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Cultura - ArteGianni Pezzano

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12 Maggio 2015
Ombre e talento a Vicenza
di Gianni Pezzano



Ombre e talento a  Vicenza
Tutankhamon
Caravaggio
Van Gogh

La prima volta a Vicenza è stata sotto un sole che sembrava voler falsificare il sottotitolo della mostra che era il motivo del viaggio. Tutankhamon Caravaggio Van Gogh, le sere e i notturni, dagli Egizi al Novecento, allestito da Marco Goldin per Linea d’Ombra.

Le previsioni del tempo erano pessimiste, ma il sole all’arrivo era la conferma che la primavera era ben avviata. Poi, sull’autobus verso il centro avemmo la prova  dell’importanza della mostra come attrazione turistica per la città ospitante, con la domanda di molti passeggeri al conducente della fermata per la Basilica Palladiana.

 

 

Alla fermata oltre le metà dei passeggeri s’alzò per iniziare la camminata breve alla Piazza dei Signori che ne era la meta comune. 

Per coloro come noi alla prima volta alla città veneta, il primo pensiero era di trovare una mappa del centro e d’iniziare ad esplorare. Ha fatto piacere notare che la mappa era quasi inutile perché le strade e i monumenti erano segnalati in modo esemplare e pochi minuti dopo il caffé d’obbligo eravamo già nella piazza dove si trova la Basilica che ospita la mostra.

 

Siamo stati fortunati perché era la domenica del mercato mensile di antiquariato e hobbisti. Le tende degli espositori circondavano la Basilica e siamo rimasti sorpresi che s'estendessero nelle altre piazze della città, compresa quella vicino al Duomo. Era il modo perfetto per prepararci mentalmente mentre aspettavamo l’ora per entrare. Un’oretta a vedere ceramiche, opere d’arte, libri e oggetti vari. Un mercato davvero degno di una città signorile.

 

Alla Basilica Palladiniana c’era già una fila che aspettava di entrare, per fortuna la nostra prenotazione ci ha permesso di entrare senza dover aspettare.

Sin dal primo momento lo spettatore nuovo si rende conto che il luogo è perfettamente adatto ad una mostra del genere. Pieno di luce all’entrata, con guardaroba e personale accogliente e in pochi minuti, biglietti in mano, siamo entrati nella mostra.

 

Quasi in opposizione al sole che fuori era protagonista, ma pienamente in tema, la prima sala è buia con la luce puntata sui reperti egizi che iniziano un viaggio artistico lungo quasi quattromilasettecento anni. Il secondo pezzo, un busto in alabastro colpisce l’occhio per la sua bellezza e la didascalia in ogni stanza  fa capire il ruolo del buio nella scelta dei pezzi in mostra. Alla fine della sala troviamo il primo esempio di arte moderna che fornisce il contrasto che diventerà poi il filo conduttore che permette allo spettatore di paragonare le differenze di trattare i temi comuni. Contrasti che nel corso della mostra non hanno mai smesso di meravigliare.

 

La prima sala aveva fatto capire la cura nelle scelte dei pezzi come anche la bravura degli artisti egizi sconosciuti, ma le seconda sala ha colpito perché dimostra la bravura degli artisti del seicento nel trovare modi nuovi di utilizzare le ombre per mettere in mostra gli oggetti delle loro opere. Una sala che comprende Tintoretto, El Greco, Poussin e Tiziano mettono in mostra la forza degli artisti europei dell’epoca. Però, come sempre, un artista si trova un gradino sopra tutti gli altri per l’uso delle ombre che è il tema della mostra.

 

Le opere di Caravaggio colpisono sempre l’osservatore. La composizione, i dettagli dei soggetti e ombre che servono come segnali per attirare l’occhio ai particolari che l’artista dipinge per trasmettere i suoi messaggi. Come nella prima sala un’opera di Caravaggio, L’estasi di San Francesco, si trova a fianco di opere di Zurbaran ed El Greco sullo stesso soggetto. Tutte e tre le opere sono potenti, ma il Caravaggio si trova in risalto con i suoi altri pezzi esposti.

 

Passando di sala in sala lo spettatore si trova a meravigliarsi per le capacità dei vari stili di esprimere la forza delle ombre e della luna. Turner, Monet, Rembrandt, Pissaro, Gauguin, Constable e altri artisti che sono entrati nelle storia. Però, anche quì come per Caravaggio, un artista si trova un gradino sopra per la forza dei colori e la sua visione della realtà. Naturalmente questo artista è Vincent Van Gogh.

 

Come sempre, particolarmente con artisti come Caravaggio e Van Vogh, le fotografie non fanno capire la ricchezza del talento di questi artisti e la forza dei loro colori. Con il primo lo spettatore si trova colpito dai dettagli, le mani di San Francesco, la bellezza delle stoffe indossate, dagli oggetti e gli occhi che danno forza alle espressioni dei loro visi. Van Gogh colpisce con una visione unica del mondo che lo circondava e i suoi colori sfidano la bellezza e la forza del sole e della luna.

 

Ma chi va alla mostra non deve pensare che questo tema si esprima solo con due artisti. Il curatore Marco Goldin è esperto a mettere insieme molti artisti e di dimostrare come temi comuni sono trattati in modi diversissimi, secondo i talenti e le origini degli artisti. Di sala in sala, la mostra fornisce prove inconfondibili non solo di talento, ma della fantasia dell’Uomo di utilizzare le sue capacità e la sua fantasia per produrre opere che durano nei secoli. Ogni stanza stupisce e fa aumentare la voglia del pubblico di andare sempre oltre per vedere che meraviglie lo attendono. Nessuna stanza delude e dimostra benissimo come l’arte si sia sviluppata nel corso dei quattro millenni e mezzo.

 

Dopo cinque sale lo spettatore si trova nell’ultima che serve da riassunto di tutta la mostra e si trova incantato di nuovo. Una sala che contiene opere di Bacon, Gauguin, Cézanne e sull’ultima parete, fianco a fianco, Van Gogh e Caravaggio. Una fine degna della mostra che mette insieme due capolavori degli artisti simboli dell’allestimento di Goldin.

 

Finita la visita lo spettatore esce sotto il sole caldissimo e i suoi occhi, ancora pieni delle luci e i colori delle opere appena viste, notano che la piazza intorno alla Basilica Palladiniana è ancora più bella dopo la mostra.

 

Come sempre Linea d’Ombra fornisce al suo pubblico una mostra ricca, in un luogo adatto ai loro soggetti. Per chi non l’ha ancora visto, consiglio di andarci perché allestimenti del genere ci fanno capire che il talento dell’Uomo ha una capacità enorme di stupire e di meravigliare.








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