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Cultura - FotografiaStefania Castella

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09 Marzo 2016
Micaela Zuliani Portrait De Femme, La vita, la fotografia. Uno sguardo, senza filtri...
di Stefania Castella



Micaela Zuliani Portrait De Femme, La vita, la fotografia. Uno sguardo, senza filtri...
Micaela Zuliani

Donne, si parla di donne e di passione. Ognuna la descrive a modo suo, ognuna cerca il suo modo di esprimersi e succede di captare chi attraverso un chiaroscuro riesce a cogliere uno stato e un moto dell’anima, chi a parole cerca di comporre una storia, chi della macchina fotografica ha fatto un prolungamento delle mani e dello sguardo.

Il lavoro di Micaela Zuliani, non si potrebbe racchiudere tutto nel limite di un’immagine, di uno scatto, perché il valore è oltre quello che il corpo restituisce. La bellezza che ognuna di noi racchiude. Incontrateci per caso, le dico subito che vagando, le anime simili, finiscono per ritrovarsi e siamo d’accordo che, come dice lei “La fotografia, l’arte, la musica, il testo, sono la stessa cosa, cambia solo lo strumento, non a caso parlo di narrazione quando racconto una storia”.

 

E la storia è tutta racchiusa tra ritratti di anime che vogliono ritrovarsi attraverso la fotografia, che vogliono vedere la propria essenza. Non a caso le foto che fanno in questi giorni il giro dei network, e di cui tanti abbiamo raccontato, rivelano una storia forte, quella di Valentina Tomirotti, affetta da una grave malattia genetica, che la costringe su una sedia a rotelle, e che non le ha impedito di muoversi comunque arrivando a scalfire occhi cuore, e mente, di tanti che vedevano la diversità distogliendo lo sguardo, senza guardare realmente. Valentina sceglieva Micaela per raccontare in immagini la sua vita di Donna vera, che sa essere Donna sensuale che sa e che vuole rivelarsi oltre gli stereotipi. Il progetto iniziato insieme, il percorso di queste donne, prosegue con un’identità e un nome, si chiama Boudoir disability ed ha uno scopo importante, quello di raccontare la disabilità in modo diverso, perché la disabilità, sta negli occhi di chi guarda e non sa guardare oltre.

 

Ci voleva una grande donna come Valentina, e ci voleva una grande fotografa come Micaela per raccontare una storia di donna come mai prima. Micaela non ha vestito un corpo, ha spogliato un’anima, senza farla sentire nuda, in eleganti e profondissimi bianchi e neri, Valentina in lingerie è una donna che mostra la sua sensualità, che gioca, che si diverte che si piace. Grazie alla bravura di una persona che ha saputo cogliere l’essenza. Quelli non sono solo scatti, non restano su un foglio, toccano i nostri occhi andando a fondo.

 

E Valentina è parte di un progetto e la punta di un lavoro che Micaela ha raccolto piano piano avvicinandosi alle donne per raccontarle come realmente sono, senza la finzione di un filtro, ma cercandone la bellezza vera. La vera bellezza della bellezza vera. Uno dei progetti Portrait de Femme, immagini che raccontano più delle parole. Senza filtri senza finzioni. Comincia tutto con un “Cosa vuoi sapere?” E direi “Tutto”, qualunque cosa, perché chi, non sogna di fermare un attimo che significherebbe tenere un momento per sempre? Non gliel’ho detto, ma credo che la fotografia rassomigli alla magia di cui proprio dovremmo non fare a meno, perché racchiude istanti di vita che lo sguardo coglie, e che è bello rivedere, come evocare un ricordo che ci sfiora improvviso e che vorremmo poter avere a portata di mano per immergerci gli occhi, sempre. Lei, artista nel vero significato della parola, poliedrica, fuori dagli schemi, pronta alla ricerca, volta all'emozione.

 

I suoi servizi fotografici sfaccettati, passano dal reportage, alle nuove moderne opere del Wedding Planner, dalle collaborazioni artistiche e letterarie all'insegnamento della Fotografia Emozionale, con un occhio particolarmente attento puntato su progetti importanti che sono la realizzazione di campagne fotografiche e video che toccano tutto quello che sfiora il mondo che spesso ruba l’anima: la violenza, la depressione, l’anoressia, il corpo che cambia che si ribella che si vorrebbe nascondere quando si è toccate da un mostro che spesso attacca i nostri punti di vulnerabilità, come il seno, e il maledetto cancro che, combattere, significa anche accettare che il nostro corpo cambi. Mostrarsi cercando una nuova bellezza e una nuova identità, anche questo è il lavoro che passa attraverso gli occhi e l’obiettivo di Micaela.

 

Dimmi, chi è Micaela, una definizione che ti rappresenti?

 

Micaela, è una bambina in un corpo di donna! Da che ho iniziato a fotografare mi sento una bambina nel "paese dei balocchi", ogni cosa nella vita di tutti i giorni può diventare fonte di curiosità, entusiasmo, interesse… E’ come se fossi stata cieca per anni e ora ho iniziato a guardare il mondo, le persone intorno a me. E mi piace osservare la gente e immaginarne il carattere e la vita che conduce, mi piace raccontare storie ed emozioni. Se devo descrivermi invece direi, spontanea, diretta come un treno ahimè, caparbia, ottimista, entusiasta, curiosa, anticonvenzionale, pragmatica, sincera. Nessuna qualità è un bene o un male a priori, dipende dal contesto…

 

Noi profani, immagina quanta poesia possiamo vedere nel tuo lavoro… Ma c'è la maestria, la tecnica che impari, che si aggiunge alla passione. Com'è leggere "la vita" attraverso un obiettivo?

 

La fotografia è un mezzo come altri di comunicare, esprimere emozioni, raccontare storie. Non vedo personalmente differenze. Io non mi sento una fotografa ma sicuramente sento il bisogno di esprimermi e comunicare qualcosa. Ho incominciato a prendere in mano una fotocamera da neanche 5 anni, ma sicuramente dentro di me per tanti anni ho messo il silenziatore e ho represso ogni mia comunicazione. Per un periodo breve ho incominciato a scrivere poesie e racconti ma senza razionalità, come se fossi in trance con le mie emozioni. Poi un giorno per caso ho preso una reflex e mi si è aperto un mondo, parlando con mio padre ho scoperto che da bambina il primo regalo chiesto a Babbo Natale è stata una fotocamera che poi non credo di aver mai usato....

 

Vorrei sapere se è avvenuto così, naturalmente, come sono nati i tuoi progetti sulle donne…

 

Direi che, ognuno è nato per uno stato d'animo che ho vissuto in prima persona. Non mi piacevo, non mi accettavo e rincorrevo negli altri l'accettazione, ora senza presunzione sento una sorta di missione nel non far stare cosi le donne, cercare nel mio piccolo di farle stare meglio e vedersi belle, la fotografia è la mia voce, la mia parola…

 

 

Il tuo racconto

 

Credo che lo scritto non sia cosi naturale per me…

 

Io, e credo non solo io, penso ci sia tanto da leggere tra le tue foto.

 

Mi piacciono molto anche i video... diciamo che ogni forma di comunicazione la sento possibile e mi piace unire, pasticciare creare un connubio tra arti

 

 

Sembra una sorta di terapia…

 

Sicuramente. Credo che nelle foto ci sia tanto di me mischiato con il soggetto... All'inizio, nel 2011, quando ho iniziato a fotografare ho fatto di getto gli album più ricchi di emozione e più intensi, avevo molta rabbia e avevo tanto da dire ma non sapevo come fare, è venuto tutto di getto con gli autoritratti. Sicuramente può essere una sorta di terapia o anche semplicemente un modo per conoscersi di più. Ora mi piace raccontare storie è come se proprio lo facessi per me, sai quando hai la voracità di dire?

 

 

Sì, credo di capire la sensazione…

 

Come un cieco che si toglie la benda e vede tutto all'improvviso… Io mi sento cosi, e questo dal 1 marzo 2011 ad oggi, ogni giorno! Il 1 marzo è quando ho comprato la fotocamera…

 

È faticoso?

 

No, è ossigeno, è come respirare, faticoso forse è cercare di migliorare sempre ma è molto bello perché vedi i progressi, e non ti fermi mai

 

Come sono, chi sono, le donne che fotografi?

 

Sono persone che vogliono vedersi attraverso i miei occhi, credo che percepiscano la mia convinzione che tutte possiamo essere belle se ci guardiamo con occhi non severi ma complici. O attraverso l'immagine di ritorno che io le offro, vogliono far pace con loro stesse, accettarsi e amarsi di più. O ancora sono arrivate ad un punto della loro vita in cui finalmente hanno acquisito consapevolezza in loro stesse e vogliono immortalare questo momento, questa vittoria.

 

Mi dici di Portrait De Femme?

 

Con “Portrait De Femme” sto portando avanti un progetto che riguarda appunto la valorizzazione delle donne senza post produzione invasiva e valorizzando l'unicità delle donne malate di cancro, senza distinzioni di età, taglia, razza, diversità. Oltre a questo voglio affrontare temi scomodi come la violenza sulle donne i disturbi alimentari il dolore che lascia il cancro al seno… Con Valentina Tomirotti, vogliamo aprire un dialogo con le scuole, con i giovani che sono il nostro futuro

 

Ecco, giusto…

 

Il concetto di persona, di bellezza, di unicità trattando temi anche importanti come il bullismo, lei come esperta della parola (giornalista) e io dell'immagine. Magari, in piccolo, mostre, ma sempre con questo fine. Ciò che ci preme di più è lavorare sulle giovani menti e dare un messaggio positivo.

 

Ancora una cosa prima di lasciarci…Mi confidi, come si fa una bella foto?

 

Per fare una bella foto, mi riferisco soprattutto ai ritratti, bisogna dimenticarsi la razionalità e ascoltare il proprio cuore, farsi affascinare da chi ti sta di fronte e volerlo raccontare. Credo che tutti possano farlo.


No non credo, non credo che tutti possano farlo come te, ma conferma la meraviglia del racconto che sembra un filo che tiene tutto. Ognuna con il suo linguaggio e ad ascoltare bene, puoi capire e conoscere il mondo che c’è dietro, che c’è oltre. Donne che raccontano donne... Per vedere i suoi lavori: micaelazuliani.com, il sito.








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