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14 Novembre 2015
'Vorrei camminare come fanno i bambini', un romanzo di Giovanna Avignoni
di Emma Fenu


'Vorrei camminare come fanno i bambini', un romanzo di Giovanna Avignoni

Ci sono madri matrigne e figlie Cenerentola.  

Non c’erano solo una volta, ci sono ancora, in famiglie che si truccano con perfezione occhi gonfi di pianto, che indossano scarpette di cristallo con incrinature che fendono le carni, che nessun cacciatore ha salvato dal lupo e nessun sassolino ha riportato a casa incolumi, dopo l’incontro con l’orco.

 

 Lo stile di Giovanna Avignoni, ormai al suo terzo romanzo, è inconfondibile: le sue storie rispolverano fiabe dal sapore antico, non edulcorate da fatine dal cappello a punta, ma iter di formazione che contemplano una infinita successione di antagonisti fino a ripristinare lo status quo, da tempo perduto, senza l’intervento salvifico di un principe, ma della propria anima, capace di uccidere i draghi del passato e scrivere il lieto fine con il proprio sangue di guerriera.  

 

 La tematica di “Vorrei camminare come fanno i bambini” è incentrata sulla maternità, quella fiabesca in senso originario, dunque pervasa da lati oscuri, da torri che sono prigioni, da fusi che pungono sottraendo l’innocenza, da cappucci color scarlatto che, pur celando le forme di una bambina, la rendono preda sessuale del mostro.

 

 Ma una fiaba non è. Il tempo in cui gli eventi si svolgono è il nostro e i simboli si svestono di broccato per appellarsi con il proprio vero nome: schizofrenia, ossessione compulsiva, frigidità, panico, trauma, pedofilia e depressione post partum. L’abilità della scrittrice si palesa nel saper affrontare una storia così intensa e dura con delicatezza, senza scadere nel truce e nel morboso, inserendo descrizioni di maternità dolce e simbiotica, che si manifesta nell’allattamento, ossia nel nutrimento, la forma più sublime di amore, da cui il bacio ha origine.

 

 La Avignoni mantiene viva l’attenzione del lettore impegnandolo in un puzzle di ricordi da comporre capitolo dopo capitolo, fino all’epilogo inaspettato.  Il titolo, “Vorrei camminare come fanno i bambini”, all’apparenza fuorviante, contiene, come l’incisione su uno scrigno magico, la mappa del romanzo, consentendo di coglierne appieno il messaggio. Non è mai troppo tardi per rimettersi in comunicazione con i bambini che si è stati, liberi e privi di ruoli claustrofobici, per compiere i primi passi verso se stessi e, infine, con sicuro cipiglio, una corsa lungo il mondo.

 

 Una particolarità dei romanzi della scrittrice romana sono i quadri inseriti in copertina, non tele da museo, ma tratte dalla galleria di famiglia, che, con pudore, si insinuano fra le pagine, regalando immagine alle parole.

Emma Fenu

 

  

 








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