 | Argentina |
Come possiamo sfogarci emotivamente?
Alessandra mi scrive:
Non vogliamo parlare del dolore per pudore e perché ci colpisce nell’intimo, ma ora è necessario, perché questa situazione di disinformazione non può andare oltre. Non ci resta che scegliere tra le fake dei complottisti e le contraddittorie notizie ufficiali alle quali ci si chiede di credere in modo acritico.
Tanti in questi giorni sono morti soli. Medici ed infermieri hanno fatto il possibile, ed anche di più, ma nessuna infermiera può sostituire la carezza di un figlio o del compagno/a di una vita, specialmente se ce ne stiamo andando.
Madre Teresa non aveva medicine per curare i moribondi che raccoglieva sulle strade di Calcutta, si limitava a sorridere e tenere loro le mani mentre morivano. Sapeva che nessuno deve morire solo. Quando ce ne andiamo abbiamo parole non dette da dire, sguardi non dati da dare. Ora chi si ammala viene portato via dai propri affetti, isolato, e quando muore, cosparso di disinfettante chiuso prima in un sacco poi in una bara. Le sue ultime cose, il suo telefono, messe in un sacco e bruciate. Abbiamo negli occhi le immagini di lunghe file di bare caricate nottetempo dai soldati sui camion e portate al crematorio, come se fossero corpi del reato da nascondere in tutta fretta.
E’ necessario per evitare il diffondersi del contagio, ci dicono gli “esperti”.
Siamo Italiani, una delle civiltà più antiche e nobili del mondo, siamo i discendenti dei creatori dei sarcofaghi di Cerveteri; ma dove sono finiti migliaia di anni di civiltà? Siamo cresciuti guardando la Pietà di Michelangelo ma dove è finita la Pietas?
“I corpi devono essere bruciati per non diffondere il contagio”
Un corpo chiuso in una bara di zinco diffonde il contagio? Non siamo in grado di disinfettare l’esterno di una bara per consegnarla i suoi cari?
Ma soprattutto, se protetti con gli opportuni dispositivi, non possiamo avvicinarci un’ultima volta ai nostri cari? Siamo sicuri che l’affetto non possa essere considerata una delle “medicine” da somministrare insieme a quelle chimiche?
I dispositivi di protezione non ci sono neanche per i medici, figuriamoci per queste cose!
Ma questa situazione, non è inevitabile; è colpa della nostra disorganizzazione.
Poi, se è vero che il virus muore sulle superfici dopo poche ore, non basta lasciare i dispositivi appesi in un posto non raggiungibile per qualche giorno per poterli riutilizzare? La stessa cosa non vale per gli oggetti personali?
Siamo proprio sicuri che quello che vediamo oggi sia l’unico modo di trattare i nostri cari?
Dobbiamo avere delle risposte! Non possiamo accettare supinamente che questo continui!
alessandracomoglio@gmail.com
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