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04 Maggio 2011
Arcimboldo - La natura morta prende vita
di SL


Arcimboldo - La natura morta prende vitaLa Mostra ospitata a Milano a Palazzo Reale dedicata a Giuseppe Arcimboldo ha offerto a moltissimi di apprezzare e conoscere un artista eclettico e geniale che spesso viene collocato tra i pittori minori del ‘500.
Giuseppe Arcimboldo  (1526 – 1593) visse e operò tra Milano e l’Austria. Il suo contatto con l’arte avvenne grazie al padre che era artista presso il Duomo di Milano e Bernardino Luini, che in qualità di allievo di Leonardo riuscì a mostrare al giovane Giuseppe gli schizzi del  Maestro che furono di seguito di forte ispirazione.
Non tanto a Milano Arcimboldo trovò fortuna, ma piuttosto presso la Corte degli Asburgo a Vienna, dove fu apprezzato non solo per i suoi celebri ritratti in mostra a Milano, ma anche per l’eccentricità e fantasia delle sue giostre e giochi in occasione dei banchetti e feste di palazzo.
 
La Mostra  curata da Sylvia Ferino,  direttrice della Pianacoteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna,  è articolata in 9 stanze che accompagnano il visitatore alla scoperta del mondo di Arcimboldo. Come ha spiegato la stessa Ferino, non è possibile comprendere appieno i ritratti se non si ricostruisce il mondo ed il contesto artistico e culturale in cui era immerso. Così stanza dopo stanza scopriamo oggetti artistici più diversi, da frammenti di vetrate del duomo, a volumi, ad armature fino a vasi e strumenti per studiare la natura.
Questo il substrato, l’humus di cui Arcimboldo si nutrì per elaborare quelle opere straordinariamente moderne e geniali che sono i suoi ritratti. Le teste giungono dunque alla fine del percorso, divise per tipologie simboliche: le quattro stagioni, i quattro elementi, le buffe e le reversibili. È grazie a quelle bizzarrìe e a quei capricci – che egli realizza soprattutto nei lunghi anni in cui lavora alla corte imperiale di Rodolfo II d'Asburgo – che l'artista diventa famoso in Europa. Quando rientrerà a Milano farà incuriosire molti, Caravaggio compreso.
Osservare i ritratti è una sorpresa: a prima vista il volto è chiaramente identificabile, ma man mano che ci si avvicina lo spettatore perde il contatto con i confini della fisionomia per perdersi in una moltitudine di elementi naturalistici che in un puzzle perfetto formano il volto. Così una pera può diventare un naso, come una melanzana il lobo di un orecchio.
Disegni surreali e attualissimi. Un’esperienza non comune, analoga forse alla vista dei disegni di Hieronymus Bosch col suo "Giardino delle delizie"  o ai pittori giapponesi dell’età Edo che sembrano riprodurre veri manga del sedicesimo secolo. 







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