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Cultura - SocietàStefania Castella

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04 Novembre 2020
Paola Conte storia di dolore e di rivincita: Ma adesso ditemi come sta la piccola Ester
di Stefania Castella



Paola Conte storia di dolore e di rivincita: Ma adesso ditemi come sta la piccola Ester
Paola Carmine e la piccola Ester

La storia di Paola potremmo raccontarla dal finale, dalla sua voce che a tratti è rotta dalla commozione ma che ha un guizzo di resistenza nel ricordare il percorso difficile che oggi l’ha portata ad essere la donna forte che è. Storia di rivincita prima di tutto su e stessa. Quando nasci con un corpo che non ti appartiene la prima battaglia è proprio quella che fai con te stessa, per accettare i cambiamenti che avverranno non senza fatica. Quella fatica è stata il lungo percorso di transizione che la spingeva giovanissima al trattamento ormonale deciso e portato avanti con coraggio anche quando intorno faticavano a capirlo.

Lo accetteranno piano: “Oggi la mia famiglia mi è vicina, l’unico rammarico è non parlare con mio fratello maggiore”. Paola sceglie il lavoro che sarà la sua vita, la passione che la porterà a entrare in un negozio da parrucchiera lì incontrerà una ragazza che quei cambiamenti li aveva affrontati prima di lei, regalandole ancora più forza. Lì comincia a formarsi ancora di più quella determinazione che la porterà al mutamento a mettere un punto sulla vita di prima ad accogliere la donna che forse era accoccolata in un angolo del suo corpo, dentro, da sempre. Risvegliatasi come una principessa baciata dal principe delle favole, e si innamora Paola, di un ragazzo che camminerà con lei. Arriva così il salone tutto suo dove quel lavoro di parrucchiera è il coronamento di parte dei sogni, e il matrimonio in municipio “con una festa bellissima”. Paola ha un cammino che sembra uscire dalla mente di un regista, un film che la porterà ad essere vicina a chi è in difficoltà così in un centro che accudisce le donne a Castel Volturno vede sfilare davanti ai suoi occhi bimbi sfortunati con storie pesanti alle spalle, storie di donne che vivono a fatica la vita. Una di queste donne, Flora, entra piano nella sua vita. Passa al suo salone, ha una bimba di pochi mesi le chiede aiuto. Prima sono poche ore in cui la bimba resta con Paola, poi giorni. Diventeranno anni, la piccola Ester dagli occhi ipnotici resta con Paola e Carmine per anni ininterrotti a dividere le giornate con loro a riconoscerli come una famiglia. “Ci chiamava mamma Paola e mamma Flora per distinguere me e la mamma. Per me era una figlia anche se l’aveva partorita un’altra madre”. La sua storia accolta da Pamela Perricciolo che la affianca come sua agente ma soprattutto come amica chiede di avere risposte che ancora a distanza di due anni non ci sono.

Paola raccontami di te

-Sono nata il 29 ottobre del ‘79 in un piccolo paese in provincia di Caserta, Grazzanise in un corpo che non ho riconosciuto. Il mio percorso di cambiamento è stato faticoso e lungo ma oggi posso dire di aver vinto. Ho un lavoro, una famiglia, una comunità che mi sta vicino.-

Come incontri la donna e la bimba che ti cambiavano la vita?

-Facevo beneficenza e tramite un parroco e un’associazione a Castel Volturno in una casa famiglia ho visto tanti bimbi in difficoltà. Ho incrociato Flora una donna nigeriana che qualche giorno dopo è passata al mio negozio. Aveva una piccola di pochi mesi, me l’ha lasciata per un pomeriggio dicendo che sarebbe tornata a riprenderla. E’ iniziato così, mi sono occupata della bimba per periodi sempre più lunghi. L’ho tenuta per sette anni.-

La mamma c’era all’inizio?

-Si prima di lasciarla definitivamente. Ci siamo presi cura di lei, era una bimba affetta da leucemia aveva bisogno di cure. Le abbiamo fatto il battesimo, cercato di rispondere a tutte le esigenze, stava con noi sempre. Poi ha iniziato ad andare a scuola l’abbiamo portata a Castel Volturno in una scuola di infanzia, stava un po' con la mamma e con noi nei fine settimana, spesso l‘ho accompagnata a fare le visite in ospedale. Poi mi hanno riferito che dovevo stare un po' da parte per evitare che si intromettessero gli assistenti sociali. Quando nel luglio del 2018 la piccola era con me e mi sono infortunata un piede, ho dovuto accompagnarla dalla mamma perché non riuscivo a tenerla. Siamo partiti per le vacanze e al ritorno non sono riuscita più a rintracciare né Flora né la bimba.-

Che cosa hai fatto?

-Non mi sono data pace continuavo a telefonare, siamo stati a casa sua per cercarla finché dopo qualche mese abbiamo saputo che Flora era in carcere. Dopo tante peripezie sono riuscita a sapere che la bimba era in una casa famiglia. Ho ricevuto la telefonata di una psicologa che aveva la bimba in cura e ho saputo che si trovava in una struttura a San Nicola la Strada e aveva un avvocato come tutore. A distanza di tempo poi ho saputo che la madre uscita dal carcere è stata espulsa, della bimba non so più niente.-

C’è qualcuno che ti aiuta?

-Un avvocato che però non è riuscito a sapere più di tanto. Io intanto ho la mia teoria. Penso che la piccola sia stata data in adozione attraverso un canale del tribunale. E non ci è dato sapere nulla.-

Cosa ricordi di lei?

-Tutto. I giorni che abbiamo passato con lei, i regali alle feste, l’amore che si era creato tra di noi. Era diventata parte della famiglia, considerava nonni i miei genitori, era felice, se non era con noi ci telefonava per parlarci. Una bimba bellissima che ci manca tanto.-

Che cosa vorresti oggi?

-Sapere che la bimba sta bene. Non possiamo vederla, avere notizie. Se sapessimo che sta bene potremmo fare un passo indietro. Per il bene di un figlio, un genitore fa anche questo. Mi hanno anche suggerito di farmi da parte, ma io non riesco a sopportare l’idea di non sapere dove e con chi sia, non avrò pace finché non avrò notizie di Ester.-








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