 La situazione delle banche italiane a detta di tutti, esperti e non, è preoccupante. E diamolo per assodato. Ma la vera domanda è come sono messe le banche in Europa? Perché ciò che molti non sanno è che da molti anni ormai le banche europee sono parte di grandi gruppi le cui partecipazioni sono incrociate. Per capirsi meglio questo significa che non esistono banche autonome e che non possiedono in portafoglio titoli di altri istituti. Quindi va da sé che se io ho iscritto titoli, e crediti vari di banche in crisi, automaticamente rischio di non rientrare dei soldi spesi o prestati. Quindi se è vero che le maggiori banche italiane sono potenzialmente in difficoltà, è altrettanto vero che se uno dei due giganti, Intesa Sanpaolo e Unicredit, dovesse entrare in sofferenza allora porterebbe con sé molti altri istituti. In molti altri paesi della nostra unione europea. A partire da Francia, Spagna e Germania. Perché se è pur vero che davanti agli stress test le nostre banche sono preoccupate, beh altrettanto vale per gli istituti principali dei 3 paesi su citati.
Insomma abbiamo creato un sistema di interesse incrociati che sta insieme con lo scotch. Ma mentre in una situazione macroeconomica di crescita questa situazione è sostenibile, in anni particolarmente difficili come quelli post crisi 2008, questa situazione si presenta, e continuerà a presentarsi, in modo ciclico e ripetitivo. Ogni tornata di stress test saremo lì con l’ansia e ogni peggioramento delle condizioni economiche di uno de paesi membri rischia di far crollare questo castello di carte. La vera domanda è quindi: quando e come potrebbe interrompersi un simile circolo vizioso? La risposta è davvero difficile perché gli scenari mutano con grande rapidità e soprattutto molti sono gli interessi trasversali che possono variare gli assetti in ballo. Perdipiù, ci sono poteri forti e in grado di muovere capitali sempre maggiori che hanno il solo scopo di massimizzare il proprio interesse e la propria rendita. Anche a scapito dei risparmiatori e del sistema bancario vecchio stile. Insomma è uno scenario poco edificante e il cui futuro appare sempre più incerto. Facendo però un parallelo con il mondo industriale quello che potrebbe capitare è un continuo assorbimento da parte dei grandi gruppi delle realtà locali che sono sempre più a rischio. E questo porterà ancora più di oggi ad una creazione di grandissimi gruppi bancari i cui interessi sono legati a triplo filo con lo stato di nascita e la banca centrale europea. Questo però fa si che questi gruppi siano sempre maggiormente i primi prestatori per gli stati stessi. E un loro fallimento, porterebbe al default del paese. Per questo motivi, se ne discute proprio in questi giorni, è necessario che almeno in presenza di condizioni di emergenza particolari, gli stati stessi possano intervenire nel salvataggio delle banche in difficoltà. Peccato che per farlo dovranno utilizzare soldi pubblici e quindi dei contribuenti. Ma questo è un altro tema che affronteremo nei prossimi giorni…
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