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Cultura - LibriGessica Franco Carlevero

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07 Febbraio 2012
Il tamburo di latta
di Gessica Franco Carlevero


Il tamburo di lattaIl tamburo di latta, oltre ad essere la prima parte della trilogia di Danzica dello scrittore tedesco Günter Grass, (vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1999), è la sua opera prima, pubblicata nel 1959. Pensare che questo sia un romanzo d’esordio fa un po’ impressione, data la grandezza, complessità e ricchezza dell’opera.

Il protagonista è un nano, Oskar Matzerath. Oskar è un nano atipico, nel senso che la sua statura è tale perché fino ai vent’anni il ragazzo ha arbitrariamente deciso di non crescere. Non ha mai superato la statura raggiunta a tre anni come dispetto nei confronti del padre e del mondo che lo circonda.

La deformità di Oskar è dunque una reazione volontaria all’universo demoniaco, crudele e miserabile della storia privata e universale che si intersecano nella vita del protagonista.

Il romanzo fonda aspetti surreali, come la voce ultrasonora del nano in grado di infrangere il vetro o l’indigestione volontaria di anguille della madre che provocherà la sua morte, alla storia assolutamente reale della Germania della prima metà del secolo.
Alcune tappe fondamentali scandiscono il romanzo e rimangono memorabili: la nascita della madre sotto le quattro sottane della bisnonna contadina, l’opposizione e in seguito l’adesione come tamburino al regime nazista, fino all’arrivo in Germania delle truppe sovietiche, a metà tra liberatori e sciacalli usurpatori.

E proprio nel momento in cui la Germania crolla, liberato dal fantasma paterno e dal susseguirsi dell’imposta violenza, Oskar decide di riprendere a crescere.

Il tamburo di latta, 
composto dall’allora trentaduenne Grass, è un’opera drammatica, grottesca e potente. Ma allo stesso tempo visiva, scorrevole e buffa, che rimane impressa nel lettore per la sua forza e leggerezza.







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