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30 Giugno 2010 ARCÒ - Architettura e sostenibilità, la cooperazione per risolvere emergenze internazionali di SL
Dall’attenzione ai problemi sociali e alla passione per il proprio lavoro, un gruppo di giovani architetti e ingegneri hanno creato Arcò, un’associazione nata per supportare progetti in Paesi che versano in estrema difficoltà. L’idea di fondo parte dalla concezione dell’architettura come una disciplina che possa unire l’estetica alla funzionalità degli elementi costruttivi dando quindi particolare attenzione al contesto sociale ed ai materiali utilizzati. Dopo il primo progetto del 2007 realizzato in Mozambico attraverso la collaborazione con la Onlus Vento Di Terra segue il secondo progetto che richiama l’attenzione di esperti e dei media: la scuola di gomme di Al Khan Al Ahmar in Palestina, presso Gerusalemme. Ma da dove viene l’intuizione di utilizzare la gomma come materiale per l’edilizia e, soprattutto, come lo si applica in Paesi così complessi e arretrati? "La sostenibilità viene declinata in senso sociale" spiega Valerio Marazzi, uno dei fondatori dell’associazione e architetto della scuola. " Si ricercano tecniche diverse, adatte allo specifico luogo in cui si interviene, che consentano l'autocostruzione da parte degli abitanti, in senso economico attraverso la scelta di tecniche volte al riciclaggio e uso di materiali poveri. Inoltre primario è il tema della sostenibilità attraverso l'impiego di fonti di energia rinnovabile e principi passivi di architettura bioclimatica". Lo studio dell’ambiente infatti è un elemento basilare. Nel caso specifico della Palestina, ad esempio, Arcò ha dovuto fronteggiare problematiche come il clima desertico, il divieto assoluto di uso di cemento e fondazioni, la necessità di rapidità costruttiva e semplicità realizzata, il tutto naturalmente coniugato a costi ridotti al minimo e manodopera di lavoratori non professionisti per costruire. Stupefacente velocità nella costruzione: nonostante le enormi difficoltà dovute alla povertà ed al contesto socio politico la scuola è nata in 2 settimane. Tempi da record, soprattutto se si pensa alla Palestina. Così è anche nato il successivo progetto: la scuola in bambù sempre vicino a Gerusalemme Est. Qui l’obiettivo era coniugare isolamento termico e solidità ed il bambù si è dimostrato il materiale migliore volto a garantire efficienza ed eco-sostenibilità. Per la sua realizzazione si è inoltre assunta solo manodopera locale che per circa 2 mesi ha lavorato alla realizzazione di questo progetto che terminerà a dicembre 2011 con la realizzazione di un sistema fotovoltaico e di raccolta delle acque piovane. Obiettivo fondamentale di ogni progetto è trasmettere conoscenze e competenze, attraverso un processo di riappropriazione consapevole di tecniche e principi da sempre presenti nei luoghi in cui si interviene. L’associazione in questo momento ha allo studio un progetto in Africa, purtroppo ancora top secret, ma Marazzi garantisce che sarà all’altezza dei primi due: quando c’è passione,volontà e tanti materiali da riciclare, il successo è garantito.
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