 La disparità di genere, stato di fatto chiaro in ogni ambito è al centro del nuovo lavoro di Valentina Cristiani giornalista, scrittrice, conduttrice, mente brillante intensa e appassionata. Tra le pagine del suo “Non chiamateci quote rosa” in libreria per Pathos Edizioni, la Cristiani affronta con forza il fulcro centrale di quella realtà che si respira ancora e più che mai, quella sottile aria di paternalismo, quell’aura potente che ancora respinge le donne in certi luoghi, con più forza che in altri. Si indaga tra le pieghe del giornalismo ancora stretto a idee e ideologie difficili da abbattere, si allarga il campo a settori in cui lo spazio c’è ma sembra quasi doversi considerare dono, un privilegio concesso a meriti che si fatica a farsi riconoscere. La voce diretta delle donne si sente è una eco forte e arriva direttamente dalle pagine, al lettore, che può trovare una sua corrispondenza, riconoscendosi. Queste pagine tra le testimonianze di donne, giornaliste, il loro punto di vista, le loro esperienze, sono il megafono necessario perché certe voci possano rimbombare diventando una forza che sa di quella normalità senza privilegi, quella riconoscenza che giunge al termine di un percorso in cui tutte hanno un obiettivo chiaro, quello di dimostrare il proprio valore oltre ogni differenza, senza alcuna differenza. Che le quote rosa possano smettere di essere un comparto stagno e che possano divenire parte di un quotidiano (in ogni senso) fatto di rispetto e un livello paritario di opportunità.
Non chiamateci quote rosa
Di Valentina Cristiani
Pathos Edizioni
236 pag.
Il libro contiene la prefazione di Giorgia Rossi (giornalista, conduttrice Dazn), l’introduzione di Paola Ferrari (giornalista, conduttrice Rai), la postfazione di Federica Cappelletti (Giornalista, Presidente Divisione Serie A Femminile) la testimonianza di altre 40 note giornaliste (Rai, Dazn, Sky, Mediaset, Sportitalia, ecc..) che raccontano le loro esperienze, il loro vissuto.
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