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26 Giugno 2015
Le Bufale che girano intorno
di Gianni Pezzano


Le Bufale che girano intorno

La foto sul social media era orrenda, due uomini con una statua della Madonna in braccio e i loro gesti non avevano niente in comune con nessuna religione, tanto meno con quella cristiana. Purtroppo la didascalia li indicava come fanatici musulmani che profanavano un simbolo della nostra religione. C’era solo un problema, la foto non proveniva da un paese musulmano, ma dal cattolicissimo Messico e gli uomini raffigurati indossavano divise con la Croce Russa sul braccio.

 

Un’altra volta un utente sconosciuto ha rilasciato una bufala che non ha fatto altro che riscaldare gli animi inutilmente. Ormai queste bufale escono ogni giorno e nella fretta di leggere tutti gli avvisi di amici e di non voler guardare attentamente quel che viene trasmesso circolano bugie ed immagini che non dovrebbero far parte della vita quotidiana.

 

I giornali e i notiziari sono cosi pieni di orrori nel nome di religioni, di fedi politiche, o di una patria contro un’altra che diventa facile accettare tali immagini come verità. Ed è proprio questo lo scopo che quelli che mettono le immagini in rete vogliono ottenere.

 

Queste tattiche rendono ancora più difficile il compito degli amministatori delle pagine di Facebook, Twitter e tutti i social media. Dover capire quale immagine sia vera, falsa o manipolata e quale genuina diventa un lavoro da detective mediatici ed è facile sbagliare valutazione. Peggio ancora per gli amministratori è il seguito con scambi verbalmente violenti tra utenti che utilizzano le immagini per giustificare o condannare punti di vista diversi. Ed anche questo è lo scopo dei fabbricatori delle bufale.

 

Nel rendere più difficile trovare il confine tra verità e falsità loro creano le condizioni di poter inquinare e falsificare percezioni e notizie. Nel trasmettere immagini manipolate, frasi di personaggi fuori contesto, oppure frasi mai dette da personaggi famosi, diventa sempre più facile poter manipolare gli utenti verso politiche e idee estreme.

 

Però la colpa di tutto questo non si trova solo tra i maghi dalle tastiere, veloci, capaci di trasmettere immagine dopo immagine in cerca di chi ci crede e le condivide. L'origine di questo tipo di comportamento non è la nascita dei social media, ma comincia da ben prima. L’essere umano ha sempre cercato di falsificare le notizie e le informazioni in favore di un gruppo, o di un individuo.

 

I nostri capi, prima ancora dell’invenzione della parola “politico”, già cercavano di indirizzare il parere della popolazione in determinate direzioni. Esiste un caso di oltre duemila anni fa che viene ancora studiato nei licei e nelle università del mondo, ma come esempio di letteratura antica e anche di testimonianza storica.

 

Giulio Cesare non scrisse il De Bello Gallico per i posteri due milleni dopo la sua morte. L’opera fu scritta per preparare il terreno per una campagna politica basata sulle sue capacità militari, una capacità che condivideva con il suo maggiore avversario Pompeo Magno. Con una grande base di verità, ma presentato in maniera mirata, Cesare potè dirigere il parere della popolazione romana. L’utilizzo da parte di Cesare di quel che noi ora chiamiamo propaganda non finì con l’ultima battaglia contro i Galli, ma continuò con i suoi ricordi della guerra civile che ne seguì per spiegare, anzi giustificare, un comportamento che era certamente contro le leggi e le tradizioni della Roma Repubblicana. La forza di Cesare era di potersi esperimere in modo esemplare e di sapere utilizzare la lingua come arma con la stessa capacità con cui comandava le sue legioni.

 

Negli oltre duemila anni da allora gli esempi e i mezzi si sono moltiplicati. Sappiamo tutti come i mecenati italiani non fossero generosi con gli artisti solo per amore dell’Arte, ma perché le opere che commissionavano avevano come scopo quello di esprimere le loro posizioni di potere e di trasmettere la loro immagine e la loro ricchezza a tutto il mondo.

 

Con l’arrivo della radio prima e della televisione poi i politici hanno capito l’importanza di frasi brevi e mirate per trasmettere il loro messaggi al pubblico e non sempre il messaggio è quello che il politico intende. Il comportamento del politico sullo schermo ha la stessa importanza delle parole che pronuncia. Nel primo dibattito presidenziale della Storia negli Stati Uniti tra John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon il risultato fu deciso più dal sudore di Nixon, visto dal pubblico come segno di debolezza, quanto la retorica di Kennedy che i giornalisti pensarono inferiore a quella di Nixon.  Dunque,le immagini sono importanti quanto le parole e in certe circostanze ancora di più.

 

Per questo si vedono più spesso in televisione certi politici perché sono i più capaci ad agire in modo deciso e a saper sparare dichiarazioni non sempre in linea con i fatti, ma dette in modo così sicuro che il pubblico ci crede immediatamente. Infatti, con il passare degli anni gli spot dei politici in televisione sono diventati sempre più brevi con frasi che spesso sono espressioni che assomigliano di più frasi pubblicitarie che dichiarazioni politiche.

 

Cosi ora ci troviamo con l’evoluzione più radicale e pericolosa che gira via internet. Tramite Twitter, Instagram e Facebook i politici e chi propaganda  idee estreme sono in cerca del miglior modo di attirare l’attenzione del pubblico e abbiamo visto come molti di loro intenzionalmente giocano con le immagini e le parole per realizzare il loro colpo.

 

In un mondo dove sembra che tutti abbiamo l’impressione di avere sempre meno tempo la soluzione non è facile e i fabbricatori di bufale sfruttano questa impressione. Vedere una frase falsa collegata a una foto di un personaggio amato, come Sandro Pertini, rende più credibile la frase e non tutti hanno tempo e voglia di controllare se veramente l’abbia detta o no. Girano ancora immagini e notizie di parecchio tempo fa e c’è gente che reagisce come se fosse successo solo quel giorno, mantenendo in vita immagini e notizie false.

 

Non metto in discussione la reazione di quelli che condividono, gente che pensa di fare bene. Ma ciò non nega che ci siano persone che vogliono sfruttare la loro ingenuità per perpetuare e rendere credibili bugie e per deformare notizie. In una situazione politica tesa e difficile, sia interna che internazionale, la trasmissione intenzionale di notizie false e spesso diffamanti non fa niente per trovare soluzioni alle nostre difficoltà.

 

Quando vediamo notizie mentre scambiamo due chiacchiere con gli amici non cadiamo nel tranello di questi fabbricatori di bugie. Prendiamo qualche secondo per controllare l’immagine, se necessario facciamo una ricerca per vedere se sia vera o no e poi decidiamo se sia veramente qualcosa da condividere e non qualcosa che in fondo fa male a noi tutti.

 

Abbiamo abbastanza tristezza nel nostro mondo senza essere complici di chi vuole crearne ancora di più.

 

    








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