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Cultura - LibriElisabetta De Carli

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07 Giugno 2023
Quartetto, di Jean Rhys
di Elisabetta De Carli


Quartetto, di Jean RhysÈ difficile descrivere l’emozione che dalle sfoglie di carta di questo romanzo si propaga lungo le dita del lettore, per poi avvolgerlo tutto. L’autrice è la stessa di Wide Sargasso Sea, volume mai tradotto in Italia e per questo poco conosciuto, che racconta delle vicende antecedenti al ben più noto Jane Eyre, di Charlotte Brönte.

Quartetto, 
edito nella collana Sperling Paperbeck nel 1993, è la storia di Marya, una ragazza inglese dal passato turbolento che si sposa con un polacco e che si trasferisce con lui a Parigi. I problemi sorgono nel momento in cui lui viene arrestato e lei si ritrova a dover cercare disperatamente una soluzione per andare avanti: ha bisogno di aiuto e soldi, e trova entrambe le cose nella forma di una nuova conoscenza.

Marya non viene descritta come particolarmente bella ma, ad essere sinceri, di lei tutto si percepisce solo attraverso pensieri e gesti. Si tratta di una peculiarità dello stile di Jean Rhys: non è esplicita in ciò che descrive, ma non manca mai di accuratezza; ogni dettaglio respira e si eleva nel concreto attraverso uno sguardo, un pensiero, una smorfia. Senza neanche accorgersene, il lettore viene rapito da un cambiamento nel ritmo, da un rapido spostamento dell’attenzione, ed è in questo modo che Jean Rhys, con pennellate lente e studiate, regala una più ampia prospettiva del quadro nella sua interezza, descrivendo le opinioni e idee di un altro personaggio ancora. È una corrente, un dialogo ininterrotto che diventa via via sempre più appassionato.

Persino Parigi, città dove le vicende sono ambientate, non è solo un luogo sullo sfondo, ma diventa parte integrante della stessa Marya, contribuendo a creare un forte sentimento di empatia. Così, quando la ragazza cammina lungo le strade si può percepire tanto l’odore della pioggia quanto l’umido tra le ossa; mentre è seduta al tavolino di un caffè, ecco giungere alle narici l’aroma dell’infuso e il suono metallico dei cucchiaini che sbattono contro il bordo delle tazzine.
L’autrice è così brava a trasmettere emozioni reali che, giunti all’ultima pagina, non si può fare a meno di sentirne la mancanza.






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