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Cultura - Cinema e spettacoloStefania Castella

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16 Febbraio 2020
Domenica In. Bugo e Morgan amicizia al vento e parole di fuoco
di Stefania Castella



Domenica In. Bugo e Morgan amicizia al vento e parole di fuoco
Mara Venier e Bugo

E' nel salotto della domenica pomeriggio di Mara Venier che, ospite Bugo, si torna a parlare del clamoroso "caso" sanremese. Della serata in cui tra lui e Morgan si consumava l'ultimo atto di una evidente crisi antecedente, dell’esibizione funesta nella serata delle cover. Da una parte e dall'altra, chi nel pomeriggio di Domenica In, chi nella serata della domenica ospite del Live- Non è la D’Urso diretto da Barbara D’Urso, i due amici legati da ventennale amicizia espongono ognuno le proprie verità. E fin qui, tutto può coesistere, se non fosse per il cortocircuito in agguato, quando si travalica il sottile confine che circonda lo spazio personale di ognuno.

In TV naturalmente tutto è palese, chiaramente pubblico, discutibile e materiale di discussione, eppure talvolta, si riesce a sforare rischiando appunto il fatidico cortocircuito. Quel: considerevole aumento della corrente in un circuito causato dall'annullarsi accidentale, in seguito a contatto, della resistenza tra punti solitamente a potenziale diverso. Complicata o meno, questa è la definizione ed è un po’ quello visto proprio a Domenica In, in un paio di cose che non tornano o quantomeno tornano con difficoltà. Come per le parole di Roberta Castoldi in collegamento per difendere (giustamente) il fratello Morgan, ripresa più volte sulla necessità appropriata o meno, di essere in TV a discutere di una questione “familiare” risolvibile anche senza telecamere. Si discute della madre dei due, ospite di una precedente trasmissione, di rapporti familiari in crisi apparentemente ricucitisi davanti alle telecamere, cosa che non dimentichiamo, si consuma in ogni abituale salotto televisivo più spesso di quanto si ricordi. E tutto è quantomeno stridente considerando Morgan come minimo, un personaggio televisivo… La sensazione spiacevole per lo spettatore medio, è quella di essere in presenza di un processo composto senza un teste, uno dei principali. Per lui, parole diverse e l’affondo di Pierluigi Diaco che sempre contraddistinto da empatia e profondità, affonda però il colpo, nel ribadire la necessità (salvifica) di curare Morgan, esibitosi spesso in modo poco lucido e presente. “Non era in condizioni psicofisiche accettabili” dice Diaco lasciando intendere che Morgan sia dipendente da sostanze, o ancora, dipendente da queste sostanze, con infatti, la chiosa di Giampiero Mughini: “Stai parlando di rapporti con la tossicodipendenza”. Una “rivelazione” che divide su quella sottile differenza tra il sapere, il sospettare, il divulgare. Una rivelazione personale, con la fastidiosa sensazione di quanto sia doloroso essere raccontati negli angoli più bui, senza potersi difendere. Una luce, in quelle stanze in cui un conto è lasciar entrare, un conto è vedersi buttar giù la porta per occupare uno spazio delicato, privato, in cui i "difetti" di qualcuno, andrebbero esposti con quel qualcuno davanti, altrimenti molto meglio glissare.








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