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22 Settembre 2014 Lo spreco alimentare, una brutta abitudine da combattere di Luisa Delpiano Inversi
3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile vengono sprecati ogni anno. Ciò significa che la comunità globale spreca 1/3 della produzione totale di alimenti e 4 volte la quantità necessaria a nutrire gli 868 milioni di persone malnutrite nel mondo. Questi dati interessanti e al tempo stesso drammatici vengono forniti dal #protocollodiMilano, una Fondazione di Barilla creata per sostenere i progetti legati all’EXPO 2015 di Milano il cui motto sarà: "Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita".
Obesità dove altrove c’è denutrizione: in Italia e nei paesi UE circa 100 kg annui a persona di derrate alimentari finiscono nella spazzatura, con un ulteriore aggravio di costi energetici per il loro successivo smaltimento. Come interrompere un fenomeno che si rivela nella sua natura sistemica? La Fondazione Barilla, nella relazione "Spreco alimentare: cause, impatti e proposte", individua alcune possibili vie da percorrere attraverso l’informazione, l’educazione alimentare e il coinvolgimento di governi e istituzioni, nonché produttori e distributori della filiera agroalimentare.
Ci sono però nuove startup che hanno messo in pratica ben prima dell’inaugurazione dell’EXPO 2015 un progetto etico ma al tempo stesso utilissimo che prevede di evitare ai commercianti che producono prodotti "freschi e giornalieri" (panetterie, pastifici, rosticcerie, macellerie...) di gettare nella spazzatura all’orario di chiusura quello che l’indomani non è più possibile vendere.
Basta digitare www.lastminutesottocasa.it sulla barra degli indirizzi e registrarsi gratuitamente sul portale, indicando il proprio indirizzo e il raggio di interesse in km delle offerte di prodotti freschi ancora invenduti.
Il commerciante invia alla piattaforma la sua offerta e il consumatore riceve una mail che lo avvisa: ecco che per magia si possono portar via teglie di pizza a 5 euro o polli arrosto a 3 euro. Il loro motto: il cibo non si butta! E in tempi di crisi ci appare oltre che etico assolutamente sensato.
L’idea è venuta a due torinesi Francesco Ardito e Massimo Ivul con il contributo del Politecnico di Torino, "Incubatore delle imprese innovative", ed è partito in fase sperimentale nel quartiere S. Rita del capoluogo piemontese. Ora conta già migliaia di iscritti in tutta Italia e il chiaro interesse dei media e delle Associazione di categoria.
Non perdiamo l’opportunità di fare acquisti ragionati: il cibo non si butta!
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