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Cultura - LibriStefania Castella

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01 Luglio 2018
Maradona, negli scatti di Sergio Siano
di Stefania Castella



Maradona, negli scatti di Sergio Siano
La copertina di Maradona

Quando finiva l’allenamento finiva anche il mio lavoro ma se Diego restava, restavo pure io, sulle gradinate c’erano persone che venivano anche da lontano per lui, adulti e bambini; Maradona guardava tutti negli occhi, continuava a dare spettacolo per loro, lo spettacolo più bello del mondo sul terreno del Paradiso." Maradona. Sergio Siano.

Somma Vesuviana (Bar Vernillo a un passo dalla circumvesuviana) in un caldo sabato di quasi luglio è stata la cornice che ha fatto da sfondo alla presentazione di un libro in cui ogni immagine è il lungo percorso che intrecciava più di una vita, quella di chi in quel leggendario campo Paradiso si allenava e faceva crollare sotto le grida di un entusiasmo nuovo lo Stadio San Paolo, quella di chi appassionato fermava quei momenti con i primi scatti, quella di chi ha avuto la fortuna di vivere quegli anni. Una carrellata di emozioni in un libro fotografico “Maradona” (Edizioni Intra Moenia) che fissa gli anni del mito quando Diego Armando Maradona cambiava un po’ il calcio cambiando un'intera città. Sarà che abbiamo tutti bisogno di un mito, di un riferimento, di una figura cui rendere un ruolo salvifico: “A Napoli, se giri per la città, c’è sempre qualcosa che riguarda Maradona. Perché? Perché per alcuni, come una questione antropologica, è un po'come tenere vicino la figura del Volto Santo e sentirne la protezione. Maradona faceva sentire bene. Ci sono delle cappelline dedicate a lui, e parliamo di una persona viva che però per i napoletani è quasi santificata. Morto o non morto conta poco, perché per certi versi, certe figure, certe persone, diventano eterne” dice Sergio.

Il riscatto sociale e un gioco che incantava, quelli erano gli anni in cui un giovane scugnizzo fermava gli orologi con le sue prodezze e un altrettanto giovane scugnizzo dagli spalti, poco prima, mai avrebbe immaginato di trovarsi poi, a un passo da lui. "Sono molto legato alla squadra di calcio della mia città anche per questi ricordi, provo amore passionale e viscerale per la maglia azzurra sin da bambino. Il 5 luglio del 1984 ero tra i settantamila spettatori che riempirono lo stadio di Fuorigrotta solo per salutare il nuovo e ultimo re di Napoli, Diego Armando Maradona." Scrive Sergio nel suo libro che non è fatto solo di immagini ma di cuore che lega ricordi e testimonianze di chi alla Mano De Dios riconosceva doti impareggiabili. Chi gli giocava affianco e chi gli giocava contro, tutti raccontano di un uomo generoso, dal carattere solare, sempre pronto a prestarsi per l’altro, un uomo dalle abilità incredibili, padrone di un gioco nato con lui e forse finito con lui.

Tra le tante testimonianze quella emblematica del primo allenatore al Napoli Rino Marchesi che ricorda che “anche in allenamento faceva venire i brividi. Lavorava più degli altri. L’anno in cui l’ho avuto io lo dovevi cacciare dal campo”.

Siano di libri ne ha curati tanti, con il tempo cristallizzato in immagini, ma questi scatti sono qualcosa che viene dalle viscere, appartengono anche alla crescita personale di un giovane fotoreporter in una famiglia di fotoreporter, le immagini oltre che di Sergio portano la firma del fratello Riccardo e di suo padre Mario. Proprio dal padre arrivava l’investitura quando con la Nikon FM messagli al collo e la frase: "Vai e fotografa come tuo fratello" imprimeva a Sergio, sulla pelle, quella professione, scandendo il tempo di quel mestiere che il tempo attraversa senza contare le ore, senza più distinzione tra presente passato e giorno e notte, come accade per alcuni percorsi cui siamo destinati. Così dal padre, ai figli, attraverso occhi e obiettivi cominciava una carriera lunga e profondamente legata ad ogni anfratto di Napoli, città dalle mille contraddizioni, e capace di sfumature di colori che Sergio Siano anche negli scatti in bianco e nero potrebbe tirare fuori.








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