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Cultura - FotografiaAlice de Carli Enrico

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18 Agosto 2011
Rooftopping, la nuova emozione fotografica
di Alice de Carli Enrico


Rooftopping, la nuova emozione fotograficaAlla ricerca di qualcosa di nuovo? Alcuni hanno trovato una via ancora inesplorata e gli appassionati continuano ad aumentare. Occorre un unico requisito: non soffrire di vertigini, neanche un briciolo.
 
Si chiama "Rooftopping" e da molti è considerata una delle esperienze più estreme che si possano sperimentare. Consiste semplicemente nel recarsi sugli edifici più alti del pianeta, arrischiarsi un poco sul bordo e scattare una memorabile foto ricordo di un panorama certo mozzafiato, ma per pochi. Tom Ryaboi, fotografo canadese originario di Toronto che si dedica ai viaggi, ha trascorso la propria vita in questo modo, recandosi sulle vette più alte per raggiungere ciò che lui definisce "lo stato di esaltazione definitivo".
 
"Quando raggiungi la cima di un grattacielo e ti affacci al suo panorama per la prima volta, osservando la città da lassù, ti colpisce una scarica di adrenalina pura", afferma. 
 
I risultati sono semplicemente magnifici e da levare il fiato: strapiombi urbani, distese di luci al tramonto che si perdono nell’orizzonte, contemplative immagini che tagliano in due l’obiettivo tra cielo e città.
Ryaboi ha iniziato a esplorare questi nuovi punti di vista e le sue possibilità nel 2007 e, a distanza di quattro anni, sono in molti quelli che hanno deciso di seguirlo nella stessa passione.

"Quando ti siedi sul tetto di un grattacielo nel cuore della città tutto rallenta, i suoni provenienti dalle strade affollate vengono zittiti, le macchine che passano veloci e le persone laggiù in basso diventano piccole e irrilevanti. Ciò che acquista importanza è la diafana bellezza della città, le colonne che si ergono dalla terra al cielo, i ponti e le strade e il resto delle infrastrutture che collegano ogni cosa. È un posto fatto su misura per sedersi e pensare, e mentre osservi la città che lentamente si muove non puoi fare a meno di abbandonarti all’introspezione. Inizi a chiederti come abbiamo fatto ad arrivare qui e dove stiamo andando… e ad un certo punto ho preso la macchina fotografica e ho iniziato a scattare fotografie".







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