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Cultura - LibriStefania Castella

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25 Maggio 2021
Irene Cao: la forza dei sentimenti, la ricerca del bello, l’amore per la cultura
di Stefania Castella



Irene Cao: la forza dei sentimenti, la ricerca del bello, l’amore per la cultura
Irene Cao

Il Vangelo sul comodino. La scrittura che accompagna e si intreccia con lo studio di forme sempre nuove, sempre diverse, di comunicazione. Irene Cao racconta il suo cammino composto di creatività e ricerca, oggi con Onyria-The Dream of love viaggio di 30 minuti, che tocca luoghi e suggestioni che hanno fatto da sfondo ai suoi romanzi, visibile sul canale YouTube https://youtu.be/CHwmdbnCI_4

 È bella Irene, ha un’aura di eleganza naturale che traspare dagli occhi e inevitabilmente passa attraverso la scrittura, e resta. Iconica, scolpita in un immaginario costruito intorno alla trilogia che è diventata un successo da migliaia di copie. Trilogia erotica, un terreno irto di difficoltà e soprattutto in Italia con poca scrittura che riesca a esaltare, limare, lavorare la parola senza esagerazioni e stonature. Operazione che a Irene Cao è riuscita senza alcun dubbio: Io ti guardo, Io ti sento, Io ti voglio (Rizzoli 2013) sono diventati da subito un cult con inevitabile accostamento a E.L. James e le sue 50 sfumature, simbolo dell'erotismo semi sadomaso passato con clamore dalla carta alla Tv e poi come una bolla esploso in tanti piccoli luccicanti bagliori quando ha smesso di incuriosire. Nella diversità, se proprio paragone doveva esserci, spicca la già citata eleganza che non è fatta solo di tessuto di seta carezzante, ma di qualcosa che sposta l'attenzione dall'erotismo allo studio interiore di ogni personaggio. Attenzione a non fare del sesso il protagonista del tutto. Ma Irene non è solo la trilogia, autrice del dittico Per tutti gli sbagli, Per tutto l’amore (Rizzoli 2014), del romanzo unico Ogni tuo respiro (Rizzoli 2016), migliaia di copie vendute e la traduzione in 22 paesi esteri. Il suo ultimo romanzo è Io ti amo, sequel della fortunata trilogia. Con il racconto Noi Tre è, inoltre, una delle diciotto scrittrici presenti nell’antologia Io sono il Nordest (Apogeo 2016), progetto a sostegno delle donne vittime di violenza.

Irene prima di tutto come sta? Come ha vissuto questo tempo blindato?

-Sto bene. Ho vissuto questo tempo nel mio “eremo” creativo, una casa in collina situata sulla linea di confine tra Friuli e Veneto, lavorando silenziosamente a nuovi progetti e allenandomi ogni giorno. Ho avuto la fortuna di poter stare ancor di più a stretto contatto con la Natura, di seguirne l’evolversi, di vederla mutare forme e colori, e questo mio osservare è stato un vero nutrimento per lo spirito.-

La scrittura l'ha aiutata o come è successo a molti, ha fatto più fatica a trovare la concentrazione...

-Onestamente non ho sentito il desiderio di cimentarmi con la scrittura di un nuovo romanzo, perché i romanzi, sebbene siano atti solitari, nascono e crescono con le relazioni, che tanto ci sono mancate in quest’ultimo anno. Perciò ho preferito rimanere ferma ad osservare ciò che stava accadendo, prendere appunti sui miei taccuini, riflettere sui mutamenti emotivi portati dalla pandemia, studiare nuovi modi per raccontare storie.-

Lei si occupa di scrittura ma anche di regia, fotografia, narrazione a tutto tondo. C'è una dimensione che più di ogni altra la rappresenta?

-Negli ultimi tempi ho dedicato maggiore studio e attenzione alla narrazione per immagini, dunque alla regia, fotografia, recitazione, e poi alla cura per il dettaglio, perché, come capita anche nelle storie scritte, spesso sono i piccoli particolari, all’apparenza quasi insignificanti, a dare sostanza a un racconto. Ad ogni modo, non c’è una dimensione narrativa che mi rappresenta più di altre, ma cerco sempre di seguire quella che di volta in volta sento più vicina al mio sentire.-

Ci parla di Onyria-The Dream of love che attraversa i viaggi che hanno raccontato e ispirato i suoi romanzi?

-Onyria è un esperimento cinematografico, che mi ha vista alle prese con la recitazione e, per la prima volta, con la regia. È un “viaggio” di 30 minuti, che in 7 episodi tocca luoghi e suggestioni che hanno fatto da sfondo ai miei romanzi: si parte da Venezia e, passando per Roma, Milano, Trieste, si ritorna a casa, tra le colline del Veneto. Realizzare Onyria è stata una prova coraggiosa e non priva di ostacoli, comunque appassionante; mi auguro sia soltanto un punto di partenza verso nuovi orizzonti. Il film è attualmente disponibile sul mio canale YouTube.-

 Irene come nasce una ispirazione, come riconosce la scintilla giusta, quella sorta di scia da seguire che poi diventa una vera storia?

-Per me rimane ancora un grande mistero: ogni volta avviene una specie di piccolo miracolo. Credo che si possa riconoscere la validità e la potenza di un’idea, quando quella scintilla, dopo essersi manifestata, continua a parlarti interiormente, quasi a tormentarti, non facendoti dormire la notte. Una volta riconosciuta, bisogna poi riuscire a non perderla e, soprattutto, averne cura, perché l’ispirazione va alimentata sempre, un po’ come l’amore.-

Com'è Irene oggi?

-Felice e grata, ma non ancora pienamente realizzata. Sento di poter raccontare ancora molto, ho voglia di cimentarmi in nuove imprese e sperimentare nuove forme di espressione artistica.-

Possiamo chiederle che libro ha sul suo comodino in questi giorni?

-Il Vangelo, ma non solo in questi giorni…-

Prossima tappa del viaggio che ha in mente...

 

-Il set in autunno (non si sa se davanti o dietro la macchina da presa) e poi la regia di un ambizioso progetto che ha a che fare con l’audio e la musica, del quale per scaramanzia non voglio svelare di più.-








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