chi era il soggetto del libro e spesso mi consigliano di scrivere un libro a riguardo. La mia risposta è sempre la stessa. Vorrei far conoscere la storia di quell’uomo, come anche degli altri autori che vorrei scrivere in futuro. Non chiedo altro e mi auguro soltanto di poter trovare il modo di far uscire questo libro e di mettermi finalmente a lavorare sugli altri.

 

Nei miei articoli spesso scrivo del ruolo di noi oriundi di promuovere la Cultura Italiana all’estero. È un paradosso che io non possa metterlo in pratica.








  Altre in "Libri"