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Cultura - SocietàStefania Castella

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15 Aprile 2020
Solitudine, desolazione, malinconia. Negli scatti di Simona Raspelli i giorni sospesi dal Coronavirus
di Stefania Castella



Solitudine, desolazione, malinconia. Negli scatti di Simona Raspelli i giorni sospesi dal Coronavirus
La fotografia di Simona Raspelli

Se fotografie dovessero restare a memoria di questi giorni blindanti dal coronavirus, un posto speciale sarebbe destinato all'intensità degli scatti di Simona Raspelli psicologa, counselor, dottore di ricerca che nella vita si occupa di donne brutalizzate, immigrazione, emarginazione, e per questo forse riesce in due semplici fotografie a riassumere in modo sensibile e profondo l’atmosfera sospesa di questi giorni di isolamenti forzati. Come in una sorta di incantesimo, le città si muovono lente e quasi tutto è un attimo cristallizzato come in un dipinto pieno di malinconia. La figlia del giornalista Edoardo Raspelli cattura un istante che il giornalista sintetizza con parole d’affetto che raccontano quel momento: “Tutte le mattine esco di casa; indosso la mascherina e faccio i 250 metri che mi separano dalla mia edicola, dove compero i miei 10 quotidiani cartacei. Uno lo infilo nella casella della posta di casa di mia figlia e poi la chiamo al telefono. Anche se siamo lontani, si affaccia sul balcone, ci guardiamo, ci parliamo, ci salutiamo. Mi scatta due foto: Solitudine. Desolazione. Malinconia”... Una sintesi che vale un po' per tutti, che racchiude forse tutte le distanze, tutte le mancanze.








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