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Cultura - FotografiaGian Maria Rosso

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18 Febbraio 2022
Leggiamo? ma poi cosa impariamo?
di Gian Maria Rosso



Leggiamo? ma poi cosa impariamo?
riflettere

Leggiamo? ma poi cosa impariamo?

Carissimo lettore sconosciuto, in questo periodo non stiamo viaggiando, quindi……. leggiamo sulle riviste cartacee cosa possiamo imparare dai Fotografi famosi, o perlomeno da quelli quotati che scrivono nelle riviste diffuse in Italia.

Anche se continuo a ripetermi che i soldi spesi per l’acquisto di una rivista cartacea sono spesso soldi spesi male, acquisto almeno 3 riviste al mese e le leggo alla sera, oltretutto essendo “piccole” (cioè pochi articoli e molte foto), si fa in fretta a leggerle.

La passione per la fotografia porta sempre a cercare di scoprire una tecnica per poter colmare una nostra lacuna tecnica, per capire come scattare “la foto perfetta” o come postprodurla, ma anche ad indagare la visione dei maestri e dei fotografi che seguiamo con passione.

Purtroppo una soluzione “definitiva” sembra non esistere, e gli articoli che parlano di fotografia sembrano ripetersi ciclicamente, cioè ogni 6 mesi circa ritrovi gli stessi consigli e le stesse considerazioni che avevi letto precedentemente in un altro articolo o su un’altra rivista: scattare all’alba o tramonto, riflettere, fare un progetto etc. etc. Tutto vero, ma non sempre realizzabile.

Se sei un professionista ed hai un tuo genere di fotografia molto ben definito, ritrovi conferma dell’utilità di questi consigli nell’esperienza della tua giornata lavorativa, ma se sei un “amatore” spesso i consigli finiscono con l’essere soltanto parole lette e poi non messe in pratica.

(Vuoi essere un viaggiatore che racconta una realtà con la fotografia, oppure un viaggiatore che va in un luogo per scattare una fotografia che coglie soltanto un istante?)

Riguardo alla fotografia di viaggio, da qualche anno si parla sempre di più di sostenibilità, e di quale sia un comportamento eticamente corretto nei confronti delle popolazioni e dei luoghi che andiamo ad incontrare durante il nostro peregrinare; e soprattutto di come supportare le popolazioni indigene. Ormai sembra di moda essere parte di movimenti anti razziali e sostenitori solo delle classi sfruttate. Se non ne fai parte, se non lotti con loro, non sei un viaggiatore rispettabile.

Pensieri un po’ confusi? mi spiego.

Sempre di più leggo che il “viaggiatore” deve rispettare le persone che incontra nel suo cammino di viaggio, affermazione che mi lascia molto perplesso in quanto lo dovremmo fare sempre, anche a casa nostra quando usciamo di casa!

Spesso si accenna al “rispetto” che dobbiamo avere verso le persone che incontriamo mentre otteniamo un servizio (in albergo, al bar etc), persone che “probabilmente” sono sottopagate e probabilmente sfruttate. Se poi queste persone sono “di colore” il sinonimo SICURAMENTE SFRUTTATE è d’obbligo.

Ora su queste affermazioni la polemica può scatenarsi immediatamente, in quanto il problema esiste dappertutto, non solo quando si viaggia. Purtroppo anche nella nostra città ci sono moltissimi casi di sfruttamento di persone che ci danno un servizio (es la cameriera al fast food) ma nelle riviste non sembra importante, sembra che il viaggiatore debba solo preoccuparsene quando viaggia e se non è attento alla condizione sociale di chi incontra allora “potrebbe” essere un viaggiatore non sostenibile.

Purtroppo chi viaggia molto cerca sempre di risparmiare su tutto quello che acquista, e non si pone il problema se questo “pagare meno”, influirà sullo stipendio di chi ha di fronte. Quando noi viaggiamo cerchiamo sempre un “buon prezzo”, ma non andiamo a chiedere al proprietario del B&B se la cameriera è in regola con i libretti e se è contenta dello stipendio che prende. Come non lo facciamo al bar in Italia, dove non chiediamo al proprietario se tutti i dipendenti sono in regola.

Essere “sostenibili” e viaggiare in modo ECO è l’ideale per tutti, solo che poi anche qui a casa dobbiamo vivere nello stesso modo, e, per esempio, controllare se la giacca a vento “Griffata” che utilizziamo è prodotta in Vietnam in una fabbrica sostenibile dal punto di vista ambientale, e se i dipendenti sono tutti “ben pagati” e con le ferie come in Italia (e peggio ancora se viene impiegata manodopera minorile).

Ormai sembra quasi che il viaggiatore venga considerato come una concausa delle le situazioni di sfruttamento, senza rendersi conto che lo siamo anche a casa nella vita di tutti i giorni, quado non acquistiamo, o investiamo, in modo responsabile.

Noi viaggiamo cercando sempre di rispettare chi incontriamo ovunque posiamo i nostri piedi, all’estero come a casa nostra.

Il fatto di scrivere articoli e postare foto pensiamo che possa servire a far comprendere a chi ci segue cosa succede nel mondo attorno a noi, e che possa fargli prendere coscienza del fatto che:

a)   siamo fortunati a vivere in Italia

b)  possiamo e dobbiamo fare di più per gli altri.

 

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